La camorra di Marano alla sbarra, la requisitoria del pm: «Condannate i boss»

La camorra di Marano alla sbarra, la requisitoria del pm: «Condannate i boss»
di Ferdinando Bocchetti
Martedì 21 Giugno 2022, 12:00
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Penultimo atto del processo che vede imputati i killer di Giancarlo Siani e il figlio del super boss Giuseppe Polverino. Il pm Giuseppe Visone ha formulato le richieste di condanna, ma anche due assoluzioni: quelle per Ciro Cappuccio e Armando del Core, entrambi già detenuti (con condanna all'ergastolo) per l'omicidio del giornalista del Mattino. I due erano accusati di associazione mafiosa e di aver percepito vitalizi, per loro e per le loro famiglie, anche durante il periodo di detenzione carceraria. «Mesate» che, secondo la esposizione iniziale della pubblica accusa, erano state garantite nel corso degli anni dai clan Nuvoletta, Polverino e Orlando.

Mano pesante invece per Nicola del Core (16 anni la richiesta di condanna), figlio di Armando. Per Salvatore Cappuccio esclusa l'aggravante mafiosa con contestuale richiesta di condanna a 2 anni e 6 mesi. Tre anni e 6 mesi, invece, la richiesta formulata per Vincenzo Polverino, figlio del super boss Giuseppe.

Il rampollo della famiglia un tempo egemone a Marano e in tutta l'area flegrea è accusato di intestazione fittizia di beni aggravata dalla finalità mafiosa. Polverino junior è stato di recente destinatario di un sequestro da parte della Guardia di Finanza e di ben due interdittive antimafia. 

Imputato nel processo, che si celebra con il rito ordinario a Napoli nord, anche Michele Marchesano (18 anni), cognato di Giuseppe Polverino, detenuto da circa due anni. Per la pubblica accusa, Marchesano era il punto di riferimento del clan per le attività commerciali e la gestione dei beni su tutto il territorio di Marano. Per Raffaele Ruggiero, figlio di Giuseppe, altro pezzo da novanta del clan (detenuto da alcuni anni), il pubblico ministero Visone ha chiesto una condanna a 18 anni.

Subito dopo la requisitoria della pubblica accusa, sono andate in scena le arringhe difensive degli avvocati Bruno La Rosa e Armando Lepore (entrambi legali dei Del Core) e di Onofrio Fioretto, avvocato di Cappuccio padre e Cappuccio junior. Figura chiave del processo è Michele Marchesano, ritenuto dall'accusa e da alcuni pentiti personaggio di indubbio spessore all'interno del clan. Nelle pagine dell'ordinanza che portarono al suo arresto ci sono anche ampi riferimenti alla vicenda della sua gambizzazione, avvenuta quattro anni fa ad opera - secondo quanto ricostruito dalla Procura - di alcuni componenti del clan Orlando, la fazione oggi egemone tra Marano, Quarto e Calvizzano, con i quali Marchesano era entrato in forte contrasto. 

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L'inchiesta, coordinata dai magistrati della Dda, aveva preso in esame anche altri aspetti, tra cui il ruolo del famigerato gruppo polveriniano di For o truglio. Nelle oltre 640 pagine dell'ordinanza, il pm Maria Di Mauro aveva passato in rassegna diversi fatti, supportati da intercettazioni telefoniche e ambientali e dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Perrone, Verde, Di Lanno e D'Ausilio. Pregnanti, inoltre, le intercettazioni in carcere tra Giuseppe Polverino e il figlio Vincenzo, e quelle tra Antonio Nuvoletto (condannato con il rito abbreviato) e i suoi familiari. 

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