Campania, centri impiego fermi per Covid: il posto di lavoro può attendere

Campania, centri impiego fermi per Covid: il posto di lavoro può attendere
di Gigi Di Fiore
Lunedì 8 Giugno 2020, 07:45 - Ultimo agg. 16:12
4 Minuti di Lettura

Sono chiusi dal 10 marzo. Prima dell'emergenza coronavirus già avevano difficoltà nei collegamenti informatici e poco personale, ora i 48 Centri per l'impiego campani sono addirittura uffici fantasma. Chiusi per ordinanza regionale una prima volta fino ad aprile, poi la chiusura è stata prorogata fino a luglio. Tutto fermo da 4 mesi. E commenta il consigliere regionale pentastellato Michele Cammarano: «La proroga di altri due mesi è assolutamente incomprensibile, come lo è l'assoluta mancanza di organizzazione del lavoro con lo smart working come è avvenuto in altri uffici pubblici».

QUESTI FANTASMI
Destino sfortunato quello dei Centri per l'impiego, che quest'anno dovevano gestire la cosiddetta fase due della riforma del reddito di cittadinanza. Una fase importante, con i colloqui per il lavoro da avviare con chi ha ottenuto il reddito. Avrebbero dovuto farli i famosi 3000 navigator (471 in Campania), ma sono a casa per l'emergenza covid-19 e i contatti per telefono non sono attendibili. «Nella fase di emergenza coronavirus abbiamo comunque definito gli strumenti per gli operatori sociali, rafforzando la formazione a distanza - ha spiegato il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo - Nei Centri per l'impiego le attività sono in fase di implementazione». Gli ultimi dati dell'Anpal, l'Agenzia del governo per le politiche attive sul lavoro, dicono che in tutt'Italia due milioni e 721.036 persone prendono il reddito di cittadinanza. Sono 247.253 in Campania e 149.901 a Napoli. La fase due doveva trasformare un intervento di assistenza in avvio al lavoro. Ma, fino a 10 giorni prima dell'emergenza anti-covid, erano stati convocati dai Centri per l'impiego soltanto in 622.810. Di questi, si sono presentati 500.041. Alla fine, in 316.000 hanno firmato il patto per il lavoro e solo 65.000 hanno ottenuto un contratto. La fase due, tutta da avviare, è stata fermata dal coronavirus e i Centri per l'impiego sono diventati dei fantasmi. «Nel rispetto delle regole del distanziamento, si poteva dare corso alle nostre richieste, consentendo l'immediata assunzione di tre operai e cinque amministrativi» dice il prefetto Santi Giuffrè, da febbraio commissario straordinario al Comune di Pompei. Aveva chiesto al Centro per l'impiego della città, chiuso come gli altri, la pubblicazione online degli 8 posti disponibili al Comune per avviare i colloqui con eventuali interessati beneficiari del reddito di cittadinanza che hanno siglato il patto per il lavoro. Gli è stato negato. Alla sua lettera, ha risposto l'assessore regionale al Lavoro, Sonia Palmeri, spiegando che, per l'emergenza, le selezioni di lavoro e i concorsi sono bloccati. Ma dice il prefetto Giuffré: «Ho avuto risposte in burocratese, ho scritto anche al presidente De Luca che non mi ha risposto. Abbiamo disponibili 8 posti di lavoro, non si tratta di un bando di concorso ma di mansioni da coprire con la legge sul reddito di cittadinanza. Come in altri uffici, si possono attivare modalità online. Invece, si preferisce lo stallo, il non lavoro, forse perché alle modalità immediate si preferisce gestire eventuali futuri concorsi e assunzioni per ragioni politiche».

LEGGI ANCHE Reddito di cittadinanza, 9 beneficiari su 10 restano senza lavoro

Nei Centri per l'impiego non c'è lo smart working e il famoso concorso regionale per i 641 posti in questi uffici è stato bloccato per l'emergenza l'otto marzo, dopo le prime due prove dove si erano presentati in 1547. «Ci scusiamo per il disagio», «Per le operazioni urgenti possono essere inviate mail a questo indirizzo» sono i cartelli affissi fuori le sedi di alcuni Centri per l'impiego. Nello stallo, accadono vicende paradossali come a Pompei. «Non si intravedono segni di un possibile maggiore dinamismo dei Centri per l'impiego rispetto al passato» ha scritto 9 giorni fa la Corte dei conti nel suo annuale rapporto sul coordinamento della finanza pubblica. E commenta la senatrice Tiziana Nisini che ha presentato tre giorni fa un'interrogazione parlamentare: «Se, prima dell'emergenza, 120mila persone non si sono presentate ai colloqui, significa che preferiscono stare sul divano».

A Pompei, non si è invece riusciti a procedere nelle concrete offerte di lavoro. Come se qui non si trattasse di merce rara.

© RIPRODUZIONE RISERVATA