Il supervulcano dei Campi Flegrei sta cambiando: crosta meno elastica

Un nuovo studio pubblicato su «Nature» evidenza possibili fratture nella caldera

Il vulcano dei Campi Flegrei
Il vulcano dei Campi Flegrei
Venerdì 9 Giugno 2023, 14:05 - Ultimo agg. 20:42
3 Minuti di Lettura

Un passaggio da una fase elastica a una inelastica, ossia con possibili fratturazioni: sono i cambiamenti della crosta della caldera dei Campi Flegrei identificati dalla ricerca pubblicata sulla rivista Nature e nata dalla collaborazione tra University College di Londra e dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

I dati indicano che il cambiamento osservato nella complessa dinamica della grande caldera potrebbe portare allo stop dei fenomeni di sollevamento del terreno e alla ripresa di una lenta subsidenza. «Lo studio - ha spiegato Stefano Carlino dell'Osservatorio Vesuviano dell'Ingv - evidenza che, nonostante il livello del suolo raggiunto oggi sia superiore di oltre 10 centimetri a quello raggiunto durante la crisi bradisismica del 1984, la deformazione inelastica sta avvenendo con un livello di sforzo inferiore rispetto al 1984.

Questo risultato suggerisce che, nel corso degli episodi di sollevamento della caldera dei decenni passati si sono progressivamente prodotte modifiche dello stato fisico della crosta».

Modifiche che non possono essere trascurate nello studio dell'evoluzione futura, in una situazione attuale in cui si ritiene siano presenti fluidi (probabilmente anche magma e gas) in movimento a circa 3 chilometri di profondità. Sin dagli anni '50 si sono registrati molti episodi di sollevamento del territorio dei Campi Flegrei e questo cambio di stato, da regime elastico e inelastico, potrebbe segnare un passaggio importante: persino un'inversione delle dinamiche attuali.

«Nello scenario più critico - ha osservato Nicola Alessandro Pino dell'Osservatorio Vesuviano dell'Ingv - la persistenza del regime inelastico potrebbe portare alla rapida fratturazione degli strati crostali più superficiali, con precursori che potrebbero essere meno intensi di quanto generalmente attesi in caso di risalita di magma. Tuttavia, la riattivazione progressiva e diffusa di fratture potrebbe causare la depressurizzazione del sistema idrotermale, con arresto del sollevamento del suolo e, quindi, la ripresa della lenta subsidenza».

Video

Gli autori sottolineano, infine, come il loro studio indichi la necessita di analisi sempre piu quantitative delle relazioni tra i segnali registrati in superficie dalle reti di monitoraggio e i processi che li determinano, indispensabili per fornire valutazioni piu attendibili per la pericolosità vulcanica.

La ricerca pubblicata ha una valenza essenzialmente scientifica, priva al momento di immediate implicazioni in merito agli aspetti di protezione civile, rappresentando un contributo potenzialmente utile in futuro per affinare gli strumenti di previsione e prevenzione di protezione civile. Al momento i risultati della ricerca non hanno alcuna implicazione diretta su misure che riguardano la sicurezza della popolazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA