Campania in zona arancione, meno divieti da domani: riaprono tutti i negozi

Campania in zona arancione, meno divieti da domani: riaprono tutti i negozi
di Ettore Mautone
Sabato 5 Dicembre 2020, 08:00 - Ultimo agg. 17:22
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Dopo un mese di crescita esponenziale la velocità di trasmissione del virus in Campania è stabilmente in calo e pertanto la regione passa dalla zona rossa a quella arancione. Il monitoraggio di Cts, Istituto superiore di Sanità e Cabina di regia del ministero della Salute, viaggia come sempre con una settimana di ritardo e la fotografia dei dati è quella del 29 novembre. L'intervallo minimo di due settimane - intercorso dal giorno 15 dello scorso mese, quando per la Campania è scattato il lockdown - consente ora la modifica dell'assetto delle misure restrittive. Per la popolazione significa passare da un livello di rischio alto ad uno intermedio (moderato-alto) allentando alcune restrizioni. 

L'ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza entra in vigore alla mezzanotte di sabato.

Nel passaggio dalla zona rossa a quella arancione la Campania è in compagnia di Toscana, Valle D'Aosta e Provincia autonoma di Bolzano che ora si ritrovano tutte nella stessa casella già occupata da Basilicata, Calabria, Lombardia e Piemonte per le quali restano confermate le misure. Scendono invece di un ulteriore livello di rischio (da arancione a giallo) Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia e Umbria che raggiungono Lazio, Liguria, Molise, Provincia autonoma di Trento, Sardegna, Sicilia e Veneto. L'unica regione a restare in zona rossa è pertanto l'Abruzzo. 

Tra i principali parametri da considerare, che hanno determinato il passaggio di colore della Campania, c'è l'indice di infettività Rt sceso da 1 (del 22 novembre) a 0,74. Anche l'incidenza per 100 mila abitanti è calata progressivamente da un valore di oltre 800, prima a 700 e poi a 600 segnando la generale e netta decelerata dei nuovi casi nella settimana dal 22 al 29 novembre. La valutazione generale per la Campania è di bassa probabilità di ulteriore crescita e di impatto per una classificazione complessiva di rischio anch'essa considerata minima. Sono infine scese sotto soglia, dopo tre settimane di sforamento, sia la percentuale di occupazione dei posti letto in terapia intensiva (29 per cento) sia quella di degenza ordinaria (39,97 per cento) sebbene sfiorando in entrambi i casi il valore massimo fissato rispettivamente al 30 e al 40 per cento. Dati peraltro in ulteriore miglioramento nella settimana appena trascorsa. 

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Alla luce di questi valori degli indicatori di rischio, addirittura migliori di quelli che a inizio novembre collocavano la Campania in zona gialla (e da cui in un sol colpo passò poi in zona rossa), c'è semmai da chiedersi per quale motivo non sia tornata alla casella di partenza. Anche perché nel confronto con le altre regioni in zona gialla la Campania non sfigura, anzi. Tra queste solo la Sicilia, ad esempio, non registra, come la Campania, un sovraccarico ospedaliero mentre in generale tutte le altre (gialle e arancioni) sono collocate oltre il livello massimo dei tassi di occupazione dei posti letto fissati eccetto la Basilicata (anch'essa in zona arancione). Tra tutte le regioni poi sono ancora solo la Campania e la Basilicata a godere di una classificazione di rischio generale considerato basso a dispetto della casella occupata mentre Puglia e Sardegna (che sono in area gialla) sono viceversa le uniche con classificazione di rischio alta in contraddizione con la casella occupata. Per non parlare dell'indice Rt che vede ad esempio la Toscana sopra il valore 1 a segnare una crescita dei contagi ancora sostenuta. Lo stesso accade per il Veneto (1,13), il Molise (1,38), il Lazio (1,04) e la Calabria (1,06) mentre tutte le regioni tranne la Sicilia, la Basilicata e appunto la Campania, hanno una valutazione di impatto della situazione epidemica sui servizi sanitari considerata bassa. Allerte sul fronte dei servizi territoriali (tamponi, contact tracing ecc.) si registrano infine in Emilia, Lazio, Liguria che sono in zona gialla ma non in Campania che è nella casella arancione. Insomma un vero e proprio rompicapo decifrare il colore dell'area di rischio in base al valore degli indicatori. Per la Campania semmai resta l'alto solo il valore della massa degli attualmente positivi al virus che la pongono al primo posto tra le regioni a fronte però del più basso tasso di ospedalizzazione e di letalità. La linea del Governo, come è noto, è quella di mantenere, anche nell'impianto del nuovo decreto, la suddivisione dell'Italia per zone. La differenziazione di colore per Regione andrà quindi avanti almeno fino a venerdì 15 gennaio, data di scadenza del Dpcm con l'obiettivo di collocare tutte le regioni in area gialla da metà dicembre. Se del resto il Piemonte annuncia già ora che diventerà tra una settimana zona gialla e lo stesso fa la Lombardia, la Campania ha già oggi tutte le carte in regola per seguirle a ruota.

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