Caos Poggioreale, la denuncia degli ispettori del ministero: «Grave degrado»

Caos Poggioreale, la denuncia degli ispettori del ministero: «Grave degrado»
di Daniela De Crescenzo
Martedì 18 Giugno 2019, 08:30 - Ultimo agg. 10:44
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«Dottore in questo carcere noi abbiamo bisogno di non essere più trattati come belve in gabbia. E ne abbiamo bisogno adesso»: il detenuto si rivolge al capo del Dap Francesco Basentini che, dopo la rivolta di domenica, ieri ha visitato il penitenziario di Poggioreale entrando in moltissime celle del padiglione Salerno, quello dove era scoppiata la protesta rientrata al termine di una trattativa condotta dal comandante del reparto di polizia penitenziaria dell'istituto Gaetano Diglio e dal provveditore regionale Giuseppe Martone. Nella visita il capo del Dap è stato accompagnato dalla direttrice dell'Istituto, Maria Luisa Palma, dal provveditore regionale Giuseppe Martone e dal garante per i detenuti della Campania, Samuele Ciambriello. Al termine il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha scritto un comunicato in cui non solo si ricostruisce la genesi della rivolta, ma si ammettono anche le difficili condizioni di vita dei detenuti e si promettono interventi rapidi: «Dal sopralluogo e dagli incontri - si legge - è emerso che la protesta provocata, secondo una prima ricostruzione, dal presunto ritardo nelle cure a un detenuto ritenuto in gravi condizioni di salute, hanno in realtà solo fatto precipitare una situazione determinata dallo stato di gravi condizioni di fatiscenza del padiglione. Condizioni di deterioramento strutturale innegabili, per affrontare le quali è stato disposto un programma di lavori, da interventi immediati per rendere
vivibile il reparto».
 
Un detenuto di 22 anni, ospitato nel padiglione Livorno, sarebbe in isolamento perché gli sarebbe stata diagnosticata la scabbia. «Garantite al mio assistito le cure idonee», dice l'avvocato Michele Salomone. È stato anche accertato che il detenuto affetto da gastroenterite era già stato accompagnato al pronto soccorso e dimesso perché i medici non avevano ritenuto necessario il ricovero. «Un incontro importante quello tra Basentini e i detenuti sottolinea Ciambriello che ha fatto emergere tutte le difficoltà vissute nell'istituto di pena, e anche il responsabile del Dap se ne è reso conto. Difficoltà che, tra l'altro, io da tempo ho evidenziato». E infatti i dati contenuti nella relazione 2018 del garante sono più che allarmanti. Nell'anno in esame nei padiglioni ci sono stati 5 suicidi, 28 casi di tentato suicidio e 426 di autolesionismo, 10 morti ad esclusioni dei suicidi (e per molti di questi decessi ci sono indagini in corso), 2 evasioni e 264 scioperi della fame. E questo in un carcere che ospita stabilmente almeno seicento detenuti in più di quelli previsti.

È ovvio, dunque, che dietro la rivolta scoppiata per chiedere il ricovero di un detenuto, Luciano De Luca, c'è un malessere generale. Ieri, al termine di un presidio tenuto all'esterno del carcere, Tina Sanguinetti, la mamma del carcerato malato, ha raccontato: «Mio figlio è uno scheletro, non so nemmeno spiegare quello che sta passando». E poi in lacrime ha aggiunto: «Luciano ha sbagliato, deve pagare e lo sta facendo, ma non deve pagare con la vita. Nella sua cella erano in quindici e un altro detenuto ha urlato per farsi sentire, per chiedere aiuto. E oggi i carcerati che hanno protestato sono stati trasferiti per punizione, ma quelle persone hanno solo voluto aiutare mio figlio». Con la mamma, il presidente dell'associazione degli ex detenuti napoletani, Pietro Ioio. In realtà, lo sottolinea Ciambriello, nella cella di De Luca erano solo in due, anche se in molte altre stanze ci sono stipate anche dodici persone. I trasferimenti, poi, erano già in corso prima della protesta e per motivi amministrativi. A cambiare istituto di pena, infatti, non sono stati i detenuti coinvolti.

La rivolta ha provocato molte reazioni in campo sindacale e politico. il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli sostiene: «Non si può negare che alcune aree del carcere necessitino di una riqualificazione, ma chi vive nelle case circondariali deve avere rispetto dei luoghi e comportarsi secondo le regole. Nessuna accondiscendenza per i violenti e i teppisti». Mentre il deputato di Forza Italia Paolo Russo, coordinatore della città metropolitana di Napoli spiega «Al carcere di Poggioreale é esplosa una bomba ad orologeria, innescata da un governo che nasconde la testa sotto la sabbia di fronte ad una situazione scandalosa. Undici mesi fa presentai un'interrogazione al ministro della Giustizia che si é guardato bene dal rispondere». La Giunta dell'Unione Camere Penali Italiane, con il proprio Osservatorio Carcere, se da un lato condanna qualsiasi forma di violenza, dall'altro evidenzia «come le azioni di domenica siano dovute alle condizioni in cui sono ristrette le persone detenute e alla mancanza di una rete di assistenza sanitaria che possa intervenire per le patologie più gravi».
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