Liberi due boss rivali a Napoli
clan in guerra nel centro storico

Liberi due boss rivali a Napoli clan in guerra nel centro storico
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 8 Settembre 2017, 08:38 - Ultimo agg. 19:53
3 Minuti di Lettura

C'è un po' di tutto in quella fetta di territorio: ci sono le cartoline e i gadget di Napoli da vendere ai turisti a ridosso del miracolo di San Gennaro; il torrone da piazzare sulle bancarelle che invadono corso Garibaldi e piazza Carlo Terzo, nella settimana in cui si celebra la ricorrenza dei morti; poi ci sono tutte le scadenze possibili che fanno gola ai commercianti, quella di Natale in primis, l'appuntamento clou che macina quattrini in tutte le direzioni. Non solo legali.

È questo il movente del duplice omicidio messo a segno due giorni fa in vico Pergola all'Avvocata, a pochi metri dal cosiddetto «borgo di Sant'Antonio. Uccisi Edoardo Amoroso e Salvatore Dragonetti (52 e 44 anni), colpiti a morte nei pressi delle loro abitazioni, in quella «terra di mezzo» su cui da decenni insistono e coabitano (tra patti, tregue, equilibri e fratture) interessi criminali differenti.

Duplice omicidio per la conquista del racket al borgo di Sant'Antonio, un assalto al cosiddetto cassiere della camorra, quella zona chiamata «buvero», che da sempre viene contesa tra le famiglie malavitose di Forcella e il clan Contini del rione Amicizia.

A quarantott'ore dall'assalto armato ai due pregiudicati (legati ai Giuliano e ai Mazzarella), c'è un dato dal quale partono le indagini del pool anticamorra: di recente, si sono trovati liberi due soggetti di spessore criminale uguale e contrario, vale a dire Edoardo Amoroso, come testa di ponte delle famiglie Giuliano-Mazzarella (prima che anche tra questi due gruppi si scatenasse una recente frizione) e uno dei reggenti del clan Contini.ù
 



Scarcerazioni avvenute qualche mese fa, che hanno provocato la rottura degli equilibri, in vista delle scadenze commerciali previste per i prossimi mesi. Nessuno si sbilancia, qui tra i vicoli a ridosso di corso Garibaldi e via Foria, ma i due morti ammazzati dell'altro giorno non sono passati inosservati. C'è ansia, clima di paura, si temono nuovi colpi di coda. Anche solo il posizionamento di una bancarella viene storicamente deciso da chi ha la leadership criminale del territorio, qualcuno si sente mancare la terra sotto i piedi. Che succede al Borgo? O meglio: che cosa è accaduto al borgo in questi ultimi mesi? Inchiesta coordinata dai pm Francesco De Falco, Henry John Woodcock, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Filippo Beatrice, si lavora sulle mosse assunte da una delle due vittime negli ultimi mesi. Decisivo il lavoro condotto in queste ore dai carabinieri del comandante provinciale Ubaldo Del Monaco. Finite le scorribande dei Sibillo, disarcionati i Buonerba, Amoroso e Dragonetti avrebbero provato a fare la voce grossa, proprio in materia di racket.

Tangenti per tutti, le redini della cassa saldamente nelle mani di uno solo, vecchi equilibri infranti, la tregua che va a farsi benedire. Stando a questa ipotesi, a sferrare l'attacco sarebbero stati killer dei Contini, egemoni nella zona e da sempre saldamente inseriti nel sistema commerciale del borgo di Sant'Antonio.

Lo dicono i pentiti, anche i più recenti, secondo i quali il borgo di Sant'Antonio resta un feudo dei Contini. Pochi anni fa fu il collaboratore di giustizia Antonio Zaccaro, a raccontare un retroscena, a proposito del controllo del territorio. Un retroscena che riguardava il ruolo di Giuseppe Ammendola, per anni uomo di fiducia dei boss Eduardo Contini e Patrizio Bosti, prima di essere arrestato in spiaggia, sul litorale laziale di Torvajanica.
Diceva il pentito Zaccaro: «Ammendola non è un camorrista stile anni Ottanta, è uno che fa del basso profilo il suo modo di vivere. Un grande mediatore, compare poco, sa trattare da pari anche con gli altri vertici dell'Alleanza di Secondigliano, non ama assumere atteggiamenti plateali. Un giorno dovevo parlargli di affari, di cemento e case da costruire, lui mi diede appuntamento tra le bancarelle del Borgo di Sant'Antonio, aveva paura delle intercettazioni, parlammo lì nel caos delle donne che facevano la spesa e delle urla dei commercianti».

Continua a leggere sul Mattino Digital

© RIPRODUZIONE RISERVATA