Camorra, a Napoli 120 famiglie criminali: «Ma i clan egemoni sono solo due»

Camorra, a Napoli 120 famiglie criminali: «Ma i clan egemoni sono solo due»
di Valentino Di Giacomo
Venerdì 21 Gennaio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 15:29
4 Minuti di Lettura

Oltre cento clan, ma che fondamentalmente sono diventati satelliti delle due principali organizzazioni egemoni: il potentissimo cartello dell'Alleanza di Secondigliano in grado di estendere il proprio controllo su quasi l'intera provincia partenopea, poi il clan Mazzarella radicatissimo nel centro storico e in grado di assoldare anche ragazzini giovanissimi per imporre il proprio predominio. Tutto intorno almeno 120 organizzazioni che - a prescindere dal proprio peso specifico - devono fare comunque i conti con i due grandi blocchi che infestano Napoli. Una camorra - come ricordato più volte dalla Procura guidata da Giovanni Melillo - che verrebbe banalizzata se la si temesse soltanto sul versante dell'allarme sociale a causa di stese, attentati e sparatorie. I grandi clan napoletani sono riusciti ormai non solo ad infiltrarsi nell'economia, ma ne sono diventati parte, lì dove il confine tra business legale e illegale - grazie al riciclaggio e al racket - è divenuto ormai labilissimo.

L'Alleanza di Secondigliano, formata dalle famiglie camorristiche storiche dei Licciardi-Mallardo-Contini e Bosti, è riuscita a rendersi egemone pressoché ovunque. Nelle zone più periferiche come Scampia, Secondigliano, Miano, Piscinola e San Pietro a Patierno. Ma il clan è riuscito a penetrare anche in quartieri considerati residenziali e abitati dalla media e alta borghesia partenopea. Clan contigui all'Alleanza sono riusciti a prendersi il controllo del Vomero, dell'Arenella e, ultimamente, il sangue che sta scorrendo a Fuorigrotta tra delitti e attentati incrociati, è probabilmente frutto di una guerra di potere scatenata proprio dai clan orientati dall'Alleanza contro quelli nell'orbita dei Mazzarella.

Non si tratta di solo controllo del territorio, ma l'obiettivo di questi clan, divenuti negli anni delle vere e proprie holding finanziarie, è dragare risorse illecite per diventare parte effettiva del tessuto economico della città e del Paese. Ora nei quartier generali di quella che una volta era definita «malavita» si fiuta il grande affare dei bonus edilizi, come pure l'arrivo dei fondi europei per il rilancio economico post-pandemico. Non c'è più la camorra che influenza i processi economici, ma ne fa parte e li alimenta. 

C'è poi la galassia legata al clan Mazzarella che opera nel centro antico della città. Dalla Stella al Mercato, dalla zona di Chiaia a Forcella fino ad estendersi a Portici e San Giorgio a Cremano. Con una geografia che spesso muta anche a causa delle numerose operazioni di polizia e ai tanti arresti compiuti come avvenne proprio lo scorso anno quando a Napoli Est finirono in manette oltre trenta esponenti del clan D'Amico-Luongo legato ai Mazzarella. O gli equilibri cambiano quando sorgono faide interne, come quella di Forcella con la Paranza dei bambini di qualche anno fa con i Sibillo. Anche qui sarebbe un errore derubricare l'egemonia dei clan ad un semplice contenitore di violenza urbana, ma si tratta di un vero e proprio sistema che poggia sopratutto sull'inquinamento di aste giudiziarie, truffe assicurative telematiche, controllo del ciclo dei rifiuti, appalti nel settore della sanità e ogni genere di affari che possa generare profitti. Tutto possibile dal momento che i clan possono avvalersi - come emerso da numerose recenti inchieste - di tanti colletti bianchi in grado di agevolare questi piani criminali. 

Video

Gli investigatori riconoscono ai Mazzarella la capacità di tessere alleanze con i piccoli gruppi del centro cittadino riuscendo così a riaffermarsi in tutta l'area. Il cartello dell'Alleanza di Secondigliano permette ai clan che lo compongono di controllare, invece, tutta l'area settentrionale di Napoli. Restano poi da non sottovalutare i clan del Casertano, ancora operanti nonostante gli arresti eccellenti dei casalesi, soprattutto per la capacità di fare affari in altre Regioni italiane e anche all'estero. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA