Forcella, killer di camorra scarcerato: indulto e buona condotta per Michele Mazzarella

Forcella, killer di camorra scarcerato: indulto e buona condotta per Michele Mazzarella
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 31 Agosto 2020, 23:33 - Ultimo agg. 1 Settembre, 10:12
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Ha lasciato la cella con nove anni di anticipo, facendo ritorno a Napoli, probabilmente non lontano da Forcella, il quartiere che lo aveva eletto boss emergente della camorra cittadina. Dopo circa venti anni di cella (era stato arrestato nel 2000), Michele Mazzarella ha lasciato il carcere, ottenendo una sorta di maxisconto di fine stagione rispetto alle condanne definitive rimediate in passato: secondo i calcoli iniziali, Michele Mazzarella doveva scontare 29 anni e due mesi, per un cumulo di pene, tra cui quella maturata per un omicidio; e per due condanne legate all’accusa di associazione camorristica e traffico di sostanza stupefacenti (due reati aggravati dal fine mafioso, come boss emergente dei Mazzarella). Ma le cose per lui si sono messe al meglio. In sintesi, sono stati due i fattori che hanno gaarantito la scarcerazione di Michele Mazzarella: l’indulto, con lo scorporo di tre anni dalla condanna a 21 per l’omicidio di Giuseppe Ginosa (reato per il quale, in appello era caduta l’aggravante mafiosa); e il calcolo dei cosiddetti «giorni» (tre mesi per ogni anno di detenzione), la cosiddetta buona condotta riservata a chi non crea problemi in cella.

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IL CALCETTO
Appassionato di sport, Michele Mazzarella veniva definito «fenomeno» o «Ronaldo» (come l’ex campione brasiliano dell’Inter) in alcune intercettazioni di quindici anni fa, fama maturata nelle partite di calcio organizzate in carcere assieme ad altri detenuti. Da ieri è tornato a Napoli, dove ha ritrovato la moglie Marianna Giuliano, (un anno fa tornata libera dopo 12 anni di cella), in un contesto metropolitano che offre le criticità di sempre. Figlio del boss Vincenzo Mazzarella (deceduto in cella nel 2018), Michele Mazzarella aveva fatto parlare di sé alla fine degli anni Novanta, proprio per il matrimonio con Marianna Giuliano (a sua volta figlia di Luigi Giuliano e Carmela Marzano). Unione ritenuta decisiva da un punto di vista strategico, alla stregua di una fusione dinastica tra due potentati familiari, che avrebbe consentito - secondo la lettura della stessa Dda - la successione dei Mazzarella nella gestione del malaffare del centro cittadino. Da allora, secondo gli inquirenti, piazze di spaccio e mercato del falso sarebbero passati nelle mani dei Mazzarella. Ma torniamo alla notizia della scarcerazione del «Ronaldo» di Forcella. Come si arriva a uno sconto di nove anni di pena? Chi ha firmato il via libera alla scarcerazione dell’ormai ex rampollo di casa Mazzarella? Decisivo il lavoro del penalista napoletano Sergio Lino Morra, dinanzi al giudice di esecuzione, in relazione alla questione indulto: in sintesi, i giudici hanno riconosciuto che i due reati aggravati (associazione camorristica e droga, per i quali l’imputato aveva rimediato condanne a 3 anni e 4 mesi e a quattro anni) riguardavano condotte precedenti al marzo 2006 (data in cui viene varato l’indulto); mentre il delitto più grave - l’omicidio di Giuseppe Ginosa - era stato rubricato in appello come fatto non legato a vicende camorristiche.
Ma quale città trova il killer Michele Mazzarella? Riflettori puntati su Forcella, per anni rione-Stato della camorra cittadina, dove sono stati ottenuti risultati importanti sul fronte del contrasto alla legalità, grazie al lavoro investigativo del pm Francesco De Falco, che ha arginato faide e rigurgiti di violenza organizzati proprio da giovanissimi emuli dei boss di un tempo. Stando all’inchiesta sulle cosiddette «paranze dei bimbi» (condotta dal pm De Falco assieme al collega Henry John Woodcock), a partire dal 2014 resta aperto un conflitto strisciante tra bande di giovanissimi. Inutile dire che il ritorno in libertà di Michele Mazzarella (al netto della sua capacità di prendere le distanze dal passato) viene guardato con particolare attenzione da parte delle forze dell’ordine che presidiano il centro storico.


Michele Mazzarella (nella foto)

Un’area tornata improvvisamente calda, come dimostrano i colpi di pistola esplosi in estate e alcuni segnali di intimidazione di sapore camorristico. Una polveriera, secondo qualcuno, dove dalla scorsa primavera è tornato a circolare un altro reduce di vicende criminali lontane e consegnate agli archivi: parliamo di Salvatore Giuliano (conosciuto come il rosso), che ha scontato la condanna per l’omicidio di Annalisa Durante, la ragazzina di 14 anni uccisa per errore durante un agguato ordito da pregiudicati legati ai Mazzarella.

Vecchie ferite ma ancora grondanti sangue, che tornano con prepotenza di attualità in quel rione-Stato in cui chi controlla una piazza di spaccio ha la presunzione di governare sull’intera camorra napoletana. 

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