Brusciano, l'ex sindaco in Parlamento: «Vi racconto l'affaire rifiuti»

Brusciano, l'ex sindaco in Parlamento: «Vi racconto l'affaire rifiuti»
Venerdì 26 Marzo 2021, 11:00
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Il video si interrompe sull'appalto dei rifiuti. Il presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra dispone la secretazione dell'audizione e le telecamere nella sala del refettorio di palazzo San Macuto si spengono. Parlerà ancora un'ora Giuseppe Montanile, l'ex sindaco di Brusciano che ieri è stato ascoltato dai deputati e dai senatori della commissione antimafia e che è rimasto in aula per più di due ore. Sfiduciato alcuni giorni dopo la misura di vigilanza predisposta dal prefetto di Napoli nei suoi confronti, Montanile ha raccontato ciò che gli è successo nei due anni e qualche mese che lo hanno visto alla guida del Comune del Napoletano che conta 16 mila abitanti e un quartiere, quello della 219, che ospita sacche di criminalità sulle quali è accesa costantemente l'attenzione delle forze dell'ordine.

Fatti ormai noti, raccontati tutti d'un fiato dall'avvocato penalista che non esita a puntare il dito contro chi lo ha sostenuto e poi lo ha disarcionato: «Ho dato fastidio perché ho lavorato per mettere le cose a posto e non mi sono prestato a operazioni clientelari nè opache, come il concorso bandito per l'assunzione di tre vigili urbani per il quale aprii alla mobilità esterna.

Volevo lavoratori liberi, anche provenienti da altri territori. Non è piaciuto». 

Ma è in quello che non è stato possibile ascoltare che, forse, Montanile ha indicato come la vera, anzi le vere, ragioni che hanno portato all'epilogo anticipato del suo mandato amministrativo. L'appalto dei rifiuti, per parlare del quale l'ex sindaco ha chiesto il segreto, così come lo ha chiesto quando per pochi secondi ha parlato delle «malattie del comandante dei vigili», di un contenzioso aperto per il quale il Comune ha rischiato il dissesto e della compravendita dei voti. Il resto è la storia delle minacce che Montanile ha denunciato di aver ricevuto da quando, il 3 luglio del 2018, è stato eletto sindaco di Brusciano. E quando ha installato le telecamere nel rione 219, o ha indagato sulla schiuma versata nei Regi lagni da qualche azienda o, peggio, quando si è rifiutato di corrispondere i buoni pasto durante il lockdown alle persone imputate per 416 bis, usura ed estorsione. «Quando ho pubblicato l'avviso per gli aiuti ai meno abbienti - racconta - un consigliere comunale imputato per associazione a delinquere mi scrisse per dirmi: caro sindaco, lei deve dire che quando ha deciso di non dare gli aiuti a queste persone io non c'ero». Non esita, Montanile, nemmeno a denunciare che «ora nei miei confronti hanno messo in atto la strategia di screditarmi. Vogliono inventarsi qualcosa». Evidente il riferimento alla diretta Fb dell'8 marzo scorso durante la quale un uomo e una donna lo hanno accusato di aver comprato voti in campagna elettorale: «Alludono - spiega ai parlamentari Montanile - al fatto che io non sia moralmente integro». «Ho rotto un sistema - ha spiegato, riferendosi poi agli appalti pubblici - non ho mai conosciuto chi vinceva una gara, nè prima, nè durante il contratto e nemmeno durante l'esecuzione dei lavori». 

Ad attirare l'attenzione dei parlamentari è stata però anche la vicenda di un contenzioso per un credito di un milione e 600 mila euro acquistato da una società per 150 mila euro. I componenti dell'Antimafia hanno chiesto all'ex sindaco di far pervenire alla commissione il carteggio relativo alla vertenza. «Gli atti - ha spiegato l'ex sindaco - sono già all'attenzione della Corte dei Conti. Il credito era del Banco di Napoli per un mutuo poi ceduto alla società in questione che ha avuto la fortuna che il Comune nel giudizio la prima volta non si è costituito e la seconda volta lo ha fatto in maniera non puntuale». 

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