Camorra, ecco i manager: «Stop a 27 conti correnti»

Camorra, ecco i manager: «Stop a 27 conti correnti»
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 17 Febbraio 2022, 18:00
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Cinque aziende, almeno otto persone che potrebbero aver svolto il ruolo di prestanome, nella quotidiana attività di riciclaggio del denaro sporco. Ma anche trame finanziarie che ruotano attorno a 27 conti correnti, terminali ultimi - secondo la Procura - di una straordinaria azione di ripulitura. C'è un po' di tutto dietro le sorti eccezionali di aziende specializzate in rami diversi: si va dal ferro, ai profumi, dai computer ai Rolex, con investimenti che spaziano in mille rivoli. Un giro di denaro che, a leggere il decreto di sequestro firmato dal gip Chiara Bardi, nasconderebbe il tentativo di ripulire attività illecite. Uno scenario che vede al centro delle indagini l'imprenditore Luca Esposito, attualmente in cella con l'accusa di aver corrotto dei medici per ottenere un finto green pass per sè e per alcuni componenti della sua famiglia. Inchiesta condotta dai pm Alessandra Converso e Ida Teresi, decisivo lo screening condotto dalla Mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini. In oltre 120 pagine, si scoprono strane triangolazioni societarie, garantite dal ruolo di personaggi che hanno lo stesso profilo individuale: sono incensurati, al lavoro solo da qualche anno (in precedenza non ci sono dichiarazioni dei redditi a loro intestate), sono a capo di aziende cresciute in modo esponenziale nei mesi del lockdown. Nel mirino della Procura anche un commercialista, che avrebbe fatto da sponda (non è chiaro se in modo consapevole) alle spregiudicate attività imprenditoriali di Luca Esposito

Marito di Maria Bosti, genero del boss Patrizio Bosti, il manager finito in cella viene indicato come l'espressione imprenditoriale della camorra di Vasto-Arenaccia.

Difeso dal penalista Raffaele Chiummariello, l'imprenditore ha sempre respinto le accuse di essere legato al cartello di Secondigliano, mosttrandosi estraneo alle evoluzioni criminali di una dinasty malavitosa che da almeno trent'anni è radicata nel centro di Napoli. Dunque, verifiche su 27 conti correnti, in uno scenario finalizzato a ricostruire il travaso di soldi. Parliamo di milioni di euro, anche solo a valutare l'insieme di beni sequestrati in questa primissima fase di indagine. Ricordate il corredo di proprietà riconducibile a Luca Esposito? Qualche anno fa venne attenzionato per una Ferrari, in questi giorni la Mobile gli ha sequestrato una Lamborghini Aventador (comprata in Germania per 360mila euro), al polso aveva un Rolex con brillanti (valore 500mila euro), mentre viene spesso intercettato in una Mercedes usata a mo' di city car, neanche fosse una semplice utilitaria. 

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Venerdì mattina è atteso dinanzi alla settima sezione penale del Tribunale di Napoli, dove è imputato a piede libero, sempre per presunti legami con la camorra dei Bosti-Contini. Nei suoi confronti pende una richiesta di condanna a dieci anni di reclusione, in una vicenda nella quale Esposito è stato scarcerato dal Riesame dopo qualche giorno di cella. Ed è su questo precedente, che Luca Esposito viene intercettato mentre dialoga con un interlocutore: «Lo hai visto? A fare il nero, non si finisce in cella... non resti dentro...». Ed è sempre lo stesso Esposito, che racconta la sua scelta di vita: «Meglio non ostentare troppo a Napoli... potrei stare tutti i giorni in elicottero, ma è meglio non farsi vedere... quando mi trasferirò a Dubai, ho già i miei contatti: un sultano, gli orologi di valore ai cinesi... pochi contatti con altri napoletani». Un tentativo di rimarcare la propria differenza rispetto ai vertici della camorra dei Bosti-Contini, che - almeno per il momento - non sembra aver convinto gli inquirenti napoletani. Evasione fiscale, tanto «nero», riciclaggio, dunque. Si va dalle forniture dei cinesi che passano per il porto di Napoli, al ferro, per arrivare alla costruzione di un tesoretto che Luca Esposito voleva portare nella capitale degli Emiratini. Già, gli Emirati: territorio per anni abitato dal presunto broker della droga Raffaele Imperiale e dal presunto killer Ciro Mauriello, dove gli interessi della camorra napoletana vengono riciclati con transazioni finanziarie su scala planetaria.

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