Camorra, festa grande per il boss di Castellammare scarcerato: fuochi e musica nel fortino del clan

Camorra, festa grande per il boss di Castellammare scarcerato: fuochi e musica nel fortino del clan
di Dario Sautto
Giovedì 3 Giugno 2021, 08:00 - Ultimo agg. 19:40
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Baci, abbracci e saluti, rigorosamente senza mascherine nel cuore del rione Acqua della Madonna. E ancora fuochi d'artificio, coriandoli e applausi, con tanto di «omaggio» da parte di neonati. Una festa in piena regola per salutare il ritorno a casa del ras del quartiere. È accaduto in pieno giorno, in via Caio Duilio, la strada degli chalet di Castellammare di Stabia. Un abstract della festicciola in stile Gomorra è stato filmato e pubblicato su TikTok, il social preferito dalla camorra per lanciare messaggi. Un filmato di una trentina di secondi, senza voci ma con una canzone neomelodica dal contenuto esplicito il brano scelto è «Libero» di Tommy Riccio e un messaggio preciso: «Auguri alla tua libertà e una presta libertà a tutti i detenuti» con tanto di hashtag #tuttopassa. 

Francesco Fontana, alias «'o chicc», 53enne appartenente alla famiglia di camorra dei «fasano», è stato scarcerato da poco più di 48 ore, ma il suo ritorno nel rione Acqua della Madonna fa già parlare di sé grazie alla ribalta dei social network.

A pubblicare il video è stato un 23enne suo parente. Sia il giovane «influencer» che ha pubblicato il video che il 53enne Francesco Fontana erano finiti in manette alcuni anni fa, perché protagonisti di una spedizione punitiva consumata a colpi di pistola da un minorenne tra i tavolini di un bar. Quasi tutta la famiglia Fontana era stata coinvolta nel raid avvenuto la sera del 10 dicembre 2016 in pieno centro a Castellammare e ricostruito interamente dalle indagini della polizia. 

Un episodio anche quello in perfetto stile Gomorra. In otto finirono in carcere e sono stati condannati per quei fatti. Proprio il 53enne noto con il soprannome «'o chicc» ha scontato per intera la sua pena in relazione a questo episodio: era stato condannato a cinque anni di carcere. E c'è un dettaglio non da poco. Negli anni 90 i «fasano» erano fedelissimi dei D'Alessandro, poi protagonisti di alcune finte collaborazioni con la giustizia e della creazione del clan dei cosiddetti «falsi pentiti», tutti fratelli, cugini e nipoti di Antonio Fontana, ammazzato qualche mese dopo questa sparatoria (era il 9 luglio 2017) in un agguato di camorra consumato ad Agerola. Antonio Fontana doveva testimoniare al maxi processo «Sigfrido» proprio contro il clan D'Alessandro, mentre suo fratello ha deciso di rispondere alle domande dell'accusa, confermando quanto dichiarato negli anni 90. 

Video

Per quanto riguarda Francesco Fontana, invece, si tratta di un pregiudicato ritenuto pericoloso, protagonista proprio di quel raid di quasi cinque anni fa. Era la sera del 10 dicembre. I Fontana si presentarono in un bar del lungomare per vendicare un affronto subito da un 17enne della famiglia. Seminarono il panico tra i tavolini, armarono il minorenne e gli dissero di sparare per lavare l'affronto subito con il sangue. «Spara, a papà. Sparalo a questo infame». 

Padre e figlio: il capofamiglia dei Fontana e il 17enne che doveva imparare come comportarsi in caso di affronto da parte di qualche «rivale». Un battesimo del sangue in pieno stile camorristico per il rampollo dei Fontana. Il giovane le aveva prese in villa ed era tornato a casa a lamentarsi, radunando l'intero nucleo familiare per la vendetta. «Quell'agguato fu un rito di iniziazione» secondo l'accusa. In otto, tra cui due minorenni, misero in atto una spedizione punitiva in perfetto stile Gomorra, per vendicare uno sguardo di troppo ed un litigio finito male per un 17enne dei Fontana. 

Il giovanissimo fu armato di pistola un revolver dal papà che, insieme agli altri parenti, si fece strada tra i tavolini di un bar, a suon di bastonate e spintoni, fino ad arrivare all'obiettivo della spedizione punitiva. «Spara, a papà» gli sussurrò il genitore con fare deciso. Per pochi attimi, tutti i presenti, tra urla di terrore e gente in fuga, si ritrovarono catapultati in una scena da serie tv sulla camorra, con tanto di suspense, con il minorenne che prima puntò la pistola alla fronte della vittima, poi decise di sparare un solo colpo alla gamba del giovane da «punire». Tra i protagonisti della spedizione punitiva c'era anche un 15enne. 

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