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Il Mattino

Capri, bus scivolato durante
il recupero: è a rischio la perizia

di Valentino Di Giacomo
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 5 Settembre 2021, 10:18
3 Minuti di Lettura

É scivolato sul pendio a due passi dal porto di Capri per alcuni metri proprio mentre erano in corso le operazioni di recupero. Si tinge di mistero l'inchiesta riguardante il bus precipitato lo scorso 23 luglio sull'isola azzurra e sul quale è morto l'autista Emanuele Melillo. Proprio quelle manovre di recupero del mezzo potrebbero avere alterato il quadro probatorio in vista delle perizie affidate dalla procura di Napoli all'ingegnere Alessandro Lima.

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Sarà proprio quella perizia ad essere cruciale per capire come mai, all'improvviso, quel bus dell'Atc è finito fuori strada provocando la morte del 32enne e il ferimento di 23 persone. Esclusa l'ipotesi del malore diventa centrale capire se quel mezzo non avesse dei guasti strutturali che l'abbiano portato fuori strada e fatto precipitare sul lido Le Ondine a Marina Grande. Sul cadavere del 32enne non sarebbero infatti stati riscontrati valori fuori dalla norma nel corso dell'autopsia: cassata l'ipotesi di un ictus o di un infarto subiti dal giovane autista così come gli esami tossicologici hanno sin da subito escluso la possibilità che l'uomo potesse aver assunto droghe o alcol.

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Sarà possibile effettuare senza dubbi la perizia meccanica sul mezzo? A chiederselo sono i familiari del giovane assistiti dall'avvocato Giovanna Cacciapuoti, ma anche il pm Giuseppe Tittaferrante, titolare dell'indagine. Il pm darà il via libera all'ingegnere meccanico Alessandro Lima per cominciare quella che tecnicamente è definita la «perizia cinematica» sul mezzo. L'incognita è se le manovre di recupero dell'autobus possano ora pregiudicare il decisivo incidente probatorio. Ci sono voluti quasi 20 giorni per studiare come rimuovere il mezzo caduto sul lido eppure qualcosa è andato storto. Si era pensato di rimuovere il bus con l'ausilio di un elicottero, ma poi si è preferito trainarlo sulla strada con dei cavi d'acciaio. Dai consulenti tecnici emerge comunque fiducia che la perizia possa essere eseguibile senza che lo scivolamento del bus al possa aver alterato il quadro probatorio, ma gli interrogativi restano. Alcuni testimoni sul posto raccontano pure che l'autobus, quel 23 luglio, prima di finire fuori strada e precipitare, abbia sbandato per alcuni metri. Racconti non suffragati dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza che hanno ripreso la scena. Quella cinematica non sarà l'unica perizia, parallelamente bisognerà effettuare un'indagine forense sul telefono cellulare di Melillo, già acquisito dalla procura il giorno dell'incidente. In seguito bisognerà poi verificare se le balaustre al lato della strada fossero progettate per reggere e stabilire se l'incidente potesse avere conseguenze meno gravi. Al momento la procura prosegue l'indagine contro ignoti, ma molto presto potrebbero comparire i primi nomi nel registro degli indagati.

Intanto per molti giorni una parte del lido Le Ondine - in particolare quella adiacente all'ingresso destinato al personale del bar - è rimasta sotto sequestro. Sul posto ancora una scarpa bianca dell'autista e il lettino dove poi ha trovato la morte dopo i primi soccorsi. Melillo è morto per schiacciamento toracico, probabilmente dovuto all'impatto contro il volante del bus. Sulla stradina dove è crollato il mezzo è sorto anche una sorta di altarino dove amici e parenti del 32enne hanno lasciato dei fiori. Ma ora tutti vogliono sapere cosa abbia realmente causato quella caduta improvvisa del mezzo. A patto che la perizia sul bus sia ancora possibile.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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