Ex collaboratore di giustizia, aspirante boss e marito violento. Carmine Amoruso (nella foto) aveva deciso di colmare il vuoto lasciato dall'ultimo blitz anticamorra che ha decimato i due clan Giugliano di Poggiomarino, e voleva farlo a suon di agguati. Il tutto prima che lo storico capoclan di zona il boss Antonio Giugliano «'o savariell», in carcere da oltre dieci anni proprio grazie alle dichiarazioni dell'allora pentito Amoruso tornasse in libertà (la scarcerazione per fine pena è prevista proprio per oggi).
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Un proposito interrotto dall'intervento dei carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata che al culmine di un'indagine lampo coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Visone e dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli, hanno fermato il 38enne Carmine Amoruso, suo fratello Marco (27) e il giovane affiliato Luca Garante (22), con le accuse di ricettazione e porto e detenzione di armi da fuoco comuni e da guerra, reati aggravati dalla finalità mafiose. I carabinieri hanno fermato i tre che avevano già organizzato un agguato di camorra ai danni di Raffaele Carrillo, alias «Lillone o chiattone», quello che come emerge dalle intercettazioni aveva la stessa intenzione di «Carminuccio o pentito», cioè creare un nuovo clan e «prendersi» Poggiomarino.
Amoruso, dunque, voleva agire d'anticipo: ammazzare il presunto rivale prima che lui lo ammazzasse, nella più folle logica di camorra. «Allora, prima che si organizza, noi blocchiamo lui e finisce il bordello», diceva Carmine Amoruso al fratello Marco.
I fratelli Amoruso si erano appostati sotto casa di Carrillo nella periferia di Pompei, per studiarne i movimenti. Ma anche in questo caso una donna la moglie della vittima predestinata si era accorta di loro ed aveva fatto le valigie. Dopo il fermo arrivato a fine luglio, il provvedimento è passato al vaglio dei gip dei tribunali di Torre Annunziata e Napoli, che hanno confermato il carcere per i tre arrestati.
La nascita dei nuovi clan di camorra di Poggiomarino si inserisce in un contesto criminale in continua evoluzione. Lo scorso aprile, proprio Amoruso era rimasto vittima di un'imboscata: un agguato di camorra con oltre trenta proiettili esplosi contro la sua vettura, nel quale il 38enne era rimasto ferito. Collaboratore di giustizia, a gennaio era uscito dal programma di protezione ed era tornato a Poggiomarino. Qualche mese dopo, il nuovo clan fondato da Rosario Giugliano «'o minorenne», killer professionista che già 16enne era al servizio dei Galasso, aveva deciso di eliminarlo, per cacciare da Poggiomarino anche gli altri camorristi con lo stesso cognome, capeggiati da Giuseppe Giuliano Giugliano, figlio di Antonio «'o savariell», lui invece fedelissimo dei Fabbrocino. Appena scarcerato, anche contro di lui era pianificato un agguato.