No, dice di no, che non è stato lui, che quella bambina non l’ha mai sfiorata con malizia, che in questa ed altre storie di pedofilia davvero non c’entra. Eppure, la sua versione non ha convinto il giudice, che alla fine lo ha tenuto in cella. Mercoledì mattina è toccato al gip Buccino Grimaldi firmare un ordine di arresto a carico di un napoletano di 38 anni (pur non convalidando il fermo per mancanza di pericolo di fuga), con un’accusa da brividi: violenza sessuale nei confronti di una ragazzina di dodici anni. Quadro indiziario solido, dunque. Ipotesi choc, specie se calata in un contesto a rischio, in quel palazzone del parco Verde di Caivano, lo stesso nel quale è stata uccisa - dopo un probabile volo dai piani alti - la piccola Fortuna Loffredo.
Un arresto, accuse da brividi nei confronti di un presunto pedofilo.
Inchiesta coordinata dal procuratore di Napoli Nord Francesco Greco, al lavoro i pm Federico Bisceglia e Claudia Maione, ora c’è un terzo caso su cui si sono spostati i riflettori, la storia di una bambina probabilmente abusata. Tre vicende diverse, almeno da un punto di vista formale, ma le suggestioni in questa trama di cose non dette e silenzi omertosi sono evidenti: Antonio era l’amichetto di Fortuna, mentre l’uomo che avrebbe abusato della dodicenne è stato il primo a soccorrere Fortuna, dopo un probabile volo dall’ottavo piano. Un atteggiamento apparso sospetto fin dall’inizio, quello dell’inquilino del palazzo degli orrori, come più volte sottolineato - anche di recente - da Domenica Guardato, la mamma di Fortuna: fu rapido, il 38enne, a sollevare la piccola e portarla al pronto soccorso, per una inutile corsa all’ospedale. Un gesto istintivo, quello del primo soccorritore? Un tentativo disperato in automatico o - come pure sospetta qualcuno da queste parti - il tentativo di costituirsi un alibi e allontanare le prime indagini? Formalmente al momento non ci si sono accuse nei confronti del 38enne per la morte di Fortuna, che resta un caso irrisolto, con un fascicolo ancora aperto.