La febbre da gioco d’azzardo
in Campania spesi 10 miliardi

La febbre da gioco d’azzardo in Campania spesi 10 miliardi
di Fulvio Scarlata
Giovedì 14 Dicembre 2017, 22:59 - Ultimo agg. 15 Dicembre, 12:46
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A giocare, giocano tutti. A qualsiasi ora del giorno e della notte. Nelle ricevitorie, nelle sale scommesse, alle videolotterie, con il gratta e vinci, le cartoline, i numeri, on line, in centri specializzati, nel bar o nel tabaccaio sotto casa, in agenzie o all’ippodromo. In Campania dieci miliardi puntati sul brivido nel 2016, secondo i Monopoli, con otto miliardi di vincite: in pratica ben due miliardi andati in fumo. Una cifra pazzesca con cui si potrebbe risanare, in un solo anno, gran parte dei debiti di Comune, Regione e Anm. E proprio Napoli è la regina dell’azzardo, con cinque miliardi spesi in un solo anno. I numeri sono sbalorditivi: secondo i Monopoli ogni campano ha puntato sull’azzardo 1700 euro nel 2016, cioè 4600 per ogni famiglia. Numeri che crescono a Napoli e provincia. Di fatto ogni famiglia spende in un mese quasi la stessa cifra per tentare la fortuna e acquistare beni alimentari, cioè il 24% dei duemila euro del bilancio familiare.

A spulciare le cifre scorporate, si scopre che il lotto tradizionale perde terreno. Si registra, infatti, il boom dell’azzardo on line, “giochi di abilità” per i Monopoli, con 1,155 miliardi di euro, seguito dalle slot, dalle scommesse sportive e dalle diffusissime videolotterie. 
È molto interessante il rapporto tra le cifre investite e vinte. A differenza di quanto si può pensare è proprio l’azzardo on line a dare i risultati più sicuri: 1,155 miliardi giocati per 1,112 miliardi di vincite. Di fatto va al banco solo il 3% delle puntate. Visto che è un tipo di scommessa che non riguarda certo casalinghe e pensionati né persone con poca dimestichezza con il computer, è normale chiedersi chi le utilizza. Anche perché la cifra spesa rappresenta più di un quinto dei 5 miliardi totali spesi a Napoli. Insomma, il dubbio è che si tratti di riciclaggio di soldi sporchi attuato nel modo più comodo, sicuro e legale. Discorso simile si può applicare al betting exchange, complicato meccanismo escluso ai non introdotti al sistema, che tuttavia assicura quasi la parità tra investimenti e vincite: 42 milioni i primi, 41 le seconde, chi organizza il gioco incassa solo il 2% delle somme. Mentre le sono talmente irrazionali le scommesse virtuali, fare previsioni, cioè, su eventi simulati al computer, da far sorgere più di un dubbio. Sembra, infatti, impossibile che qualcuno pensi di poter vincere scommettendo su qualcosa che non c’è, eppure si puntano 213 milioni, con ricavi di 176 milioni, e una perdita fissa limitata al 17%. 
 
Si può parlare di ludopatia, invece, per l’uso compulsivo delle slot. Anche perché vincere è molto raro: su 972 milioni di euro infilati sotto forma di monetine nelle macchinette, ne tornano indietro solo 698 milioni (vincite per modo di dire, visto che spesso vengono reinvestite istantaneamente), in pratica il banco incassa il 28% delle giocate, cioè quasi un euro ogni tre. Solo la compulsione può giustificare stare dietro alle slot, perché si perde sempre, e non solo il tempo e il cervello. Converrebbe, ma, bene ripeterlo, si perde sempre, dedicarsi alle scommesse sportive. In questo caso c’è la presunzione di competenza di calcio e altri sport con un rapporto più vantaggioso tra giocate e vincite: su 890 milioni giocati a Napoli e provincia, tornano indietro 760 milioni, con una perdita sicura del 14%. Si ritorna nel campo della ludopatia con le videolotterie: 745 i milioni investiti, 654 i milioni che si festeggiano. La quota di perdita fisse è del 12%. Tuttavia, a differenza delle scommesse sportive, in cui c’è un tempo tra scommessa, evento sportivo e possibile incasso, con le Vlt tutto è molto rapido, anche la velocità con cui i pochi euro incassati finiscono in altre giocate.
Il disastro
Il resto dell’azzardo è proprio un azzardo. Sono 633 i milioni spesi nel lotto, ma si «vincono» 409 milioni: il banco incassa il 35% delle somme, oltre un terzo dei soldi che puntano sui numeri magici. Le lotterie istantanee dilagano raccogliendo 345 milioni a fronte di 253 milioni restituiti, il 26%, un euro ogni quattro, finisce sempre al banco. Stando ai dati dei Monopoli è un «suicidio» il Superenalotto: 79 milioni giocati, 34 incassati, meno della metà degli investimenti. Va un po’ meglio per gli appassionati di scommesse ippiche: 39 milioni puntati, 30 milioni per esultare dopo che si è perso sicuramente il 23% delle giocate. Si è sotto il 50% delle possibilità di ottenere qualcosa con il Winforlife (2,4 milioni di giocate, uno di vincite). Da evitare le lotterie tradizionali (1,7 milioni investiti, zero vincite). Sotto il 50% anche l’Eurojackpot (1,4 di incassi spendendo 3,3 milioni). Prende molto anche il bingo arrivato a quota 175 milioni, ma le vincite si fermano a 125 milioni, anche qui il banco vince nel 28% dei casi.
«La Campania è divorata dal gioco d’azzardo - sottolinea ancora il Movimento 5 Stelle - Noi chiediamo l’abolizione della pubblicità, l’approvazione di disposizioni che limitino l’accesso al gioco, l’istituzione di osservatori regionali e benefit per esercizi che non si dotano di macchinette. Secondo noi le mafie utilizzano i giochi on line per riciclare il denaro sporco, bisognerebbe verificare i picchi anomali di giocate. Andrebbero approvati subito regolamenti che limitino gli orari, vietino slot, videolotterie, centri scommesse nelle vicinanze di luoghi sensibili come scuole e ospedali».
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