Camorra scatenata a Napoli, racket anche sull’acqua minerale

Camorra scatenata a Napoli, racket anche sull’acqua minerale
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 4 Ottobre 2021, 00:09 - Ultimo agg. 5 Ottobre, 21:15
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Certe cose saltano all’occhio, non solo a chi vive nel quartiere: quelle casse di acqua minerale, all’esterno di un negozio, lungo uno dei marciapiedi più affollati di Secondigliano erano un pugno nell’occhio, specie per chi da anni era abituata a mantenere un controllo militare della zona in cui vive e in cui esercita - secondo la Dda di Napoli - un ruolo da madrina, da boss in gonnella, da vertice del potere camorristico nell’area metropolitana napoletana. È così che Maria Licciardi, perché è di lei che stiamo parlando, si mette al telefono e detta ordini. Lo fa a uno dei presunti uomini di fiducia, il presunto affiliato Gennaro Trambarulo, chiedendogli di mettere le cose apposto: gli ordini non vanno trasgrediti e c’è chi deve vendere i dolci (i mottini) e chi invece può vendere solo acqua minerale. Niente trasgressioni, niente irregolarità. Ed è così che le cose ritornano al loro posto, almeno secondo i piani di Maria la piccolina, che ottiene un risultato evidente: poche ore dopo la telefonata in cui la donna si lamenta del mancato rispetto degli ordini, all’esterno di uno dei negozi di alimentari spariscono decine di confezioni di acqua minerale. Niente bevande, tutto ritorna come prima. Succede in via Oliviero Zuccarini, quartiere Secondigliano, almeno secondo la ricostruzione operata dai carabinieri del Ros, agli ordini del colonnello Andrea Manti, gli stessi che hanno condotto le indagini che ora tengono in cella la presunta madrina di camorra. 

È questo lo scenario che emerge dalle carte depositate dai pm anticamorra dinanzi al Tribunale del Riesame di Napoli. Una informativa che svela il retroscena di una intercettazione in cui Licciardi, parlando con il presunto affiliato, si sofferma a ragionare di dolci e mottini, bevande e acqua minerale.

Non è la lista della spesa di una anziana casalinga che si occupa di vicende domestiche, ma un ragionamento da amministratore pubblico alle prese con una sorta di piano regolatore volto a disciplinare la gestione di merci e magazzini in uno dei quartieri popolosi d’Italia. Una informativa che si è arricchita di foto scattate prima, durante e dopo le intercettazioni presenti nel decreto di fermo spiccato dalla Procura di Gianni Melillo lo scorso agosto, per evitare che la donna si allontanasse dall’Italia, per raggiungere la figlia Regina in una località di vacanza spagnola. 

Cosa dicono quelle foto? Raccontano la storia di un negozio, o meglio, di una sorta di pianificazione commerciale imposta dalla Licciardi: a distanza di un giorno, le casse di acqua minerale non ci sono più. Sparite, rimosse, come mai esistite. Puff! È così che nella prima foto è possibile osservare decine di confezioni di acqua, nella seconda immagine allegata agli atti, si nota invece l’assenza di bevande in vendita. Ci sono generi alimentari, prodotti di scaffali, merendine, ma mancano le marche di acqua, come è possibile notare nelle immagini presenti in questa pagina. Segno evidente che l’intervento della donna non era rimasto privo di conseguenze. Potere criminale - spiegano gli inquirenti - capacità di gestire la vita di migliaia di persone e di orientare scelte e abitudini di tanti residenti a Secondigliano e dintorni. Una pianificazione capillare di attività commerciali che, a giudizio di chi indaga, rappresenta un’ulteriore conferma del potere esercitato dalla presunta madrina. Un potere che ha una connotazione estorsiva, secondo gli inquirenti, perché impone una sorta di racket delle forniture, assicurando il monopolio di generi alimentari ad alcuni negozianti, a cui però viene impedito lo smercio di altri prodotti. 

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Proviamo a ripercorrere quella conversazione, mentre la donna parla con il suo presunto affiliato Trambarulo: «Ho mandato Totonno Gambarotta e gli dissi: mi devi fare il piacere, diglielo a quello che sta a fianco di Giruzzo… deve togliere l’acqua. E lui mi ha detto: no, ma come ha messo l’acqua? Ora ci vado un momento…». Ma alla signora questo tipo di rassicurazione non va bene. Non le basta un intervento riparatore da parte di qualcuno dei suoi, come se avesse subìto una sorta di affronto dal territorio. Ed è in questo senso che si spiega la seconda frase agli atti: «Ora l’ho mandato a chiamare nuovamente il topone, ho detto diglielo che deve venire lui!», come se reclamasse una sorta di scuse personali da parte di chi aveva disobbedito o da parte di chi non aveva ben controllato che venissero rispettati gli ordini.

Forti del controllo del territorio, i militari del Ros non si limitano alla trascrizione della conversazione. Vanno a verificare. Foto all’esterno del negozio, anche con l’ausilio delle immagini satellitari, l’ordine diventa esecutivo. Difesa dai penalisti Edoardo Cardillo e Claudio Davino, la donna è in cella nel corso di una inchiesta per fatti di camorra, turbativa d’asta, in relazione alla compravendita di un immobile, con tanto di pressioni sui bandi giudiziari. Un potere che avrebbe avuto anche risvolti sotto il profilo strettamente politico. Come quei duemila voti assegnati al cavalluccio di turno alle scorse regionali, un tesoretto che - in questi giorni - farebbe gola a chiunque abbia ambizioni personali in campo politico.
 

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