Campania in zona gialla, ecco i numeri: molti indici sono peggiorati ma le terapie intensive sono le più basse d'Italia

Campania in zona gialla, ecco i numeri: molti indici sono peggiorati ma le terapie intensive sono le più basse d'Italia
di Ettore Mautone
Giovedì 12 Novembre 2020, 11:00 - Ultimo agg. 14:05
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La decisione di lasciare la Campania in zona gialla è stata presa dall'Istituto superiore di sanità in base a una valutazione degli indicatori risalenti a circa 10 giorni fa (al 3 novembre). Ma che se la Campania resta in area gialla la febbre del contagio si modifica nel tempo. Qual è stato l'andamento negli ultimi giorni? Quale film sta scorrendo in diretta nei nostri ospedali? «L'epidemia dobbiamo guardarla con il binocolo e non dallo specchietto retrovisore - ha dichiarato Nino Cartabellotta, responsabile del centro studi Gimbe, chiamato in audizione alla Commissione Affari sociali alla Camera - troppi passaggi istituzionali e tecnici costringono ad inseguire il virus anziché anticiparlo. Su 21 indicatori solo alcuni sono maggiormente significativi: l'indice di contagio (Rt), l'indice di occupazione dei Posti letto in area medica e intensiva e la letalità. Ma, affinché l'analisi sia efficace, è necessario che sia tempestiva».

In Campania ciò che allarma è l'aumento dei positivi e l'incremento dell'ospedalizzazioni. L'8 novembre con 1.817 pazienti ricoverati a fronte di 3.160 disponibili il tasso di occupazione risulta del 57,5 per cento, ben oltre il limite fissato del 40 e per le terapie intensive le 186 occupate a fronte delle 590 disponibili segna una percentuale 31,5 per cento, un punto e mezzo sul valore soglia. Ma il sistema di calcolo degli indicatori nazionali è diverso. A sottolinearlo è lo stesso presidente Vincenzo De Luca. «Nella settimana del 2-8 novembre - spiega - la percentuale di occupazione dei posti di terapia intensiva è stata del 27 per cento.

L'indicatore è dato dal rapporto tra il tasso giornaliero di pazienti ricoverati nel giorno indice sul numero di posti letto totali di terapia intensiva attivi nel giorno moltiplicato per 100». In pratica il valore non è quello finale ma la media tendenziale. Il parametro è nazionale ma l'obiezione è che con questo sistema non si corre ai ripari per tempo. Intanto gli ospedali campani sono al tracollo, come il Cardarelli e il Cotugno e il personale scarseggia anche perché si contagia. Ieri quattro postazioni del 118 erano ferme a causa della mancanza di infermieri, tanto per fare un esempio. 

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Dal primo all'8 novembre l'incidenza per 100 mila abitanti è aumentata da 633 a 850 ai livelli di Toscana e Liguria, mentre l'incremento percentuale dei casi con il 42% si posiziona molto vicina alla provincia di Bolzano e dietro solo a Basilicata e Calabria. All'8 novembre la progressione del contagio è stata ancora elevata: circa 3.900 casi in media al giorno, erano tremila la settimana prima, 1.830 15 giorni indietro e 600 un mese prima. Così la letalità: nella settimana dal 26 ottobre all'8 novembre sono stati 21 i decessi al giorno in media, erano 15 una settimana prima, 10 le due precedenti e solo 2 30 giorni a ritroso. Comunque l'indice di mortalità è stabile intorno all'1%, il più basso fra le regioni italiane. Così le terapie intensive: 186 l'8 novembre, 170 la settimana precedente, 113 due settimane prima, 61 un mese fa mal'8 novembre in terapia intensiva c'era in Campania solo il 27% dei positivi la percentuale più bassa fra tutte le regioni. A leggere l'Rt poi solo negli ultimi giorni ha iniziato a calare, forse grazie alle restrizioni su scuola e mobilità adottate due settimane fa ma l'incremento dei casi, da un lunedì all'altro, è stato del 9 per cento. Tanto se si parte da numeri molto alti. Solo da lunedì scorso si è registrato un ulteriore calo e il virus mostra di rallentare.

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