Napoli, le infamanti accuse del pentito: «Un poliziotto era al servizio della cosca Silenzio»

Napoli, le infamanti accuse del pentito: «Un poliziotto era al servizio della cosca Silenzio»
di Luigi Sabino
Giovedì 2 Dicembre 2021, 14:56 - Ultimo agg. 3 Dicembre, 09:26
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Cinquecento euro una tantum per evitare di impicciarsi degli affari illeciti della famiglia Silenzio. Sarebbe stato questo il prezzo pagato dai boss del ‘Bronx’ per assicurarsi la complicità di un investigatore che, fino a qualche anno fa, era in servizio presso il commissariato ‘San Giovanni-Barra’.

A lanciare l’accusa infamante è stato Gaetano Nunziato, ex affiliato alla cosca e coinvolto, nel 2016, nell’omicidio di Vincenzo Amendola. Le sue dichiarazioni sono state inserite nel provvedimento cautelare eseguito qualche giorno fa nei confronti di oltre venti soggetti, tra ras e gregari, inquadrati nell’organizzazione criminale capeggiata dal padrino Francesco Silenzio.

Nunziato, infatti, è stato una delle prime ‘gole profonde’ a ricostruire, non solo l’organigramma del gruppo Silenzio, ma anche gli affari, a cominciare dal traffico e dallo spaccio di stupefacenti. Ed è proprio nel ricostruire il business della vendita al dettaglio di droga che il collaboratore tira in ballo il presunto investigatore infedele.

«Una volta ho assistito alla consegna di soldi da parte di Francesco Silenzio ad un appartenente alla polizia, del commissariato di San Giovanni.  Dopo la consegna dei soldi. Francuccio mi disse che quando passava lui potevo continuare a spacciare».

Non è tutto. Nunziato, nel descrivere i presunti legami tra il poliziotto e il boss, riferisce anche di un accordo tra i due in base al quale all’investigatore sarebbe stato ‘garantito’ un arresto al mese. I Silenzio «per questo sacrificavano un ragazzo che lavorava da poco sulla piazza». Sulla consegna del denaro, invece, il collaboratore ha riferito che, in almeno un’occasione, sarebbe stato lui stesso a pagare l’investigatore. Un compito che avrebbe ricevuto, direttamente, da Francesco Silenzio tramite uno spacciatore del gruppo. Una brutta storia, quella raccontata da Nunziato ma che, è bene precisare, la cui veridicità è ancora da appurare da parte degli inquirenti. Fino ad ora, infatti, non ci sono state conseguenze legali per il poliziotto che, però, per motivi di opportunità, già da qualche tempo, ha lasciato la periferia orientale di Napoli per prestare servizio in un’altra regione.

Di portata ben più devastante, sotto il profilo investigativo, sono state le dichiarazioni del collaboratore riguardo agli interessi nel settore degli stupefacenti da parte dei Silenzio. Nunziato, infatti, oltre a consegnare agli inquirenti una mappa di quelle che erano le piazze di spaccio dell’area est ha riferito anche di come i vertici del sodalizio e, in particolare, Antonio Silenzio, avessero stretto accordi con altri trafficanti per assicurarsi un ruolo di primo piano nello smercio di hashish.

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