Incidenza del cancro e sopravvivenza alla malattia: la rete dei registri tumori in Campania - anche a causa dei rallentamenti della pandemia - è in ritardo e i rilievi sono aggiornati al 2016, due anni in meno rispetto alla media italiana, con l’unica eccezione della Asl Napoli 3 sud che si è portata avanti fino al 2020 segnando uno dei dati migliori in Italia. Ad arrancare sono soprattutto il territorio di Avellino e quello di Napoli dove i rilevamenti sono fermi al 2015. I pazienti oncologici campani poi, rispetto alla media delle regioni italiane, scontano circa 3 punti percentuali in meno di sopravvivenza a distanza di 5 anni dalla diagnosi e registrano dunque meno guarigioni rispetto al resto del paese sebbene a fronte di un’incidenza (numero di casi per 100 mila abitanti) che si mantiene ancora mediamente bassa rispetto al resto delle regioni italiane fatta eccezione di alcune neoplasie come al polmone e alla vescica. Intanto anche la mortalità generale per cancro, soprattutto per alcuni tipi di lesioni, fa registrare eccessi rispetto alla media del Paese.
I dati sono stati illustrati ieri da Mario Fusco, coordinatore regionale del registri tumori, alla Reggia di Caserta nel corso dell’evento celebrativo dei 100 anni della Lilt (Lega italiana per la lotta ai tumori). «Il numero di casi di cancro attesi in Campania a consuntivo del 2021 - ha detto Fusco - sono circa 33mila di cui oltre un terzo rappresentati dalle lesioni del polmone, colon-retto e mammella.
Insomma un quadro in chiaroscuro quello dipinto da Fusco. Partiamo dalle percentuali di sopravvivenza: mettono in luce la qualità dell’assistenza oncologica. A cinque anni dalla diagnosi di tumore in Italia nel 2016 il 54% delle donne e il 63 per cento delle donne era ancora in vita ma la Campania era indietro di 3 punti percentuali. I dati si sono mantenuti costanti nel 2020. «La probabilità di sopravvivere dopo una diagnosi di tumore è un indicatore importante in quanto valuta l’efficacia complessiva dei sistemi sanitari in ambito oncologico. L’esito della malattia è infatti influenzato in modo determinante da tempestività e qualità del percorso diagnostico e terapeutico - sottolinea Camillo Pignata primario del Pascale e coordinatore della rete oncologica campana - si lega spesso al grado di anticipazione diagnostica che consente di intercettare precocemente una lesione e ciò dipende dagli screening per i tumori soggetti a tali indagini sistematiche (colon/retto, cervice uterina e mammella) ma anche alla capacità delle sentinelle territoriali di alterare le rete al primo segno di malattia per altri 25 tumori non segnalati». Determinante è l’intervento dei medici di base. Da giugno la rete coinvolge anche le Case di cura e il Pascale ha stipulato accordi con Asl e ospedali (l’ultimo con quello di Sapri) per rendere uniformi le cure e aumentare l’accessibilità alle migliori terapie. Un lavoro che pagherà negli anni.