Napoli: caos al pronto soccorso del Cardarelli, interviene l'Unità di crisi

Napoli: caos al pronto soccorso del Cardarelli, interviene l'Unità di crisi
di Ettore Mautone
Venerdì 1 Aprile 2022, 19:01 - Ultimo agg. 20:19
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Caos Cardarelli, pronto soccorso in ginocchio: dopo le ultime due notti di caos interviene l’unità di crisi regionale che con una nota scritta nel primo pomeriggio di oggi rinnova le linee guida già dettata nell’autunno scorso ai manager delle aziende ospedaliere limitrofe, Policlinico Federico Ii, Azienda dei colli e Pascale in particolare, nella necessità di collaborare al fine di evitare la paralisi della prima linea del più grande ospedale del mezzogiorno. Corto circuito che a più riprese, negli ultimi mesi, si è tradotta nello stop agli arrivi in pronto soccorso rimasto sbarrato se non per codici a massima urgenza, per molte ore e talora anche per 24 ore. 

L’intervento dell’Unità di crisi regionale segue l’ultima nota giunta dai vertici del Cardarelli sulla scrivania degli uffici di Palazzo Santa Lucia datata 28 marzo scorso in cui il management dell’ospedale segnala “una grave situazione di iperafflusso al Pronto soccorso che registra al momento 130 pazienti in Obi (Osservazione breve)”, evidenziando ancora una volta le ingenti difficoltà ad offrire gli stessi livelli assistenziali e “che hanno costretto ultimamente a disporre la temporanea sospensione dei codici verdi e gialli”. 
Il Cardarelli riferisce inoltre che l’offerta di posti letto Covid riduce la sua quota di unità di degenza necessari per assistere pazienti con patologie non Covid.

Non solo, al 29 marzo il Cardarelli risulta essere lpazienda ospedaliera con il maggior numero di ricoverati Covid (evidentemente assistiti per altre patologie dominanti in cui il Covid si sovrappone) superando anche il Cotugno, presidio infettivologico di rilievo regionale. Uno scenario che è stato più volte affrontato in numerose riunioni tra il presidente della Regione Vincenzo De Luca e i manager di Asl e ospedali culminate in offerte di collaborazione che tuttavia, allo stato, non sono risultate sufficienti a sciogliere il nodo dell’ingorgo del pronto soccorso del Cardarelli aggravato, come è noto, dalla chiusura di alcuni ospedali cittadini come Loreto e San Giovanni Bosco attualmente dedicati all’assistenza Covi. In attesa che il presidio della Doganella torni operativo (da lunedì 4 sarà svuotato di pazienti Covid multispecialistici che potrebbero però aggravare l’afflusso Covid al Cardarelli) e che dall’11 aprile riparta il pronto soccorso che però può contare su personale ridotto all’osso, la Regione detta nuove linee operative per stabilire la collaborazione tra Asl Ospedali.

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Al primo punto c’è la necessità che tutti gli ospedali individuino posti letto Covid multispecialistici in cui ricoverare pazienti anche in trasferimento dal Cardarelli. Aumentare la disponibilità giornaliera di posti letto per accogliere i trasferimenti dal Cardarelli e infine aggiornare costantemente il cruscotto delle centrali operative del 118 in merito alla disponibilità di posti letto liberi nei vari ospedali provinciali in modo tale da ridistribuire anche per trasferimento secondario, i malati da un ospedale all’altro. Di contro tutte le Asl dovranno garantire il fabbisogno di ricoveri provenienti dal bacino di utenza dei territori di propria competenza limitando i trasferimenti al Cardarelli ai casi di effettiva necessità. 
In pratica la quadratura del cerchio che sinora, da anni, nessuno ha mai saputo raggiungere. C’è di buono però che il direttore generale del Cardarelli è tenuto a comunicare alla direzione regionale per la tutela della Salute le misure di collaborazione ricevute e il relativo impatto in termini di miglioramento dell’ingorgo che quotidianamente mette in ginocchio il più grande ospedale e pronto soccorso della Campania.

Intanto a rilanciare preoccupazioni per il collasso dell'intera rete regionale dei pronto soccorso è Antonio Eliseo segretario regionale Nursind, sindacato di categoria degli infermieri: "I Pronto soccorso di tutta la Regione - avverte -  sono al collasso a causa del grave sovraffollamento e dell’indisponibilità di posti letto. Si registrano gravi disagi al Cardarelli dove ieri è stato addirittura chiuso con all’interno lo stazionamento di più di 135 persone. Ma anche Cto e Pronto soccorso del Pellegrini sono allo stremo e costantemente sovraffollati e dunque non riescono più a garantire le minime attività assistenziali. Idem per l’Ospedale del Mare in perenne carenza di personale". 

Il sindacato dei camici bianchi segnala gravi criticità anche nelle altre provincie, sul territorio di Salerno dove sono presi d’assalto. Stessa situazione a Caserta, al San Pio di Benevento e al Moscati di Avellino dove da diversi giorni si registra una saturazione di tutti gli spazi disponibili. "La recrudescenza dell’Emergenza pandemica - sottolinea ancora l'esponente sindacale - sta soltanto mettendo a nudo ancor di più le inefficienze gestionali e strutturali già presenti da anni nel nostro servizio sanitario. Ci risulta che la maggior parte delle Aziende non abbia redatto dei Piani di gestione del sovraffollamento in attuazione delle linee di indirizzo nazionali approvate nel 2019. Nonostante i flussi di finanziamento statali ricevuti dalla Regione per adeguare strutturalmente i pronto soccorso ad oggi, nella maggior parte di essi, non sono partiti nemmeno i lavori di ristrutturazione e non vengono garantiti adeguati percorsi sporco/pulito. Gli organici del personale medico e infermieristico sono inoltre ridotti all’osso e quest’ultimi sono costantemente oggetto di aggressioni verbali e fisiche da parte dell’utenza". 

Dito puntato sulla medicina territoriale: "In questi due anni la Medicina territoriale doveva essere potenziata ma è attualmente inesistente in tutte le province con pazienti letteralmente abbandonati dalle strutture territoriali. Abbiamo un rapporto tra posti letto e abitanti tra i peggiori d’Europa (2,80 per pazienti acuti ogni 1000 abitanti, 0,33 per riabilitazione e lungodegenza) e ciò a danno delle Strutture pubbliche e a beneficio del Privato convenzionato che continua a ricevere finanziamenti per poi dirottare le emergenze presso i Pronto soccorso. Disastri che richiedono un cambio di passo nella Programmazione regionale ora che l'emergenza pandemia è alle spalle". 
  

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