Caiazza (Camere penali): ripresa al ralenti, i Tribunali sono come granducati

Caiazza (Camere penali): ripresa al ralenti, i Tribunali sono come granducati
Venerdì 10 Luglio 2020, 16:48
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«Sono una monade» che «decide e fa quello che crede», dei «granducati in cui ognuno fissa i criteri del proprio funzionamento» malgrado «una dichiarazione formale del ministro di ripresa delle attività anticipata al 30 giugno». E così la ripresa del comparto stenta. Così, il presidente delle Camere Penali d'Italia Gian Domenico Caiazza, ha definito la situazione della macchina giudiziaria in Italia, durante un incontro all'hotel Britannique di Napoli (trasmesso anche in firetta Fb) al quale hanno preso parte tutti i presidenti delle camere penali del distretto di Corte d'Appello di Napoli, ospiti del presidente della Camera Penale partenopea Ermanno Carnevale.

Nel corso dell'intervento conclusivo, preceduto da quello «piccato» di quasi tutti i rappresentanti delle Camere Penali presenti, Caiazza ha ricordato il senso di responsabilità manifestato dagli avvocati i quali «hanno avanzato proposte per la ripresa, in fase covid e post covid, che rappresentano dei passi in avanti coraggiosi». Proposte rimaste inascoltante, però, ha detto ancora, nonostante lo stato di evidente «paralisi della giustizia» paragonato al più importante servizio pubblico dopo quello sanitario, «sul quale si stanno accumulando altre rovine». L'impressione del presidente delle Camera Penali italiane Gian Domenico Caiazza, in sostanza, è che «non sia stato condiviso il senso di allarme degli avvocati per la paralisi della giurisdizione» subordinato all'atteggiamento dei presidenti dei Tribunali che, «è evidente, sono terrorizzati, nella loro veste di datori di lavoro, delle possibili iniziative che potrebbe intraprendere un dipendente vittima di contagio». Inoltre, ha detto ancora Caiazza, «in questa assurdità c'è una costante: quella di considerare gli avvocati come degli ospiti fastidiosi, petulanti, come se andassimo a casa del cancelliere o del dirigente o del presidente del Tribunale ad ora di pranzo.

Come bene è stato ricordato da tutti, con la consueta efficacia», ha evidenziato Caiazza, nei palazzi di giustizia «noi siamo a casa nostra, non dobbiamo chiedere il permesso di entrare e sicuramente questo permesso non lo possiamo ricevere dal dirigente della cancelleria». A chi li ha accusati di voler accelerare il rientro in tribunale unicamente perchè preoccupati per le loro parcelle, Caiazza ha risposto in maniera piccata, per poi addolcire i toni: «interloquiamo con chi può stare anche tre anni senza tornare a lavorare senza avere alcuna ricaduta sulla vita economica e familiare. Ma il tribunale non è un percellificio, ma un luogo dove si fanno i processi».

Il confronto con i sindacati del pubblico comparto va affrontato, ha poi aggiunto il presidente delle Camere Penali d'Italia, «i dipendenti del comparto avranno l'avvocatura e le sue espressioni politiche al fianco nella richiesta di dotazione nei tribunali degli strumenti di tutela della salute personale», però, «non possiamo però accettare chi dice: 'non rispettate la nostra salutè perché «se un cancelliere o un segretario non si infetta se va dal parrucchiere, se va in palestra, se va a prendere l'aperitivo o al ristorante, allora non rischia di infettarsi neppure se un avvocato gli chiede di poter ritirare la copia di un fascicolo». L'intervento di Caiazza si è poi concluso con la consegna di un documento da parte sottoscritto dalle Camere Penali del distretto e l'assicurazione, da parte del presidente, che il rientro degli avvocati a settembre, scevro da condizionamenti e in piena «è un tema di assoluto rilievo nazionale, sul quale noi intendiamo sviluppare e svolgere con tutta la forza possibile la nostra iniziativa politica« affinché sia »una ripresa senza equivoci, ambiguità e sacche di privilegio». 
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