I boss di camorra e l'omertà, le risposte choc degli studenti di Napoli: «Meritano rispetto»

I boss di camorra e l'omertà, le risposte choc degli studenti di Napoli: «Meritano rispetto»
di Valentino Di Giacomo
Sabato 19 Marzo 2022, 23:37 - Ultimo agg. 20 Marzo, 18:55
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Non sono così certi che l’omertà sia un fenomeno da condannare, un ragazzo su cinque ritiene che un boss sia comunque una persona degna di rispetto. È lo spaccato che emerge da un questionario proposto a 714 alunni del liceo Salvatore Cantone di Pomigliano d’Arco. Luci ed ombre nelle risposte dei ragazzi, ma soprattutto balzano agli occhi l’atteggiamento indulgente verso chi non denuncia il malaffare e quella sorta di reverenza nei confronti dei capoclan. Un’indagine meritoria quella voluta dal personale docente della scuola di Pomigliano, venti domande per capire su quali aspetti bisogna intervenire per educare anche alla legalità i giovanissimi della nostra terra. «Un’iniziativa che ripeteremo anche il prossimo anno», spiega il dirigente scolastico Giovanni Russo. 

L’idea di sottoporre ai ragazzi il questionario è nata nella cornice della “Giornata della memoria e dell’impegno” in ricordo delle vittime innocenti della mafia che domani vedrà proprio don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, in prima linea a Napoli in un corteo che si annuncia partecipatissimo. Gli studenti del liceo Cantone hanno mostrato di ben conoscere la storia di Giovanni Falcone e Salvatore Borsellino, «due figure di riferimento» sono state considerate a maggioranza dai giovanissimi. Più complesso quando i giovanissimi - studenti dal primo al quinto liceo - sono stati invitati a riflettere su cosa farebbero loro stessi di fronte al malaffare.

«L’omertà - era scritto in una delle 20 domande - è la paura di esporsi e denunciare un’azione illegale di cui si è a conoscenza.

Credi che sia da condannare?». Il 32,5% degli studenti ha risposto di sì, ma ben il 37,5% ritiene che l’omertà non sia da condannare e il 30% non ha saputo rispondere. Eppure, in tutto il resto del questionario, i ragazzi dimostrano di voler condannare chi mostra atteggiamenti di connivenza con le mafie, ma prevale la comprensione verso chi non ha il coraggio di denunciare. Non a caso gli stessi ragazzi, in una successiva domanda che gli chiedeva se fossero chiamati loro stessi a denunciare un’azione illegale, hanno risposto che lo farebbero, ma la maggioranza denuncerebbero in forma anonima (il 33,9).

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C’è un’altra domanda che i docenti del liceo Cantone hanno posto per capire il retroterra culturale tra i ragazzi nei confronti della mafia. «Credi - hanno chiesto - che un boss, pur essendo condannabile, abbia delle qualità e sia a modo suo una persona degna di rispetto?». Per il 49,2% gli studenti hanno risposto che un boss non meriti alcun tipo di rispetto, il 30% non ha saputo rispondere, mentre il 20,9% ha risposto di sì. Se uno studente su cinque ritiene un boss meritevole di rispetto, si arriva alla metà degli intervistati che, comunque, non prende una netta posizione. Una minoranza coloro che ritengono un boss un personaggio con qualche qualità positiva, ma pur sempre grande se due studenti su 10 conferiscono comunque degli elementi di merito ad un capoclan.

Lodevole l’iniziativa del dirigente scolastico del Cantone, Giovanni Russo, nel voler capire dove bisogna intervenire per promuovere la legalità, magari anche sfatando falsi miti e convinzioni. Lo scorso venerdì, nella scuola di Pomigliano, ne è nata un’occasione di confronto tra docenti, studenti e società civile, alla presenza di padre Maurizio Patriciello, recentemente vittima di un attentato proprio per il suo impegno contro la camorra. All’evento ha partecipato anche il consigliere regionale, Francesco Emilio Borrelli, colpito dall’iniziativa della scuola per promuovere la legalità. «Un’iniziativa meritoria - ha spiegato Borrelli con Fiorella Zabatta, portavoce regionale di Europa Verde, e con il conduttore radiofonico Gianni Simioli - nonostante il 37% degli studenti intervistati abbia dichiarato che l’omertà non è un atto da condannare, mentre il 20% è del parere che un boss sia comunque meritevole di rispetto. Queste risposte mettono in risalto quanto la mentalità criminale sia pervasiva anche nei giovani che studiano e che pensano a costruirsi un futuro seguendo i principi di legalità e giustizia. È necessario moltiplicare iniziative come questa per la costruzione di una società migliore e libera dalla mano lunga delle mafie, che proprio nei giovani cercano le nuove leve da far affiliare ai vari clan. L’educazione, l’istruzione, sono pilastri irrinunciabili nella lotta alle mafie che stanno devastando e desertificando il nostro territorio da decenni».

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