Le sanificazioni della camorra: disoccupata e manager di azienda, il boom della ditta

Le sanificazioni della camorra: disoccupata e manager di azienda, il boom della ditta
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 22 Maggio 2020, 09:01
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Una disoccupata a capo di una ditta di pulizie, a sua volta legata a un consorzio in grado di imporsi su un mercato decisamente in crescita: quello delle sanificazioni. Eccola la traccia seguita dagli uomini del gico e del nucleo di polizia economica e finanziaria della Finanza, nell'ambito dell'inchiesta a carico del gruppo di prestanome ritenuti al servizio del boss Antonio Mennetta. Un tempo giovani killer, poi boss con velleità autonomistiche, oggi manager che puntano ad aggredire il settore merceologico più fruttuoso: la bonifica di interi condomini, business in espansione nell'era covid. Ed è così che sotto la lente dei pm, finiscono le attività della Gs cleaning service srl, una società di pulizie che fa parte di un più ampio consorzio a sua volta riconducibile su Alberto Sperindio. Parliamo del cognato di Antonio Mennetta, del manager incensurato che riesce a comprare un natante, ad inserirsi nelle aste giudiziarie, a dettare legge su due settori in particolare: quello della vigilanza privata e quello delle sanificazioni. Inchiesta condotta dal pm Maurizio De Marco, si lavora sugli ordini dati dal carcere da Mennetta - recluso in regime di isolamento a Sassari -, decisivi per una strategia di mercato aggressiva. Ed è così che in almeno due spaccati metropolitani, parliamo di via Fermi e via Labriola a Secondigliano, sono le ditte di Sperindio ad imporsi sulla concorrenza, in alcuni casi rappresentata da aziende legate ad altri contesti criminali. Da un lato Mennetta, dall'altro gli Amato Pagano, mentre non mancano riferimenti alla famiglia Di Lauro. È in questo contesto che si scopre che un imprenditore - che risponde al nome di Davide De Blasio - è costretto a mollare alcuni appalti, a lasciare alcune commesse, pur di non incassare la reazione da parte del gruppo di Mennetta. E sono sempre i militari della Finanza a ricostruire il giro di quattrini immesso sul mercato dai cattivi ragazzi della Vinella Grassi. In un caso, il gruppo di Mennetta riesce addirittura a piazzare 200mila euro in pancia ad un'azienda in difficoltà, riuscendo ad ottenere un doppio risultato: quello di ripulire soldi di provenienza illecita, ma anche di assicurarsi la rinascita di una realtà societaria che - nella sua precedente gestione - aveva addirittura cumulato crediti per i servizi svolti per conto dell'Anm. Credito per 450mila euro, la possibilità di un concordato, il fiuto degli affari. E i duecentomila euro che entrano nel capitale della Eagle, che - a partire da questo momento - diventa una sorta di monopolista nel campo della vigilanza privata.
 


E gli inquirenti napoletani battono una pista, proprio all'indomani della emergenza sanitaria aperta dalla pandemia. In sintesi, lo stesso schema potrebbe essere riprodotto proprio nei mesi della grande crisi economica. Sempre con gli stessi tasselli: soldi sporchi, prestanome e aziende in difficoltà finanziaria. Un abbraccio su cui sono al lavoro gli inquirenti della Dda di Napoli, ma anche i reparti investigativi impegnati in terre di mafia. Indagini che hanno portato due giorni fa all'esecuzione di ordine di arresto, oltre che per Antonio Mennetta e Alberto Sperindio, anche per Annunziata Petriccione (madre di Mennetta), Salvatore Di Bari e Giovanni Vallefuoco, mentre il giudice ha applicato la misura dell'obbligo di dimora a carico di Antonio Aurino e Gianluca Sperindio, sempre ritenendoli legati al groviglio di società che in pochi anni hanno fatto piazza pulita della concorrenza. 

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