Campania zona arancione, l'ira dei ristoratori: «De Luca ci ha rovinati, ci vuole rispetto per chi lavora»

Campania zona arancione, l'ira dei ristoratori: «De Luca ci ha rovinati, ci vuole rispetto per chi lavora»
di Antonio Folle
Sabato 19 Dicembre 2020, 20:19 - Ultimo agg. 20 Dicembre, 12:39
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Subito dopo la decisione del governatore Vincenzo De Luca, che ha decretato la permanenza della Campania in zona arancione nonostante tutti si aspettassero da un momento all'altro la promozione in zona gialla, ristoratori, pizzaioli e commercianti hanno scatenato un vero e proprio coro di proteste. In molti, rassicurati dall'ultimo intervento del governo che, attraverso la conferenza stampa del premier Conte, aveva annunciato tre giorni di respiro prima delle chiusure festive e pre-festive, avevano cominciato a fare scorta di prodotti e a dare il via alla catena di produzione necessaria per tutte le attività di ristorazione. 

La doccia gelata, arrivata intorno alle 15, ha scatenato l'ira social che si è immediatamente riversata sui profili Facebook e Instagram della Regione Campania e di De Luca. «Vi rinnovo il mio appello ad essere responsabili - ha scritto il presidente della Regione - nelle prossime due settimane. La Campania rimarrà com'è adesso: non facciamoci confondere dai colori. Non cambia nulla fino al 24 dicembre, quando avremo la zona rossa decisa dal governo nazionale.

Nel frattempo, la Regione Campania prenderà misure restrittive per questo fine settimana: evitiamo Brindisi, assembramenti, aperitivi. Stiamo uscendo prima e meglio degli altri da questa seconda ondata - ha poi concluso il post di De Luca - ma non ci vuole nulla per rovinarci». 

Se dal punto di vista sanitario sembra essere più che giusta la necessità di evitare i tipici assembramenti pre-natalizi, però, questa decisione arrivata come un fulmine a ciel sereno ha gettato nella costernazione una intera categoria di lavoratori che si aspettava una ripresa, sia pure parziale, delle attività. 

«Se De Luca avesse annunciato queste misure già da ieri sera - ha spiegato Errico Porzio, uno dei più noti pizzaioli napoletani - sono convinto che tutti avrebbero accettato serenamente. Questa decisione, arrivata oggi alle 15.00, ci ha letteralmente affossati perchè stavamo cominciando con le preparazioni, avevamo acquistato le forniture necessarie per aprire e avevamo cominciato tutte le attività di pulizia necessarie per riaprire al pubblico. In queste decisioni - continua - non si tiene conto minimamente delle necessità di chi lavora nella ristorazione e del duro lavoro che c'è dietro ogni singolo coperto. Purtroppo si continua a ragionare con mentalità prettamente politica senza guardare ai problemi reali delle persone. Io - ha poi concluso - continuo ad essere fermamente convinto che si è trattato di una scelta egoistica per i tempi e per i modi in cui è maturata».

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«Noi ristoratori - ha scritto in una lettera aperta Paolo Pagnani, titolare di una delle più antiche pizzerie di Napoli - abbiamo già fatto la spesa per il servizio a tavola. I tg nazionali e regionali avevano confermato la zona gialla. Fare questo proclama alle 15.00 del pomeriggio del giorno prima significa danneggiare le imprese già troppo vessate da un mese di restrizioni fortemente penalizzanti per la nostra categoria. Non capisco perchè i prossimi quattro giorni - continua Pagnani - dobbiamo assistere alle file chilometri che per le grandi firme e noi ristoratori dobbiamo vivere nel ghetto di Varsavia come ai tempi del nazismo. Noi le avevamo concesso fiducia, signor Presidente, ma ora abbiamo il sospetto che lei sia interessato solo a mantenere interessi di casta. Qui nessuno - ha precisato il ristoratore - vuole scendere in piazza e fare il Masaniello per poi essere chiamato camorrista e delinquente per il solo fatto di aver lottato per far valere i suoi diritti, qui vogliamo capire perch dobbiamo essere costretti ad essere la regione economicamente più arretrata d'Italia secondo uno schema di salvaguardia sanitario da lei inventato». 

 

Pochi minuti dopo la pubblicazione della discussa ordinanza di De Luca arriva il comunicato stampa di Confesercenti Campania che annuncia, in caso di mancati e adeguati ristori, una battaglia legale: «Confesercenti Campania - si legge nel testo diffuso da Vincenzo Schiavo - contesta apertamente il dietrofront tra governo e Regine sullo statua dei nostri territori, passati da zona gialla per decreto nazionale, di nuovo a zona arancione per delibera regionale nel giro di poche ore, mandando in tilt migliaia di aziende legate al food in Campania. È una tempistica inaccettabile - tuona Schiavo - che non tiene assolutamente conto delle esigenze e delle modalità commerciali dei ristoratori, dei proprietari dei bar e di tutti coloro che lavorano nel food. Noi non mettiamo in dubbio la gravità della pandemia e le decisioni volte a tutelare la salute pubblica. I nostri ristoratori e i proprietari di bar e locali del food hanno già acquistato derrate alimentari, alcune delle quali a consumo immediato come latticini, frutta e verdura, hanno fatto la corsa contro il tempo per sanificare i locali e hanno chiamato i dipendenti a lavorare. In media, ogni locale ha speso dal 2.500 ai 5.000 euro che andranno completamente bruciati. L'unica possibilità è che governo e Regione risarciscano immediatamente gli imprenditori, rimborsandoli per queste ulteriori spese gettate al vento. In caso contrario - conclude Vincenzo Schiavo - saremo costretti a valutare azioni legali a difesa delle imprese danneggiate». 

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