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Bulli, cade il muro dei silenzi a Gragnano: «Anche mio figlio è vittima»

di Dario Sautto
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 14 Ottobre 2022, 00:05 - Ultimo agg. : 12:43
4 Minuti di Lettura

«Anche mio figlio è vittima di bulli, gli stessi che hanno tormentato Alessandro. Lo hanno anche filmato durante un’aggressione fuori dalla scuola e quel video gira nelle chat». Una mamma gragnanese rompe il muro del silenzio che, più o meno consapevolmente, ha protetto la gang che avrebbe vessato per mesi il 13enne che il primo settembre scorso è morto precipitando dal balcone della sua cameretta. «Ma le vittime sono tante» secondo quella mamma, che non esita a far intendere che a scuola in molti sapevano, ma non sarebbero intervenuti. 

Cambiamenti di umore, poca voglia di uscire, ritrosia a parlare. Una serie di segnali arrivati dall’adolescente, che a giugno scorso ha concluso le scuole medie, ma che i genitori sono riusciti a interpretare solo dopo quel drammatico primo settembre. Solo dopo la tragedia di Alessandro, un altro ragazzino ha trovato la forza di raccontare quanto accaduto a lui e che – secondo quanto emerge dalle sue affermazioni – vedrebbe come protagonisti in negativo ancora «quelli là»: ragazzi suoi coetanei o di poco più grandi, alcuni dei quali già indagati per istigazione al suicidio di Alessandro. Anche su questo caso indagano i carabinieri della stazione di Gragnano e della sezione operativa della compagnia di Castellammare di Stabia, che hanno raccolto la denuncia e avviato tutti gli accertamenti, coordinati dalle Procure di Torre Annunziata e dei Minorenni di Napoli. Nel video registrato dai presunti bulli, racconta la mamma, si vedrebbero una decina di ragazzini e ragazzine che assistono inermi a quella immotivata aggressione nei confronti dell’amico, spintonato e picchiato senza un perché.

APPROFONDIMENTI
Suicida a 13 anni a Gragnano, il tema mai letto sul quaderno: ​«Sono vittima del bullismo»
Bulli a scuola, denuncia alla polizia postale ma è deluso: «Perché l'istituto non mi ha difeso?»

Per un perverso gioco, per un dispetto, per la noia, per dimostrare che il branco è più forte del singolo bravo ragazzo che sta semplicemente tornando a casa dopo una giornata trascorsa in classe. Un branco che, come aveva scritto nel suo tema mai letto Alessandro, si faceva forza su quel numero, mentri i bulli «presi singolarmente sono più deboli delle vittime». Quel tema che raccoglieva le sue riflessioni, e in cui sciveva «Io sono vittima di bullismo», Alessandro lo aveva scritto nell’ambito di uno dei progetti che la scuola media gragnanese Fucini-Roncalli ha portato avanti lo scorso anno scolastico, a inizio febbraio, nel periodo in cui ricorre la giornata mondiale contro il cyber-bullismo. Parole che, a chi le avesse volute ascoltare, avrebbero reso chiaro il calvario che il ragazzino stava vivendo e che qualche mese dopo lo avrebbe portato al gesto estremo.

Video



Le indagini su questo tragico caso, condotte dai carabinieri della stazione di Gragnano e della sezione operativa della compagnia di Castellammare di Stabia, coordinati dalla Procure di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Giuliana Moccia) e dei Minorenni di Napoli (procuratrice Maria de Luzenberger), proseguono attivamente. Quattro minori e due maggiorenni sono indagati a piede libero per istigazione al suicidio, un’ipotesi di reato alla quale potrebbe essere aggiunta quella di stalking, in caso di denuncia dei genitori, che sono assistiti dagli avvocati Mario D’Apuzzo e Giulio Pepe. Dalle chat e dalla valanga di messaggi ricevuti sul suo telefonino da Alessandro parte l’accertamento della verità, per capire cosa sia effettivamente successo al 13enne, letteralmente bombardato di messaggini, in particolare nelle ultime settimane prima della morte.

Una vicenda che ha sconvolto l’Italia intera e che ha spinto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a ricordare Alessandro durante il suo discorso agli studenti alla cerimonia di apertura dell’anno scolastico. Il quadro non è ancora completo, come dimostra la nuova denuncia che fa emergere un dramma simile. Una storia fatta di violenza gratuita nei confronti di un altro ragazzino di buona famiglia, preso di mira senza un perché e vittima, non solo di un’aggressione, ma anche della spirale di cyber-bullismo che, nel suo caso, è rappresentata dalla diffusione del video del pestaggio nelle chat di gruppo che coinvolgono ragazzini di ogni età.

Una violenza gratuita, ripetuta all’infinito per la natura stessa delle chat, strumento utilizzato con troppa leggerezza – e spesso con cattiveria – da ragazzini e ragazzine che neanche comprendono il male che possono causare con quei messaggi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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