Campania in zona arancione, cosa cambia: riaprono 10mila negozi

Campania in zona arancione, cosa cambia: riaprono 10mila negozi
di Gennaro Di Biase
Sabato 17 Aprile 2021, 10:00 - Ultimo agg. 10:38
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Torna arancione la Campania da dopodomani, ma tra luci e ombre in senso sociale e sanitario. Se i contagi a Napoli - diversamente da altre zone della regione - continuano a contare numeri quasi da rosso, sono circa 10mila i negozi che riapriranno tra Napoli e provincia: moda per adulti, gioielli, accessori, centri estetici, barbieri e parrucchieri. Poco o nulla cambia invece per i pubblici esercizi (per cui potrebbero arrivare concessioni dal 26 aprile): bar e ristoranti restano chiusi al pubblico, e attivi solo per take away o delivery. Anche gli spostamenti tra Comuni restano vietati salvo comprovate esigenze. L'umore di imprese e associazioni di categoria non è dei migliori: se da un lato si accoglie con favore l'ennesima ripartenza, dall'altro monta l'insofferenza per il «lavoro a intermittenza» e per il sistema dei colori «fallimentare». 

Dopo la protesta degli slip dei giorni scorsi, fervono i preparativi per i negozianti di moda, gioielli e accessori, off limits da oltre un mese. Secondo i numeri di Confcommercio, sono 9300 le attività di moda tra Napoli e provincia (15mila in Campania) e 1500 le sole imprese orafe. «Da ieri mattina a Chiaia c'è un fermento pazzesco - dice Carla Della Corte, presidente di Confcommercio Napoli - si allestiscono le vetrine. I locali di moda, gioielli e accessori erano stati chiusi per oltre 40 giorni e si sono impolverati. Ci auguriamo che sia l'ultimo passaggio di colori, l'ultima chiusura, e che il Governo comprenda che la condizione di lavoro a intermittenza deve finire una volta per tutte. Come promesso dal ministro Giorgetti, spero che un nostro rappresentante possa partecipare alle riunioni del Cts, o salteranno centinaia di migliaia di aziende. Se dovesse tornare la zona rossa, i negozi di abbigliamento, gioielli e calzature non dovranno più essere discriminati e devono avere il diritto di continuare a lavorare. Per quanto riguarda il confronto del primo quadrimestre, il 2021 è stato peggiore del 2020 per i nostri affari». «La zona arancione restituisce una dignità che sembrava perduta per molte attività - afferma Fabrizio Luongo, vicepresidente di Casartigiani- Anche acconciatori e centri estetici sono stati ingiustamente penalizzati». 

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La riapertura si confonde con le criticità, che sono ben lontane dall'affievolirsi. Se i numeri del Covid non escludono un nuovo ritorno in rosso per la Campania la prossima settimana, la presidente di Aicast Napoli Liliana Langella evidenzia le disfunzioni del sistema dei colori: «Questo balletto cromatico - spiega - ha un effetto devastante sul commercio cittadino. L'impossibilità di programmare e il continuo pericolo di chiusura hanno minato un intero comparto. Tanti non riapriranno, purtroppo. Altri cercheranno un po' di ossigeno in queste riaperture. Al centro resta sempre la capacità di ognuno di noi di vigilare sulle regole e di evitare il propagarsi del virus. I numeri sono ancora molto alti ma l'economia muore. Forse è tempo di comprendere che l'impostazione dei colori è fallimentare e occorre cambiare rotta, sostenendo chi è costretto a chiudere». «Le imprese muoiono due volte - spiega Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania - per colpa della pandemia e perché gli si nega la possibilità di rimettersi in moto. È il momento di prendere decisioni forti sulla ripartenza di palestre, bar e ristoranti anche in zona arancione.

Migliaia di famiglie restano nel baratro. Si riapra domani per non richiudere più. Lo Stato deve ora garantire vaccini e servizi, estendere la possibilità di debito e implementare i trasporti per evitare assembramenti».

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