Campania in zona arancione da lunedì, riaprono scuole e negozi

Campania in zona arancione da lunedì, riaprono scuole e negozi
di Adolfo Pappalardo
Sabato 17 Aprile 2021, 08:00 - Ultimo agg. 18 Aprile, 09:03
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Arriva ieri la notizia che i campani aspettavano: da lunedì si passa in zona arancione. È la fine di un incubo durato ben sei settimane ininterrotte (dalle iniziali due previste), il periodo più lungo in zona rossa da parte di una regione italiana. Il passaggio in arancione, zona con meno restrizioni, lo anticipa ieri pomeriggio il ministro della Salute Roberto Speranza che, sulla base dei dati e delle indicazioni della cabina di regia, firmerà le nuove ordinanze in vigore a partire da lunedì. E, quindi, appena una settimana prima di un alleggerimento generale, annunciato ieri dal premier Draghi, che varrà per tutto il Paese. Nonostante, è bene sottolinearlo, lo scenario campano rimanga critico. Con il numero dei contagi costante sui 2mila casi giornalieri (ieri 1.994 positivi su 25.041 tamponi) e 31 vittime, secondo il bollettino giornaliero dell'Unità di crisi. Cala invece, ma solo leggermente, la curva del contagio passata in ventiquattr'ore dal 8,56 al 7,96 per cento. Insomma se si canta vittoria è solo per la notizia di minori restrizioni. 

Le tanto attese riaperture sono state anticipate di una settimana: non più dal 3 maggio ma dal 26 aprile quando potranno riaprire, in zona gialla, ristoranti, cinema e teatri all'aperto e tutti gli studenti di ogni ordine e grado torneranno a scuola in presenza nelle aree gialle e arancioni. È la linea del governo Draghi illustrata ieri pomeriggio in una conferenza stampa a Palazzo Chigi dallo stesso premier e dal ministro della Salute, Roberto Speranza. «Dal 26 aprile si anticipa l'introduzione della zona gialla, si dà precedenza alle attività all'aperto, quindi alla ristorazione a pranzo e a cena, e alle scuole.

Tutte le scuole riaprono in presenza in zona gialla e arancione. Con queste decisioni - spiega il premier Draghi - il governo prende un rischio ragionato sulla base dei dati che sono in miglioramento. I provvedimenti che governano il comportamento nelle attività riaperte devono essere però osservati scrupolosamente. In questo modo, il rischio ragionato diventa un'opportunità». E aggiunge: «Penso che si possa guardare al futuro con prudente ottimismo e con fiducia». 

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Ma in Campania per ora si pensa ad un primo rientro parziale alla normalità dopo ben sei settimane di lockdown durissimo quasi al pari di quello dell'anno passato. Da lunedì infatti possono riaprire gli esercizi commerciali di vendita di beni non essenziali e negozi d'abbigliamento e possono riprendere le attività parrucchieri ed centri estetici. Mentre rimangono ancora chiusi bar e ristoranti con la sola possibilità di asporto e consegna a domicilio, così come i centri commerciali ancora chiusi nel fine settimana e nei festivi. Mentre ritorna la didattica in presenza per asili, elementari e scuole medie inferiori e superiori (quest'ultimi con una capienza almeno al 50 per cento e fino a un massimo del 75). Si può anche dire addio al famoso modulo anche se serve per uscire dal proprio comune di residenza. «Se andiamo in zona arancione la prossima settimana nessuno si dia alla pazza gioia. Riprendiamo le attività ma manteniamo grande rigore altrimenti torniamo indietro», ha preannunciato intanto Vincenzo De Luca un paio d'ore prima della notizia durante la sua diretta settimanale. Salvo poi aggiungere: «Ma il problema vero da affrontare è quello della movida. Dopo mezzanotte nessuno più per strada per almeno due mesi. Ma poi lo Stato italiano è in grado di garantire questa decisione? Perché per scelte politiche, negli ultimi tre mesi, il Paese è stato abbandonato a se stesso». 

E se i governatori del Pd ieri si affrettano a tributare onori pubblici al governo per le riaperture (vedi, tanto per dire, Bonaccini e Zingaretti), da De Luca invece arrivano solo bordate. «È una vergogna nazionale a cui né i media, né le forze politiche vogliono porre rimedio. Siamo al limite della delinquenza politica», è l'attacco durissimo dell'ex sindaco di Salerno contro l'esecutivo colpevole «di navigare a vista, di decidere dalla sera alla mattina e senza dare una linea chiara». Toni durissimi non solo per le 211mila dosi in meno delle scorse settimane ma perché «la Campania è l'ultima regione d'Italia per fornitura di vaccini in relazione alla popolazione e l'ultima per distribuzione di vaccini Pfizer e Moderna. È una vergogna nazionale, siamo al limite della delinquenza politica, non so come altro denunciare una tale sperequazione nel trattamento dei cittadini italiani». Nonostante da due giorni si sia passati alla distribuzione dei vaccini non calcolando le fasce di anziani come prima, ma secondo la densità della popolazione.

Ma per rimpinguare le oltre 200mila dosi in meno per la Campania, fanno notare dal commissariato retto dal generale Figliuolo, è stato predisposto già un piano di rientro ad hoc. Ma servono almeno 2-3 settimane affinché si arrivi a coprire le dosi che mancano alla Campania e alle altre regioni del Sud penalizzate nella fase iniziale. 

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