Campania zona bianca, c'è aria di normalità ma i divieti erano già saltati tutti

Campania zona bianca, c'è aria di normalità ma i divieti erano già saltati tutti
di Antonio Menna
Martedì 22 Giugno 2021, 08:00 - Ultimo agg. 17:35
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«Zona bianca? E che cambia?». Lo stupore di Luigi, un pensionato che si intrattiene ogni mattina con altri anziani sui sedili di ottone e marmo del Palazzo del Banco di Napoli di via Toledo, dice tutto di questa strana giornata che segna un cambiamento di cui in città si accorgono davvero in pochi. Da zona gialla a zona bianca, alzi la mano chi nota la differenza. Non è daltonismo di massa ma il perduto sentimento della norma, in questo non-sense collettivo che a un certo punto sono diventate le restrizioni vedo-non vedo anti Covid. Caffè al banco, caffè sul marciapiede, panino in piedi, pizza seduti fuori, poi dentro ma non più di sei, congiunti, parenti, amici, finestre aperte, balconi spalancati, marciapiedi invasi dai tavolini e mascherine che penzolano spugnate di sudore. Una babele di regole dove, alla fine, già da settimane vince il fai-da-te, un bricolage comunitario, un occhio al virus e uno al buon senso. «È estate sbotta Luigi -, ci siamo vaccinati. Ma di quali regole dobbiamo parlare?». La mascherina è abbassata sul collo, in mano c'è un fazzoletto di stoffa che ogni tanto viene passato dietro la nuca per asciugare il sudore. L'afa spalanca le porte all'estate, nel giorno del solstizio, ma di bianco qui ci sono solo le magliette, che così non attirano i raggi del sole. «A me pare che questi colori siano saltati già da un po'», aggiunge Nicola Verusio, altro pensionato delle Poste e Telecomunicazioni, precisa che passa la mattinata a cercare con gli amici un filo di brezza lontano dalle case anguste dei vicoli.

Eppure la zona bianca era quella più attesa.

Desiderata come acqua dai commercianti, la fine di tutte le battaglie, lo stop a tutti i divieti. La linea di confine tra il prima e il dopo. Ma, come i giocattoli per i bambini, ora che ce l'abbiamo non fa più né caldo né freddo. Nemmeno tra gli esercenti, il passaggio desta grandi emozioni. «Noi abbiamo risentito molto delle zone rosse e arancioni spiega Mario, commesso di un megastore di abbigliamento, sempre su via Toledo -, lì abbiamo sofferto. Le cose sono cambiate già da un mese. La tensione è scesa fin da maggio, i passaggi di colore adesso mi sembrano più una burocrazia che altro. Anche i controlli sono spariti da tempo. Però adesso la zona bianca sembra dirci che finalmente è finita. Meno male! Bianca è la normalità, no? Era ora». Una normalità che non scalda i cuori, forse perché non scatta a mezzanotte, ma si riconquista giorno per giorno, un po' come l'anno che non finisce certo all'improvviso il 31 dicembre ma settimana dopo settimana, mese dopo mese.

Eppure fa comunque impressione, questa caduta di ogni divieto o quasi dopo un Grande inverno che sembrava uscito dal Trono di Spade: le code al pronto soccorso, i numeri quotidiani del contagio costantemente a tre zeri, bombole di ossigeno e ambulanze, la grande fuga dei turisti e la chiusura di negozi e uffici. Scampiamo a una tempesta e siamo più bastonati che felici.

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Dove si è pianto davvero, nei giorni di novembre e dicembre, è stato nei Decumani, quelli che di solito sentono di più la marcia di avvicinamento al Natale e che quest'anno invece hanno davvero camminato nel deserto, come a San Gregorio Armeno, che appare tramortita come dopo uno tsunami. «Gialla, bianca dice Michela, alla cassa di un bar a ridosso del vicolo dei presepi ormai il danno è avvenuto e chissà quanto ci metteremo a ripigliarci. I problemi seri li abbiamo avuti con le zone rosse e arancioni, adesso gialla o bianca, poco cambia. Diciamo che stiamo più tranquilli, questo sì. È un segnale pure questo, un buon auspicio». Ma una cosa che salta davvero, da gialla a bianca, è il coprifuoco. Già allungato di ora in ora fino a mezzanotte, adesso chi vuole può fare l'alba. Almeno questo è un cambiamento vero. «In teoria è una cosa buona dice Peppino Di Criscio, un pizzaiolo di Porta San Gennaro ma certo non di lunedì. Nessuno fa tardi durante la settimana, mezzanotte già è abbastanza. Chi rimane dopo la mezzanotte in mezzo alla strada? Quelli che ci rimanevano pure prima. Forse vedremo un poco di movimento in più da venerdì. In certi fine settimana si lavora bene pure sul tardi. Abbiamo sofferto molto il coprifuoco alle 22, quello sì. La gente non usciva nemmeno, ci saltava un turno intero. E poi coi tavolini solo esterni, ancora tagli. Ora si lavora ma l'entusiasmo, figuriamoci». Con il passaggio di fase saltano anche i numeri limitati sui mezzi pubblici. Non più capienza al 50%, si può andare oltre, addirittura fino all'80%. «Ah, sì? domanda incredula una ragazza mentre aspetta alla fermata del Museo un autobus che la traini verso Capodimonte -. Dico la verità, non sapevo del limite. Non ci ho mai fatto caso. Li ho visti passare come sempre, pieni in certi orari e vuoti in altri. Passare? Se passano». Pure sui mezzi di trasporto, il cambio di zona si percepisce appena. Anche qui le reazioni raccontano che come il futuro di Rilke entra in noi molto prima che accada - il bianco diventa bianco molto prima che lo decida una norma. 

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