Boss abusò di una minore, poi il raid contro il padre: «Taci»

Boss abusò di una minore, poi il raid contro il padre: «Taci»
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 18 Marzo 2018, 11:40
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L'onore e il rispetto. Due facce della stessa medaglia per chi vive negli ambienti della criminalità, comune o organizzata che sia. Offendere questi princìpi può costare caro: ed è in questo contesto che matura una vicenda torbida, per molti versi ancora tutta da chiarire, che ha portato all'apertura di un'indagine conclusa con l'emissione di quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere (solo tre delle quali eseguite) emessa ieri dal gip Roberta Zinno.

Indagine dei carabinieri della compagnia di Bagnoli. I fatti risalgono all'ottobre scorso: a quando, cioè, un uomo si rivolge ai militari dell'Arma denunciando presunte molestie e abusi sessuali commessi da un presunto affiliato al gruppo criminale dei Cutolo - attivo nella zona occidentale - ai danni della figlia minorenne. La ragazza ha appena 15 anni e - stando all'esposto - sarebbe stata insidiata da un uomo di vent'anni più grande.

Onore e rispetto sono le micce che danno fuoco alle polveri. Perché - stando all'inchiesta coordinata dai pm della Direzione distrettuale antimafia partenopea - in risposta alle accuse di aver «molestato» la ragazzina si mobilita un gruppo di fuoco che decide, il 26 ottobre scorso, di dare una lezione al padre della minore. A quel raid, documentato anche da immagini drammatiche registrate da una telecamera installata proprio all'esterno dell'abitazione nel Rione Traiano, partecipano in quattro, e c'è anche una donna che si preoccuperà di far sparire poi i bossoli di pistola esplosi.

Ma procediamo con ordine nella ricostruzione. A ottobre la 15enne si confida con i genitori: accusa un uomo - attualmente irreperibile e sfuggito all'arresto ieri mattina - di averla violentata per circa un anno; l'indagato è ritenuto dai carabinieri un capozona del quartiere per conto del gruppo Cutolo. La reazione del genitore della presunta vittima è furiosa: l'uomo - anch'egli vicino agli ambienti della criminalità locale - decide di armarsi e di farsi vendetta per l'oltraggio subìto. Proposito che, fortunatamente, non riesce a realizzare.

A quel punto, però, qualcuno avvisa il 35enne che - sempre secondo l'accusa - organizza la spedizione punitiva sparando tre colpi verso la porta d'ingresso dell'abitazione del Rione Traiano dove la ragazzina e i suoi si sono rintanati, proprio nel timore di ritorsioni. Ma non ci sono soltanto i fotogrammi dell'assalto a inchiodare i presunti responsabili dell'assalto. Dalla denuncia della minorenne emergono particolari inquietanti: «Lui (il presunto violentatore, ndr) mi diceva che se non andavo con lui uccideva mio padre. E sapevo che è un uomo potente nel quartiere. Un giornoi mi minacciò dicendomi: Se non mi vuoi ti farò fare la fine di Emanuela Orlandi!».

La minore avrebbe poi anche mostrato al padre i messaggi che il presunto persecutore le inviava su Facebook, usando un profilo falso. E aggiunge: «Genny mi picchiava, anche davanti ad altra gente, perché era geloso degli altri ragazzi. Una sera mi ha presa per i capelli e mi ha sbattuto la faccia sul motorino. A volte mi picchiava per scherzo e a volte sul serio. Io non dicevo niente perché avevo paura di perdere il mio rapporto con lui. Non volevo farmi odiare perché avevo capito che sennò avrebbe ammazzato mio padre».

Al termine dell'indagine, la Procura chiede al gip la misura cautelare in carcere per quattro persone: Bruno Annunziata, 35 anni, e Vincenzo Cutolo, 33enne; manca all'appello solo Gennaro C., il 35enne principale accusato, perchè nella notte è stata catturata la sua compagna, Candida Cutolo, 28enne, appena rientrata da una vacanza ad Amsterdam. Le accuse per tutti sono minacce aggravate dal metodo mafioso.

Sullo sfondo di tutta questa oscura e squallida vicenda emergono però anche alcuni particolari che meritano di essere approfonditi. A cominciare da un presunto prestito di denaro - che ammonterebbe a circa 60mila euro - che sarebbero stati prestati da uno dei destinatari delle misure cautelari alla famiglia della ragazzina per un investimento commerciale: soldi che poi non solo non sarebbero stati investiti ma nemmeno più restituiti. Su tutti questi ulteriori aspetti continuano a indagare i carabinieri di Bagnoli, diretti dal capitanop Nicola Quartarone.