L'accusa è gravissima, e adesso per verificarne i contenuti sono state aperte due inchieste. Maltrattamenti all'interno di un carcere: dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere, i riflettori questa volta si accendono sul caso di un recluso napoletano - Natalino D'Errico, 39 anni - detenuto presso la casa circondariale di Catanzaro, dove sta scontando una condanna definitiva. Paraplegico, invalido al 100 per cento e costretto a vivere dietro le sbarre su una sedia a rotelle, l'uomo sarebbe stato aggredito e picchiato da alcuni agenti della polizia penitanziaria: questa almeno la sua versione confluita in una denuncia presentata dal suo avvocato alla Procura e al Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria.
I fatti. «Il 22 ottobre scorso il mio assistito - scrive il penalista Gerardo Rocco di Torrepadula - invalido al 100 per cento, costretto in sedia a rotelle a causa di una paralisi completa dell'arto inferiore sinistro che ora si sta estendendo anche a quello destro, nonchè affetto da incontinenza urinaria mi ha contattato telefonicamente e mi ha segnalato che quello stesso giorno nei suoi confronti era stata effettuata una perquisizione - con esito positivo – dalle modalità francamente allarmanti». «Ho appreso, infatti - prosegue il difensore di D'Errico - che è stato posto in essere un uso smodato della forza fisica da parte di un numero esorbitante di agenti, nei confronti di un paraplegico. Mi è stato riferito che il D’Errico è stato bloccato violentemente, denudato e percosso fin quasi a lasciarlo esanime. Il tutto, mentre il reparto era stato sgomberato degli altri detenuti. È evidente che l’esito positivo della perquisizione non può significare la giustificazione della violenza e la mortificazione di un soggetto peraltro già gravemente invalido». La denuncia è stata inviata al magistrato del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro, al ministro della Giustizia Marta Cartabia e al Garante nazionale per i diritti dei detenuti, Mauro Palma.
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«Poiché la sicurezza e la salute del signor D’Errico sono direttamente affidate all’Amministrazione penitenziaria - conclude Rocco di Torrepadula - prego tutte le Autorità in indirizzo a svolgere le più opportune verifiche in ordine all’accaduto e – soprattutto – in ordine alle condizioni di salute del detenuto a seguito di quanto occorso». Aggressione e circostanze dell'episodio sono contenute anche in una conversazione telefonica avuta dallo stesso detenuto con la madre, Angela Landolfo.