Campania area gialla, la protesta dei ristoratori di Napoli: «Basta balletti, vogliamo chiarezza»

Campania area gialla, la protesta dei ristoratori di Napoli: «Basta balletti, vogliamo chiarezza»
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 11 Novembre 2020, 09:30
4 Minuti di Lettura

Tutto com'era per bar e ristoranti. Dopo giorni di dubbi, ambulanze in coda, assembramenti, riunioni istituzionali, controlli dei Nas sui dati e polemiche tra Governo, Regione e Comune, la Campania e Napoli non cambiano colore. Si resta gialli, zona a rischio pandemico contenuto, ma in attesa di eventuali decisioni del governo che potrebbero portare a un nuovo lockdown nazionale. Tutto com'era in città, quindi, ma solo in apparenza. Perché di fatto Napoli vive in queste ore un eterno condizionale: ristoratori e commercianti lamentano «crolli di incassi insostenibili», e «una cancellazione del Natale già iniziata».

 

Un nuovo valzer di colori, insomma, simile a quello andato in scena il 4 novembre, quando Conte in serata dichiarò la Campania zona gialla. Sono state ore tutt'altro che spensierate e, passata la folla del fine settimana, per strada l'aria di festa è sbiadita. Almeno l'80% dei 10000 tra ristoranti e bar di Napoli e provincia, secondo una stima di Fipe, si sono preparati alla chiusura. Dopo il weekend di maxi-passeggiate (e incassi) in città, in pochissimi avrebbero scelto consegna e asporto. «Da quello che sento i ristori non basteranno: sentiamo parlare di 3mila euro, ma noi questa cifra la perdiamo al giorno, non in un mese - aggiunge il pizzaiolo vip Giuseppe Vesi pronto a chiudere 3 dei suoi 5 locali in caso di fascia arancione Col lockdown precedente abbiamo buttato via un mare di roba.

I ristori per le zone rosse saranno più vantaggiosi, anche se abbiamo avuto crolli di incassi insostenibili, fino al 90%, per esempio, a San Biagio dei Librai e a piazza Miraglia. Bisognerebbe restare aperti e lavorare su prenotazione». 

LEGGI ANCHE Campania area gialla, ecco i numeri 

Le restrizioni non sono arrivate, ma lo spettro del lockdown è ancora presente. Lo sanno bene anche i commercianti degli altri comparti. A soffrire sono le attività la cui economia è legata al Natale. San Gregorio è in crisi, e anche Piazza Mercato è una sfilata di saracinesche abbassate: «Abbiamo puntato tutto sul Natale ma se ci chiudono rischiamo il fallimento racconta nel pomeriggio Walter Lucenti, commerciante di piazza Mercato preoccupato per la zona rossa a Napoli Siamo qui da quasi un secolo e ora il negozio rischia di chiudere. Nei 3 negozi dove è esposta la merce non ci sono clienti. Abbiamo perso il 90% di presenze. Avete visto quante serrande abbassate? La chiusura alle 18,30 ci ha danneggiato: qui le famiglie venivano ad acquistare alberi e addobbi proprio nelle ore serali e fino a notte, e se la merce che abbiamo già pagato ai fornitori resterà invenduta non so come faremo». 

Video

«Se il giallo è determinato da parametri certi commenta Massimo Di Porzio, presidente di Fipe Confcommercio Napoli vuol dire che la situazione non è disastrosa. Però a questo punto ci spieghino i motivi dei toni allarmistici di Governo e Regione nelle ultime due settimane. In ogni caso, in questi giorni abbiamo lavorato con un piede dentro e un piede fuori dai locali. Non è ammissibile una tale indecisione istituzionale, anche perché riguarda solo la Campania. Nei locali le spese non si fanno certo dall'oggi al domani. Ci hanno reso la vita impossibile, perché la programmazione è il fattore essenziale di ogni pubblico esercizio. Non vorrei che tutte queste variazioni ipotetiche di colori fossero solo volte a prendere tempo e tenere calma l'opinione pubblica campana prima del lockdown nazionale il 15 novembre». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA