Camorra a Napoli. Sequestro di persona e minacce ai rivali: in manette il ras Casaburi

Camorra a Napoli. Sequestro di persona e minacce ai rivali: in manette il ras Casaburi
di Luigi Sabino
Venerdì 18 Marzo 2022, 18:37
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Atti persecutori aggravati dal metodo mafioso, sequestro di persona e violenza privata. Sono questi i reati di cui dovrà rispondere Gennaro Casaburi, 41 anni, arrestato, questa mattina all’alba, dai poliziotti del commissariato ‘Secondigliano’ in esecuzione di una misura cautelare emessa su richiesta della Dda partenopea. Imparentato con i i Rispoli e gli Angrisano, Casaburi, volto noto alle forze dell’ordine e ritenuto vicino ad ambienti della criminalità organizzata, è gravemente indiziato di aver posto in essere, tra il luglio dello scorso anno e il mese di febbraio una serie di azioni intimidatorie contro alcuni soggetti vicini alla famiglia Maione, altro gruppo malavitoso che opera nell’area nord del capoluogo.

Una vendetta postuma per l’agguato di cui lo stesso Casaburi rimase vittima due anni fa e per cui sono stati recentemente condannati Vincenzo Maione e Orlando Di Maio mentre altri due indagati sono ancora in attesa di giudizio.

Una brutta storia che inizia una sera di dicembre quando una volante del commissariato ‘Secondigliano’ nota Maione e un altro soggetto che sono intenti a cambiare una ruota forata della loro auto. E’ un semplice controllo di routine ma a Maione, noto per essere una testa calda, quell’interferenza non va giù e inizia a inveire contro gli agenti. Alla scena, però, assiste Casaburi che decide di intervenire, richiamando platealmente il giovane ras del Perrone. Tra i due volano insulti ma la vicenda, anche per la presenza dei poliziotti, sembra concludersi dopo un acceso scambio di battute. Invece, le parole di Casaburi continuano a girare nella testa di Maione che decide che l’affronto subito deve essere vendicato.

Il giorno successivo, quindi, insieme ad alcuni complici si mette a caccia di Casaburi con l’intenzione di punirlo. Lo trovano nel rione Berlingieri. Dall’auto di Maione partono in rapida successione 9 colpi di pistola che colpiscono il 41enne agli arti inferiori. Casaburi, nonostante le ferite, riesce però ad allontanarsi e a chiedere l’aiuto dei medici. Agli investigatori che lo interrogano racconta di non conoscere chi gli ha sparato ma la sua versione è, sin da subito, ritenuta poco credibile. La vicenda del litigio con Maione viene a galla. Il resto lo fanno le indagini che, in breve tempo portano all’arresto di tutti i responsabili del suo ferimento. Questo, tuttavia, non placa il desiderio di vendetta di Casaburi che, una volta rimessosi in piedi, inizia a perseguitare la famiglia di Maione. In diverse occasioni si reca sotto la l’abitazione del ras detenuto minacciando i suoi familiari.

Il culmine, però, lo raggiunge quando dopo aver fatto irruzione in un bar vicino, sequestra due dipendenti con il solo scopo di far recapitare ai Maione un messaggio di morte. Episodi che, tuttavia, vengono preso scoperti dagli uomini del vicequestore aggiunto Raffaele Esposito che, anzi, mettono le mani anche su un video, ripreso da un automobilista di passaggio, che riprende Maione durante una delle sue scorribande sotto l’abitazione dei Maione. A Casaburi, ormai braccato, non resta altra scelta che far perdere le proprie tracce dandosi alla macchia. La sua fuga, però, è terminata poco prima dell’alba quando gli agenti hanno fatto irruzione nella sua abitazione di Corso Secondigliano, sorprendendolo. Portato in commissariato per le formalità di rito, è stato quindi trasferito in carcere e messo a disposizione dell’autorità giudiziaria.

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