Napoli, il buco delle società partecipate: «Metà dei cittadini non paga bus e Tari»

Napoli, il buco delle società partecipate: «Metà dei cittadini non paga bus e Tari»
di Valerio Esca
Giovedì 4 Novembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 21:25
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Quattro napoletani su 10 non pagano la Tari e 6 su 10 fanno i portoghesi sui bus Anm. Il buco nero delle partecipate del Comune di Napoli torna ad imporsi come emergenza per le casse municipali. E lo sa bene anche il sindaco Gaetano Manfredi, che non ha ancora assegnato la delega alle Partecipate. Probabilmente dal punto di vista funzionale, ogni partecipata verrà seguita dal rispettivo assessore. Dei due casi specifici, oggetto di un dossier ad hoc, si mettono a confronto i dati dell'epoca pre-Covid e quella post-Covid: una incide direttamente sul bilancio comunale (la Tari); l'altra sui conti della partecipata dei trasporti, l'Azienda napoletana mobilità. Negli anni, le difficoltà relative alla riscossione e ai blandi controlli sui mezzi pubblici, si sono legate a doppio filo alla cattiva abitudine e al pessimo senso civico di alcuni cittadini. Ovvero chi non paga le tasse, chi è sconosciuto al Fisco perché non è iscritto al ruolo e chi prende i mezzi senza acquistare i titoli di viaggio. Ed è soprattutto per colpa degli evasori, oltre al fatto che le aliquote delle gabelle sono al massimo in quanto Napoli è un Comune in predissesto dal 2013, che i napoletani onesti sono costretti a pagare la tassa dei rifiuti tra le più salate d'Italia.

Ci sono due tipi di evasori: i cosiddetti evasori coerenti, cioè coloro che non si sono mai iscritti al ruolo e non pagano la Tari, tassa che serve a coprire i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, e quelli incoerenti, che si sono autodenunciati ma non pagano le bollette.

Gli evasori coerenti sono dei veri e propri fantasmi per il Municipio, ai quali l'Ente non potrà mai recapitare un avviso bonario, tantomeno una cartella esattoriale, perché di fatto non esistono. Per stanare i furbetti della Tari servirebbero controlli a tappeto: una task force dedicata con 100 vigili urbani a controllare strada per strada, edificio per edificio, le proprietà di abitazioni, cespiti, attività commerciali e box. A questi andrebbero poi affiancate almeno 200 figure per lavorare alle banche dati. Portare avanti una lotta all'evasione senza personale è nei fatti un'operazione del tutto inutile. Basti pensare che oggi al Corso Lucci, agli uffici Tari del Comune, ci sono circa 100 dipendenti, divisi per cinque servizi: Cosap, Imu, Tari, antievasione e contenzioso. Al Comune di Torino ce ne sono 110 soltanto alla Tari, a Napoli sono meno di 50. Personale che tra l'altro il Comune potrebbe andarsi a pagare con gli introiti derivanti dal costo della bolletta. Per estrapolare alcuni dati sull'evasione basta prendere in esame l'ultima offensiva del Comune: su 250 milioni di euro di avvisi bonari, in prima battuta il Comune riesce a recuperare circa il 50 per cento, che arriva al 60 per cento grazie ai successivi avvisi. Il 40%, che nelle previsioni di bilancio viene inserito come introito, alla fine non rientra nelle casse comunali e va ad ingrossare il deficit del Municipio. C'è poi un terzo dei napoletani che non paga la tassa dei rifiuti perché non si è mai autodenunciato agli uffici di Corso Lucci. I casi dunque possono essere molteplici: c'è anche chi ad esempio non paga perché ha ricevuto in bolletta cifre e calcoli errati. Le cartelle pazze al Comune di Napoli sono una prassi più che un'eccezione. 

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«Oggi sono censiti 350 mila nuclei domestici e 50 mila commerciali. Basterebbe incrociare i dati con l'anagrafe di Stato civile per cogliere la portata dell'evasione». Il grido d'allarme è stato lanciato dal segretario della Cisl funzione pubblica, Agostino Anselmi. «Una carenza di entrate che pesa sul mancato raggiungimento degli obiettivi del piano di riequilibrio, sulla valenza operativa dei bilanci e sulla scarsa qualità dei servizi pubblici. Come se non bastasse c'è poi una carenza di risorse umane che rende ancora più complessa la lotta all'evasione. Questo e il fallimento sulla vendita del patrimonio sono un macigno pesantissimo» rimarca ancora il sindacalista. Se Atene piange, Sparta non ride. Altro capitolo è quello relativo ai mezzi di trasporto. Sono 6 su 10 i napoletani che non pagano il ticket sui mezzi pubblici, parliamo soprattutto di servizio su gomma. Si stanno studiando i dati dell'ultimo anno e mezzo, dove pare che la percentuale di evasori sia addirittura aumentata. Perché? Nel periodo di emergenza Covid, sui mezzi pubblici era vietato fare controlli, come previsto da un'apposita normativa. In pratica si è vissuto con il paradosso che i controllori non potevano controllare. Ma è anche vero che i cosiddetti verificatori a Napoli, in Anm, sono circa 120, che operano per lo più in squadre da 3 unità suddivisi per 3 turni. Considerati i riposi giornalieri, agiscono in contemporanea sul territorio 12 squadre. Quando le squadre si compongono di 2 unità allora le coppie salgono a 23. Evasione che affligge molto meno la mobilità su ferro, dove resta sotto il 10%, dato in linea con le altre città italiane. 

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