Campania, Goletta Verde: «Mare inquinato in 14 punti». Maglia nera per le province di Caserta e Salerno

Campania, Goletta Verde: «Mare inquinato in 14 punti». Maglia nera per le province di Caserta e Salerno
di Emiliano Caliendo
Lunedì 11 Luglio 2022, 18:51 - Ultimo agg. 22:24
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Come ogni estate, da 35 anni a questa parte, l’imbarcazione Goletta Verde di Legambiente naviga lungo le coste italiane per analizzare lo stato di salute delle nostre acque marine. Ebbene, i dati sulla Campania di quest’anno non sono dei migliori. Su 31 punti di prelievo ben 14 oltrepassano il limite di legge previsto per la presenza di enterococchi intestinali ed escherichia coli, ovvero batteri fecali, considerati un indicatore specifico d'inquinamento da acque reflue, dovuto a scarsa o assente depurazione.

In occasione della conferenza stampa di presentazione di questi dati presso la sede della Lega Navale di Napoli, Francesca Ferro, direttrice di Legambiente Campania, lancia quindi un appello: «Confermiamo la nostra richiesta di mettere mano alla depurazione in questa Regione. E ci auguriamo fortemente che i fondi del Pnrr stanziati per la depurazione e i sistemi fognari vengano utilizzati sapientemente per andare a risolvere situazioni croniche e inaccettabili». «Goletta Verde — spiega — scatta una fotografia della situazione delle coste ed è importante perché coinvolge anche i cittadini in questo percorso grazie alla possibilità di segnalare attraverso il numero di Sos Goletta le situazioni critiche. Senza l’aiuto dei cittadini non potremmo mai chiedere ai decisori politici d’intervenire in maniera puntuale su queste questioni».

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Grazie ai prelievi effettuati nelle giornate tra il 19 e il 30 giugno dai volontari di Legambiente sono state campionate le acque delle seguenti aree: 5 punti nella provincia di Caserta, 8 punti nella provincia di Napoli, 14 nella provincia di Salerno e 4 punti nell’isola d’Ischia. Il 51% dei campioni d’acqua è stato prelevato presso punti critici (foci e canali) e l’altro 49% in mare, determinando i seguenti risultati dalle analisi microbiologiche: dei 16 prelievi in prossimità di foci e canali che potenzialmente apportano inquinamento per una scarsa o inefficiente depurazione, risultano oltre i limiti di legge ben 10 punti fortemente inquinati, 2 punti inquinati e 4 punti entro i limiti di legge. Dei 15 prelievi effettuati in mare, in prossimità di criticità conosciute e costantemente monitorate dall'azione di Goletta Verde, 2 punti sono risultati inquinati e i restanti 13 entro i limiti di legge.

Scendendo nel dettaglio dei punti oltre la norma, emerge un quadro abbastanza desolante per le coste campane, soprattutto in provincia di Caserta e Salerno: 2 punti fortemente inquinati nella provincia di Caserta, che fanno riferimento alla foce del fiume Savone a Mondragone e dei Regi Lagni a Castelvolturno; 2 punti fortemente inquinati nella provincia di Napoli, la foce del canale di Licola, la foce del fiume Sarno, mentre risultano 2 punti inquinati, il mare presso la foce del rivolo Neffola a Minori e la spiaggia fronte il rivo S. Marco a Castellammare di Stabia; nella provincia di Salerno abbiamo, invece, 6 punti fortemente inquinati: la foce del Regina Minor a Minori, la foce del fiume Irno sul lungomare di Salerno, la foce del fiume Picentino tra Salerno e Pontecagnano Faiano, la foce del torrente Asa a Pontecagnano/Faiano, la foce di un canale di scarico a Eboli e la foce presso il rio presso via Poseidonia 441, mentre 2 punti inquinati la foce del Tusciano a Pontecagnano/Battipaglia e la foce del fiume Solofrone a Capaccio/Agropoli.

Il 64% dei punti oltre il limite di legge (9 su 14) ricadono in prossimità di foci che non vengono campionate dalle autorità competenti perché non ritenute balneabili, ma presso le quali si trovano spesso spiagge libere frequentate dai bagnanti ignari del potenziale pericolo. «Ancora troppo poca e scarsa l'informazione ai cittadini nei comuni campani monitorati da Goletta Verde: solo in 4 dei 31 punti di prelievo eseguiti sono stati avvistati i cartelli che definiscono la qualità delle acque di balneazione», si legge nel report campano di Goletta Verde.

Il compito di queste analisi — spiega Ferro —, effettuate da laboratori indipendenti secondo procedure standard, è quello di «richiamare i decisori politici e gli amministratori, a qualunque livello, ai loro compiti istituzionali». «Chiediamo soprattutto — prosegue — che non si perda altro tempo. Noi segnaliamo delle difficoltà che sono sempre le stesse. Siamo poi pronti a dare una mano nell’individuazione delle soluzioni». Resta poi il tasto dolente della depurazione: «La situazione della depurazione è a macchia di leopardo. Alcuni depuratori o non sono affatto in funzione o sono dotati di tecnologie obsolete e quindi andrebbero aggiornati. In alcune situazioni siamo di fronte a depurazioni non più all’altezza della necessità». Per Katiuscia Eroe, Portavoce di Goletta Verde «le responsabilità sono di tutti e collettive».

«Questo — insiste —  è un Paese che ha bisogno di risorse per fare gli investimenti sulle infrastrutture. Abbiamo poi bisogno di Comuni e di Regioni che lavorino allo stesso modo. Se ho bisogno di andare a intercettare uno scarico illegale, ho bisogno di mettere al lavoro gli enti competenti congiuntamente. Servono politiche nazionali per uno sprint su quello che andrebbe realizzato sulle infrastrutture». Cita poi l’esempio virtuoso di una città che è uscita recentemente dalla situazione d'inquinamento cronico da reflui in cui si trovava, lo stesso che da decenni attanaglia la Campania: «Gli investimenti si fanno nel tempo e si realizzano. Guardiamo Rimini: un Comune che per 40 anni non ha mai avuto un sistema di fognatura, oggi, ha un sistema di separazione delle acque bianche da quelle nere. Hanno fatto degli investimenti, anche perché si tratta di una città turistica: immaginate la differenza tra estate e inverno rispetto al carico antropico. Tutte le città costiere e turistiche dovrebbero infrastrutturarsi in questo modo, sul carico antropico del momento turistico. Nessuno chiede miracoli ma parliamo di cose che nel tempo si possono fare».

Eroe, esperta in materia di energie rinnovabili e fossili, quando le si chiede come arriverà il nostro Paese all’anno 2030 — data entro cui l’Unione Europea si è posta l’obiettivo di ridurre del 55% le emissioni da gas serra – avanza una proposta in ambito di rinnovabili: «L’eolico offshore può fornire almeno 5,5 GW di nuova potenza installata. Vogliamo un’accelerazione nella realizzazione dei progetti, non è possibile che l’unico impianto a Taranto è stato realizzato in 14 anni. Ci sono fake news sugli impianti eolici offshore che avrebbero un impatto negativo su paesaggio e biodiversità. Non è chiaro che gli unici impatti negativi sull’ambiente saranno dati dai mancati investimenti in queste energie rinnovabili». Ovviamente resta il secco no — storico — di Legambiente al nucleare, nonostante il recente voto del Parlamento Europeo sulla tassonomia «green» entro cui rientra proprio l’energia nucleare (e il gas): «Continuare a discutere di nucleare significa perdere tempo in questo Paese. Non è una fonte di energia sicura per rischi e costi. Semmai arriverà, quello di ultima generazione arriverà tra vent’anni. Nel frattempo, la fisica del reattore non è cambiata. Il recente voto in Europa è pericoloso perché fa sì che gli imprenditori continuino ad investire su gas e nucleare».

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