Droga connection nel Napoletano, bimbe spacciatrici e case stile Gomorra per i ras

Droga connection nel Napoletano, bimbe spacciatrici e case stile Gomorra per i ras
di Dario Sautto
Martedì 19 Novembre 2019, 23:00 - Ultimo agg. 20 Novembre, 09:32
4 Minuti di Lettura

«Aspetta, adesso scende la bambina». Tra i vicoletti e le palazzine dello spaccio di droga, la consegna della dose veniva affidata addirittura a una bimba. Tra i clienti c’erano anche dei minorenni, mentre i pusher continuavano a spacciare anche se erano già detenuti nelle carceri di Fuorni e Lanciano, con gli ordini che partivano grazie ai cellulari portati in cella. E da Torre Annunziata (rioni Provolera, Cuparella e Murattiano) e San Giovanni a Teduccio (solo in due casi), le forniture di stupefacenti raggiungevano le piazze di spaccio di Eboli, Salerno e Messina, con le consegne a domicilio che abbracciavano decine di comuni delle aree interessate. 

LEGGI ANCHE Spaccio di droga anche in carcere: 36 arresti

Ieri mattina i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Antonio Fiorentino nei confronti di ben 36 persone, accusate a vario titolo di spaccio di stupefacenti: in 19 vanno in carcere, altri 7 ai domiciliari, 9 divieti di dimora e un obbligo di firma. L’inchiesta, coordinata dai sostituti Emilio Prisco e Sonia Nuzzo del pool di magistrati del procuratore Pierpaolo Filippelli, ha portato a ricostruire almeno 700 episodi di spaccio in meno di quattro mesi, con incassi che superano i 14mila euro. «Ma le cifre sono approssimate in difetto» scrive il giudice. 



Casi di cessioni di stupefacenti che sembravano isolati avevano, invece, in gran parte un’unica regia. Diverse sono le piazze di spaccio a conduzione familiare smantellate, che vedevano il coinvolgimento di tutti. Se non c’era il «titolare», subentravano la moglie, la madre, la fidanzata e, in un caso, addirittura la sorella minore. Le ordinazioni delle dosi avvenivano con linguaggio in codice, utilizzato da clienti praticamente fissi: di volta in volta le dosi diventavano fotocopie, cibo, pizza, documenti, bottiglie di birra. Le consegne avvenivano a casa del pusher o del tossicodipendente, oppure in luoghi diversi scelti con un sms. Dal carcere, invece, pensando di non essere intercettati grazie ai microcellulari, i detenuti si muovevano con più disinvoltura, ordinando la droga ai propri parenti, poi introdotta grazie ai colloqui e ai pacchetti regalo. 
 


Il personaggio principale dell’inchiesta è ritenuto Giuseppe Morello, 44enne di Torre Annunziata, uno dei fornitori principali delle piazze di spaccio di tutta Italia, insieme al suo braccio destro Francesco Gallo (appena 22enne) e al suo stretto collaboratore Salvatore Orofino. Con lui, in cella è finito anche Carmine Visiello. Oltre cento episodi di spaccio sono contestati al solo Lorenzo Conò, pusher di spicco, proprietario di una casa in pieno stile Gomorra, con il soffitto affrescato e mobili tanto costosi quanto kitsch: sculture di pavoni e leoni, accanto ai classici televisori con cornici d’oro, arazzi, addobbi pomposi. In carcere anche Cristian De Angelis, Carlo Izzo e Paolo Morello, quest’ultimo a capo di una piazza di spaccio tra le più attive e capace di vantare una parentela «pesante» con il superboss Valentino Gionta.




Nella periferia stabiese c’era Benito Nasto, che consegnava dosi a Pompei e dintorni. Marco Corsano, Roberta Somma, Modesto Portalupi e Pasquale De Luisa erano i referenti di Eboli e Salerno, con Alessio Corsano che gestiva lo spaccio dalla sua cella del carcere Fuorni, anche grazie ai contatti di Demetrio Sartori. Armando Danilo Clemente, invece, ordinava addirittura suboxodone (un oppiaceo utilizzato dai tossicodipendenti in cura) dal carcere di Lanciano. La piazza di spaccio di Messina, invece, era gestita dai siciliani Vincenzo Annunziata, Vittorio Tamburella e Massimiliano Merlino.



Ai domiciliari sono finiti Vito Coppola, Alessandro Montella, Virginia Lanzieri, Gerardo Simeone, Renato D’Arienzo, Veronica Morelli e Pasquale Clemente. Lontane dalle province di Napoli e Salerno dovranno andare Maria Conò e Vincenza Carpentieri, fuori dal territorio di Torre Annunziata invece Marianeve e Teresa La Feltra, e Teresa Mosca. Divieto di dimora a Boscoreale per Francesco Immobile, a Eboli per Gerardo Morello, Mario Ruggiero e Ciro Tortora. Obbligo di presentazione per Antonio Raiola. I 19 detenuti in carcere questa mattina saranno ascoltati dal gip per l’interrogatorio di garanzia.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA