Bollette, a Napoli gli aumenti sullo scontrino della pizza: «Così rispondo a chi mi dice che costa troppo»

Bollette, a Napoli gli aumenti sullo scontrino della pizza: «Così rispondo a chi mi dice che costa troppo»
di Gennaro Di Biase
Lunedì 29 Agosto 2022, 11:00 - Ultimo agg. 30 Agosto, 07:55
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Il gas e l'elettricità finiscono sullo scontrino della pizza. Siamo al Vomero, nei locali della storica pizzeria Gorizia 1916 di via Bernini, che ha scelto di non abbassare la saracinesca ad agosto per venire incontro, tra l'altro, alle esigenze dei tanti turisti che sono arrivati anche in collina in questa estate 2022. La crisi, però, non risparmia nessuno, e la ricevuta «con le gabelle è una forma di protesta civile» derivata, ovviamente, dalle stangate che stanno mettendo a rischio decine di migliaia di attività. Il virgolettato è di Salvatore Antonio Grasso che, con suo figlio Salvatore Grasso junior, è proprietario del famoso esercizio vomerese. «Invito anche altri commercianti a inserire i costi delle spese di bolletta sullo scontrino - aggiunge con un sorriso amaro - così da far comprendere ai clienti quante e quali sono per noi le spese da sostenere». Le voci finite sulla ricevuta sono in totale cinque: «Contributo gas: 50 centesimi - si legge - contributo energia: 1,20 euro. Contributo locazione: 1,50». Le altre due voci di spesa, naturalmente, riguardano la margherita («5 euro») e l'acqua («2 euro»). Totale: «11.87». Coperto escluso. 

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Come le è venuta in mente questa idea dello scontrino modificato?
«La settimana scorsa, un cliente mi domandò come mai una margherita fosse arrivata a costare 8 euro.

Gli risposi che era aumentato tutto, e decisi di mostrarlo direttamente sulla ricevuta».

Di quanto sono cresciuti i costi in bolletta?
«Tanto. Troppo. Così andare avanti si fa sempre più complicato anche per i locali che funzionano. Considerando le nostre tre attività di ristorazione tra via Scarlatti e via Cilea, per noi i prezzi di gas ed energia sono aumentati di 20mila euro da un mese all'altro. In uno di questi, pensammo di installare il forno a gas. Un salasso. Considerando le proporzioni di questo caro bolletta, i costi della ristorazione al Sud dovranno necessariamente alzarsi a livello di quelli del Nord, dove la vita costa di più e i salari sono più alti. Briatore aveva ragione, nei mesi scorsi, almeno in parte, a polemizzare. I prezzi nel Mezzogiorno devono adeguarsi e vanno necessariamente alzati».

A parte gas ed energia, anche altre voci di spesa gravano troppo sulla vostra attività?
«Certo. Gli affitti, per esempio, sono rimasti gli stessi (11mila euro al mese per questo spazio al Vomero). Anzi, abbiamo recentemente affrontato un aumento Istat di 800 euro sulle spese di locazione. E, come se non bastasse, siamo passati da un 15 a un 80% di transazioni eseguite con il pos. Questo per noi significa una spesa aggiuntiva di 1700 euro al mese: un intero stipendio, insomma, che se ne va in commissioni alla banca e alle aziende di gestione del pagamento elettronico. Non abbiamo nulla contro le transazioni digitali, ma andrebbero contenuti i costi».

Questo implica, ovviamente, meno coperti.
«Per fortuna stanno arrivando tanti turisti, anche nella zona del Vomero. In generale, però, bisogna riconoscere che purtroppo andare a cena fuori sta diventando un'abitudine da benestanti».

Sono aumentati anche i costi delle materie prime.
«Per i primi mesi dell'anno ci hanno fatto credere che tutto fosse prodotto in Ucraina. Ma le cose stanno un po' diversamente. È aumentata anche l'acqua, di 10 centesimi a bottiglia. E spesso è difficile spiegarsi i motivi degli aumenti se non attraverso il meccanismo di una vera e propria speculazione. Faccio l'esempio dei pomodori: tutti i pomodori che stiamo mangiando oggi sono già stati raccolti e inscatolati l'anno scorso. L'aumento del costo del pomodoro, 25 euro a confezione contro i 13 euro del 2021, non si spiega con un aumento delle spese di produzione, ma col fatto che le aziende stanno cominciando a sostenere costi lievitati in vista della prossima produzione».

Insomma, che soluzioni propone?
«Credo che il problema nasca alla radice, e che non basteranno contributi statali sull'energia per risolvere la situazione. Innanzitutto, bisogna iniziare con l'abbassare il costo del lavoro: non posso continuare a sborsare 1900 euro per uno stipendio che al mio dipendente risulta, in busta paga, di 700 euro in meno. Bisogna alzare i salari e alleggerire la pressione fiscale. Bisogna avviare un tavolo di discussione: ecco perché invito quei locali napoletani che non ce la fanno più, a seguire il nostro esempio: al prezzo base si aggiungano anche i costi lievitati, così da far comprendere ai clienti come mai i prezzi al tavolo stiano salendo. Sarebbe una forma di protesta civile».

Il carovita però c'è anche per i cittadini.
«Certo mi rendo conto del fatto che potrebbe presentarsi un cliente con le sue bollette altissime, e venirci a chiedere uno sconto sulla pizza».

Glielo concedereste?
«Perché no, ma noi siamo in difficoltà: purtroppo questa crisi è un cane che si morde la coda». 

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