Camorra, condannato a vent'anni il ras Carmine Amato: accusato di essere il mandante dell'omicidio Feldi

Decisive le dichiarazioni dei pentiti

Carmine Amato
Carmine Amato
di Luigi Sabino
Lunedì 13 Marzo 2023, 15:34 - Ultimo agg. 14 Marzo, 09:10
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Vent’anni di reclusione. E’ questa la condanna inflitta dal GUP di Napoli a Carmine Amato, boss dell’omonimo sodalizio criminale, in quanto riconosciuto essere il mandante dell’omicidio di Francesco Feldi alias ‘o Tufano, avvenuto nel 2011. Amato, cui sono state riconosciute le attenuanti generiche grazie al suo legale di fiducia, l’avvocato Luigi Senese, secondo la ricostruzione degli inquirenti avrebbe ordinato la morte del ras del Rione Berlingieri per estendere l’influenza del suo sodalizio. Un delitto, quello di Feldi, che si colloca in un periodo particolarmente turbolento per gli equilibri criminali della periferia nord e che precede di poco quella che passerà alle cronache come la terza faida di Scampia.

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Feldi, secondo la ricostruzione degli investigatori confermata anche dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, fu ucciso a pochi passi dalla sua abitazione la sera del 19 febbraio di oltre dieci anni fa da un commando di sicari di cui avrebbe fatto parte anche Mirko Romano, killer di fiducia degli Amato-Pagano ucciso a sua volta qualche mese più tardi.

Sul punto, tra le altre, di assoluta rilevanza sono state le dichiarazioni del pentito Carmine Annunziata che, ai magistrati, ha riferito di aver partecipato all’organizzazione dell’agguato preparando le armi utilizzate, poi, dai killer.

 

«Già nei giorni precedenti a questo omicidio sapevo che avevano in programma di uccidere qualcuno ma non sapevo di chi si trattasse. Sapevo questo perché ho preparato con lui le armi per questo omicidio, ricordo che erano tre pistole, non ricordo con precisione di che tipo, una era sicuramente a tamburo le altre erano automatiche ma non ricordo il calibro, forse una 38 ed una 57, ma non ne sono certo. Le pulimmo a casa mia ed oltre a me e Mirko Romano, Raffaele Teatro e un ragazzo che conosco come Attanasio di Mugnano, persone che sono in grado di riconoscere. Io e Mirko provammo le armi al 13° piano della vela Rossa. Attanasio ricordo che venne a controllare le armi dopo che le avevamo provate e portò anche la macchina che doveva essere utilizzata per l’agguato ed all’interno della quale, nel sistema, vennero nascoste, da me le armi. Era una Fiat Punto grigio scuro modello vecchio. Dopo aver commesso l’omicidio, la sera, Mirko venne a dormire da me e mi disse che avevano ucciso Feldi Francesco. Non entrò nel dettaglio, mi riferì solo alcuni particolari. Ricordo che mi disse di avere aspettato la vittima tutta la giornata e di averlo poi ucciso sotto la sua abitazione».

 

A sparare, oltre Romano, anche Giovanni Illiano, all’epoca referente del clan per la zona di Mugnano e, dopo il suo arresto, diventato collaboratore. E’ stato lui a riferire che l’ordine di ammazzare Feldi gli fu impartito dai vertici del sodalizio durante un incontro avvenuto nel covo del Lotto ‘G’ di Scampia e cui avrebbe partecipato anche Raffaele Teatro, genero del padrino Raffaele Amato e anche lui accusato, insieme a Carmine Amato, di essere stato mandante del delitto.

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