Bonus vacanze, è allarme truffa: «Dividiamoci i soldi fifty fifty»

Bonus vacanze, è allarme truffa: «Dividiamoci i soldi fifty fifty»
di Massimiliano D'Esposito
Domenica 26 Luglio 2020, 10:00
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«Abbiamo i requisiti per ottenere il bonus vacanze, perché non ne approfittiamo per metterci qualche euro in tasca?». È quello che devono aver pensato coloro che hanno tentato una truffa cercando la complicità - senza riuscirci, almeno secondo quanto finora emerso - di titolari di attività ricettive della Campania. A far emergere la vicenda è l'Abbac, associazione delle strutture extralberghiere regionali, che ha già segnalato diversi casi alle forze dell'ordine. In particolare si registrano alcuni episodi nella zona tra Pompei e l'entroterra vesuviano. «Negli ultimi giorni un nostro associato - spiega Agostino Ingenito, presidente dell'Abbac - ha ricevuto diverse telefonate, tutte dello stesso tono. La persona dall'altro capo del filo, senza troppi giri di parole, faceva questa proposta: Ho ricevuto il codice Qr per il bonus vacanze e sono disposto a cederlo senza soggiornare presso la tua struttura in cambio della metà della somma». Telefonate in serie, avvenute nell'arco di pochi giorni: «Qualcuno diceva che si sarebbe accontentato anche di una percentuale inferiore e altri pretendevano di più. Parliamo di somme che vanno dai 150 ai 500 euro, a seconda del numero di componenti del nucleo familiare». Furbetti sì, ma fino a un certo punto. «È vero - conferma il presidente di Abbac - visto che per loro stessa ammissione si tratta di persone che risiedono nella stessa zona o nelle vicinanze della struttura ricettiva». In pratica sarebbe come affermare di trascorrere le vacanze nel b&b che si trova nell'appartamento di fronte. Decisamente inverosimile.

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La denuncia dell'operatore turistico ha fatto scattare l'allarme ed è venuto fuori che non si tratta di un episodio isolato. Ingenito a sua volta ha avviato un'indagine tra i propri associati per capire se altri abbiano ricevuto proposte analoghe e portare tutto all'attenzione delle forze dell'ordine. Che sono chiamate, coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, anche a indagare per capire se vi sono stati casi in cui la truffa sia stata effettivamente consumata. Se, cioè, imprenditori e titolari del bonus si siano messi d'accordo per trasformare finte vacanze in soldi veri. Che però nel caso dell'imprenditore si sostanzierebbero solo in mancate spese per pulizie o consumi, dal momento che a lui, secondo legge, non toccano rimborsi ma credito d'imposta. «Tutta questa storia non fa altro che confermare i nostri dubbi sul bonus vacanze, una misura inutile come abbiamo evidenziato fin dalla sua introduzione - evidenzia il leader dei gestori di attività extralberghiere della Campania -. In questa fase critica per l'economia i titolari delle strutture hanno bisogno di liquidità e non di credito di imposta. Inoltre abbiamo sondato moltissime banche e nessuna si è detta disponibile ad accettare il credito».
 


Un flop annunciato, insomma per una misura nata allo scopo di favorire il turismo «di prossimità» nell'estate in cui bisogna fare i conti con le limitazioni imposte ai viaggi all'estero. Ma in Campania, come denuncia sempre l'Abbac, questo segmento non è stato incentivato e supportato adeguatamente. «La Regione non ha attivato alcuna campagna di promozione e un piano di sostegno alla filiera - puntualizza Ingenito - i contributi una tantum erogati sono acqua che non toglie la sete a un settore che vive ripercussioni gravissime per imprese e famiglie. Con i fondi erogati si potevano incentivare i flussi turistici e garantire il sostegno alla filiera con una defiscalizzazione vera dei tributi locali». Per dare più forza al suo pensiero il presidente di Abbac snocciola alcuni dati di un sondaggio dell'Osservatorio Turistico Extralberghiero in base al quale il 40% dei residenti in Campania non ha mai fatto almeno un pernottamento in una struttura ricettiva del territorio regionale. Il formulario è stato sottoposto a un campione della popolazione per saggiare l'interesse di diverse fasce di età con domande anche su intenzioni di viaggio (il 55% avrebbe voglia di spostarsi anche sul territorio ma ammette di non avere le necessarie risorse economiche e il 65% ritiene care le località turistiche regionali).
Per questo, secondo Ingenito, «sarebbe stato opportuno estendere il cosiddetto turismo di prossimità alle regioni confinanti e verso Paesi con basso impatto pandemico». Senza dire che il progetto Campania Sicura avrebbe potuto essere «una cornice ideale a un contenuto di azioni promozionali e di incentivi veri per garantire flussi turistici alternativi rispetto a quelli stranieri, che rappresentano in alcune località della nostra Regione anche il 70% del totale e la cui mancanza pesa non poco malgrado i timidi segnali di ripresa di queste ultime due settimane».

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