Napoli. Bimbo ucciso di botte dal patrigno a Cardito: «Le maestre sapevano delle violenze»

Napoli. Bimbo ucciso di botte dal patrigno a Cardito: «Le maestre sapevano delle violenze»
di Marco Di Caterino
Sabato 20 Aprile 2019, 08:34
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In ogni fatto c'è sempre una premessa. E quella che precede la orribile tragedia della morte di Giuseppe Dorice, sei anni, ucciso a mani nude da Tony Essobtì Badre, nuovo compagno della mamma Valentina Casa, entrambi arrestati per l'omicidio del piccolo e per il tentato omicidio della sorellina Noemi, l'ha scritta in modo tale da non lasciare alcun dubbio, Antonella Terzi, gip del Tribunale di Napoli.

«Questa è la storia di una casa dove non entra mai il sole, dove non si odono gridolini di gioia o scoppi di risate, ma solo pianti disperati, urla di terrore e dolore, implorazioni di pietà, rumori di piatti rotti. È la storia di tre bambini sfortunati che sciamano come mosche, con lo sguardo assente, mai percorso da un guizzo di vivacità, scuri in volto, con un'andatura da automi, a testa bassa. Di tre bambini volontariamente sottratti all'attenzione dei vicini e conoscenti perché nessuno possa intenderne la sofferenza. Sporchi trasandati, magrissimi, trascinano come un pesante fardello un'esistenza miserevole mai riscattata da un gesto d'amore, da un abbraccio. Solo botte, tante botte e rimproveri e fastidio, come fossero un fardello di cui liberarsi, un impegno troppo gravoso per coloro che avrebbero dovuto prendersene cura... Ed è anche una storia di tre sciagurati adulti, un orco manesco e insofferente, di una madre inesistente la quale lascia fare senza alzare un dito, di un padre naturale colpevolmente assente, indifferente alle creature che ha messo al mondo...».

Aggiunge il gip: «È il prevedibile esito di una tragedia annunciata che si consuma anche grazie all'inerzia di altri adulti. Parlo delle maestre di Giuseppe e Noemi, che hanno girato la faccia da un'altra parte per non vedere lividi e ferite e che si sono tappate le orecchie per non sentire le richieste d'aiuto, così tradendo la funzione di tutela e garanzia che avrebbero dovuto esercitare. Insomma, non ci sono innocenti (adulti ndr) in questa storia di inusitata, raccapricciante violenza che mai avremmo voluto raccontare».

 
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