Campania zona rossa. Food, parrucchieri e taxi: «In ginocchio da un anno aiutateci a sopravvivere»

Campania zona rossa. Food, parrucchieri e taxi: «In ginocchio da un anno aiutateci a sopravvivere»
di Gennaro Di Biase
Sabato 6 Marzo 2021, 09:50 - Ultimo agg. 16:15
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Il tempo passa ma il Covid no, e per i commercianti arriva la nuova chiusura in vista della zona rossa da lunedì. Dopo la Pasqua 2020, salterà anche quella del 2021 col relativo indotto che si aggira almeno intorno ai 20 milioni di euro per i soli pubblici esercenti. Tra rassegnazione e rabbia, gli imprenditori napoletani chiedono ora «un cambio di passo sui ristori da parte del Governo Draghi».

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Dalle risposte del nuovo premier e dalla mole degli aiuti messi in campo dipenderà lo scoppio di nuove «proteste di piazza, che potrebbero arrivare in maniera improvvisa», come avvenuto per gli ultimi blocchi del traffico sul lungomare.

La preoccupazione sociale è alta, come testimoniano le parole dell'Arcivescovo Battaglia: «Guardo con enorme preoccupazione alla sospensione del blocco dei licenziamenti, agli sfratti coatti dei cittadini indigenti, alla demolizione di case che, seppur abusive, in questo momento per alcune famiglie sono l'unica tana in cui rifugiarsi dal virus».


LE ASSOCIAZIONI
Immediate le critiche delle associazioni di categoria alla zona rossa 2.0. «Questa zona rossa è più pesante rispetto a quella scorsa, vista la chiusura di barbieri e parrucchieri che a fine 2020 non è arrivata dice Carla Della Corte, presidente di Confcommercio Napoli Eppure i negozi di prima necessità lasciati aperti sono troppi, e si genererà assembramento: biancheria, librerie e articoli sportivi, per esempio. Andavano riviste le regole dei codici ateco se si voleva portare una stretta reale contro il virus. Speriamo sia l'ultimo sacrificio». «Siamo dispiaciuti aggiunge Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania se il lockdown durerà 15 giorni saranno coinvolte 400mila imprese e si perderà una perdita di fatturato di 7 miliardi. Sui ristori ci auguriamo che ci sia un errore nella bozza e che si preveda conguaglio per il 2020. Lunedì sapremo. La rabbia degli imprenditori dipenderà da questo». «Le nuove chiusure provocheranno la scomparsa di molte attività dice Liliana Langella, presidente provinciale Aicast - Chiediamo ristori immediati e di poter riaprire solo in sicurezza. Quando ciò accadrà bisognerà far ripartire subito l'economia e in particolare il mondo del wedding». «Confidiamo che i nuovi sacrifici delle imprese non siano vanificate dal prosieguo di comportamenti impropri soprattutto da parte di adolescenti», dichiara Luciano Luongo presidente di Casartigiani.


LA TENSIONE
In subbuglio tutto il commercio, compresi bar e pasticcerie, che per la Pasqua 2020 furono costretti al blocco totale, col delivery off limits in Campania. Le perdite saranno comunque gravissime. «Avevamo prodotto centinaia di colombe osserva Antonio Sergio, socio di Gambrinus Ne donerò molte ai bisognosi. È la seconda Pasqua di fila che saltiamo, anche se resteremo disponibili per la consegna online e telefonica. Le persone in strada stanno uscendo lo stesso, indipendentemente dalla nostra chiusura. Pasqua è una festività determinante, che dura una settimana ed equivale da sola al 40% di una mensilità». Secondo i dati Fipe, la chiusura pasquale costerà «5mila euro per gli oltre 4mila pubblici esercizi napoletani». Una perdita di fatturato di almeno 20 milioni. Il nervosismo torna a dominare le chat. «Siamo esausti commenta Antonio Viola, presidente di Fiepet e titolare di Mammina Tanti falliranno. Il delivery non basterà. Il mio locale perderà tra i 25mila e i 30mila euro di mancati incassi, con la chiusura di Pasqua e Pasquetta». «Nelle chat c'è tanta rassegnazione commenta Antonio Siciliano del Bar Napoli Se non arriveranno risposte concrete potrebbe tornare la rabbia, ma in maniera improvvisa». In cosa consistano le «risposte concrete», lo chiarisce il presidente di Fipe Campania Massimo Di Porzio: «Ci aspettiamo un cambio di passo nel prossimo decreto: ristori adeguati, cioè basati sulla perdita di fatturato del 2020, e non parametrati al solo mese di aprile come avvenuto col Governo Conte. Chiedevamo poi una zonizzazione delle aree in funzione della fascia di rischio, visto che nelle isole per esempio ci sono pochissimi casi, ma non è successo. Fipe come al solito si dissocia dalle proteste, ma l'umore è pesante tra gli operatori, che ci chiedono di opporci alla chiusura. Per questo, se le risposte del Governo non saranno sufficienti non possono escludersi manifestazioni di piazza».

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