Camorra a Napoli: edilizia, pompe funebri e bar stop alle aziende vicine ai clan

Camorra a Napoli: edilizia, pompe funebri e bar stop alle aziende vicine ai clan
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 18 Dicembre 2020, 09:49
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L'ultimo affondo è arrivato qualche settimana fa, quando - in un sol giorno - il prefetto di Napoli Marco Valentini ha firmato ben 19 provvedimenti interdittivi antimafia nei confronti di altrettante imprese operanti «nei settori dei lavori edili, costruzioni di opere pubbliche, commercio di generi alimentari, pubblici esercizi, somministrazione di alimenti e bevande e ristorazione». Napoli e la sua area metropolitana sempre più nel mirino del pool interforze che scruta tra le pieghe dell'illegalità travestita da impresa. E numeri allarmanti in costante crescita: dall'inizio dell'anno ad oggi la Prefettura del capoluogo campano ha già emesso 72 interdittive. Tutto questo ovviamente al netto del capitolo Recovery Fund: infatti sotto la lente d'ingrandimento della task force della Guardia di Finanza che vigila sulle infiltrazioni camorristiche nelle aziende ci sono poi almeno un'altra sessantina di richieste di provvedimenti.


I DATI
Sempre più spregiudicati, i clan di camorra napoletani più strutturati puntano ad aggredire l'alta finanza, le concessioni pubbliche e i settori economici più diffusi, come l'edilizia e la grande distribuzione alimentare.

E la Campania, insieme con Calabria e Sicilia, concorre a formare in tema di interdittive antimafia un totale che supera il 57 per cento del dato nazionale. Tra il 2016 e settembre 2019 sono stati emessi nei confronti delle imprese italiane quasi 3.800 provvedimenti.


L'ARMA
Nel team interforze che presenta al prefetto situazioni di opacità e di sospetti un grande contributo investigativo è stato in questi ultimi dieci mesi offerto dall'Arma dei carabinieri. E nel bilancio delle interdittive già approvate da febbraio a oggi i carabinieri del comando provinciale hanno svolto un ruolo determinante ai fini delle 72 misure già firmate da Valentini. Il dossier è frutto di articolate indagini svolte in città e provincia nei confronti di altrettante società o aziende ritenute fortemente esposte a rischio infiltrazione da parte delle consorterie criminali. Ancora una volta i settori più interessati dall'ingerenza della camorra e monitorati dall'Arma sono stati la ristorazione (specie strutture per cerimonie), la distribuzione alimentare, l'edilizia, la sanità privata convenzionata e persino, in almeno due casi, i servizi connessi alle onoranze funebri.


L'INTELLIGENCE
Dietro questi risultati c'è un lavoro capillare che i carabinieri svolgono quotidianamente, e su diversi livelli. Un monitoraggio continuo che parte dal radicamento sui territori e al quale contribuiscono tutte le articolazioni dei Reparti Speciali, tra cui Tutela della Salute, Tutela Ambiente, Forestale e politiche agricole e la Tutela del Lavoro. Per non parlare del ruolo dei comandanti delle cento stazioni - tante ne conta l'Arma tra città e provincia - sull'intero territorio.


METODI D'INDAGINE
«Il nostro lavoro - conferma al Mattino un alto ufficiale del comando provinciale di Napoli impegnato in prima linea nelle indagini sulla criminalità organizzata - si svolge a trecentosessanta gradi e non trascura alcun segnale d'allarme. Attraverso un modello scientifico verifichiamo se esistono uno o più indicatori di rischio relativamente alla natura dell'impresa e al contesto ambientale nel quale opera. E raffrontiamo tutti i dati anche entrando nella banca dati dell'Inps e dell'Agenzia delle Entrate». Un lavoro imponente, insomma, che passa ai raggi x un enorme volume di dati e di informazioni. E spesso i controlli richiedono tempo e ulteriori approfondimenti. «I segnali delle infiltrazioni camorristiche - conclude l'ufficiale - emergono quasi sempre chiaramente nel momento in cui si vanno a rivelare alcuni fattori: eventuali fallimenti, mutui riscossi e non rimborsati, prestiti per quel che riguarda il credito al consumo, ed eventuali pignoramenti. Su questi fattori spesso può inserirsi l'ingresso della criminalità organizzata». Ma torniamo alla Prefettura. E al Viminale. Sul sito del ministero dell'Interno si legge che tutte le imprese destinatarie delle interdittive saranno estromesse da qualsiasi rapporto di natura economica con le amministrazioni pubbliche. Alcune delle aziende, con sede nelle aree nord di Napoli (Marano, ndr) e di Castellammare di Stabia, operavano principalmente nei settori della sanità privata, dei lavori di restauro, degli impianti elettrici, dei trasporti e delle onoranze funebri.
 

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