Napoli, la nuova sfida dei clan: un murales-omaggio al killer di Genny Cesarano

Napoli, la nuova sfida dei clan: un murales-omaggio al killer di Genny Cesarano
di Valentino Di Giacomo
Domenica 14 Marzo 2021, 00:01 - Ultimo agg. 10:35
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L’ennesimo murale dedicato ad un criminale ucciso, un altro omaggio alla malavita. C’è un nuovo dipinto spuntato a Napoli che ritrae il volto di un giovane malavitoso. Siamo a Miano, in via Janfolla, nell’ex fortino dei Lo Russo. Il giovane nel disegno è Vincenzo Di Napoli, uno dei componenti della paranza che - secondo i collaboratori di giustizia - si trovava alla Sanità la notte del 6 settembre 2015 nel gruppo di fuoco che uccise l’ennesima vittima innocente di camorra, il 17enne Genny Cesarano. Dopo due mesi dall’agguato a Cesarano anche Di Napoli fu ucciso. Secondo le testimonianze raccolte dalla Procura di Napoli, l’omicidio di Vincenzo fu voluto dal boss Ciro Perfetto, il quale temeva che il 25enne potesse raccontare agli inquirenti chi fossero tutti i componenti del gruppo di fuoco che aveva ammazzato Cesarano in una stesa voluta dai “Capitoni di Miano”. Quella notte erano in otto del commando a bordo di quattro scooter a partecipare alla stesa. Di Napoli - secondo i pentiti Carlo Lo Russo e Mariano Torre - fu ucciso da Antonio Buono e Ciro Perfetto (28 e 22 anni), entrambi avevano partecipato al raid in cui fu ferito mortalmente il piccolo Genny. La notte dell’omicidio di Cesarano furono ritrovati sull’asfalto ben 18 bossoli esplosi da varie armi, per Genny fu inutile pure la corsa in ospedale dove giunse ormai cadavere. 



Il murale per Di Napoli è l’ennesima dimostrazione di come ormai nel capoluogo partenopeo le vittime innocenti finiscono per cadere nell’oblio mentre i criminali beneficiano di omaggi e ricordi come fossero eroi o, forse, martiri troppo giovani di una guerra combattuta in nome e per conto della malavita organizzata nelle faide di camorra. Il murale di via Janfolla è stato individuato grazie ad una segnalazione giunta al consigliere regionale, Francesco Emilio Borrelli, da sempre in prima linea contro questi simboli della malavita.

 

«Di Napoli - dice l’esponente di Europa Verde - faceva parte della batteria di fuoco del clan Lo Russo ed era colpevole, assieme ad altri, della morte del povero Genny Cesarano. Di Napoli non è una persona da idolatrare, non è una persona che merita un murale. Va rimosso al più presto, perché è l’emblema della Napoli peggiore, quella dei camorristi. Chiedo al Comune di Napoli e al prefetto, Marco Valentini, di intervenire immediatamente per cancellare quest’inno alla malavita, l’ennesimo scempio compiuto ai danni della nostra città».

La segnalazione del nuovo murale di Miano è giunta anche al Comando provinciale dei carabinieri e ora anche questa opera confluirà tra le 40 già individuate dalla Prefettura e che andranno rimosse. 



Per un murale scoperto, un altro, intanto, è stato cancellato ieri a Cercola. In via Matilde Serao è stato coperto il dipinto dedicato a Giuseppe Sannino, un pregiudicato ucciso nel 2012. Il murale sorgeva addirittura sul muro perimetrale di una scuola pubblica. Le operazioni di rimozione di altarini e murales procederanno anche nei prossimi giorni dopo che già altri sono stati cancellati in settimana a San Giovanni a Teduccio e San Pietro a Patierno grazie all’attivismo del prefetto Valentini e della Procura di Napoli con il procuratore generale Luigi Riello che da tempo si sta muovendo contro questi simboli della malavita. «Gli altarini e i murales dei clan hanno ormai fagocitato tutta la città – ha fatto notare Francesco Borrelli – ad oggi riscontriamo una situazione davvero inquietante, per ogni 10 omaggi dedicati a persone provenienti da ambienti malavitosi ce n’è solo uno per le vittime di camorra o per gli eroi della nostra terra».

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