Secondigliano, i familiari dei detenuti: «Per i colloqui sette ore di attesa»

Secondigliano, i familiari dei detenuti: «Per i colloqui sette ore di attesa»
di Giuliana Covella
Venerdì 15 Dicembre 2017, 16:50 - Ultimo agg. 16:53
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Sette ore di attesa, esposti al clima gelido di questi giorni e costretti a sostare in un’area dove la pulizia è scarsa. A descrivere il calvario dei familiari in visita ai detenuti del carcere di Secondigliano è G. R., un cittadino che attraverso una lettera aperta alla direzione del penitenziario denuncia le condizioni di disagio vissute dai parenti dei reclusi. «Lo scorso 8 dicembre - spiega - erano le 6.55 quando siamo partiti da casa mia al centro storico. Dopo due anni sono ritornato in quella specie di Lazzaretto che è il carcere di Secondigliano a trovare mio nipote. A partire dalle 11, orario in cui sono arrivato insieme a mia sorella e alla moglie di mio nipote, abbiamo superato il primo ostacolo dopo circa tre ore rimanendo alle intemperie, oltre che accanto alla sporcizia che ci circondava». Ma stando alla testimonianza dell’uomo, una volta entrati, il calvario non si è esaurito lì: «abbiamo fatto altre tre ore di fila, sempre scomodi e in mezzo alla sporcizia. E infine abbiamo avuto un’ora di colloquio». Un’odissea durata sette ore: «siamo usciti dal carcere alle 17.55, infreddoliti e stressati, oltre che digiuni. Senza contare che insieme a noi c’erano anche tanti minori, donne incinte e anziane». Alla luce dell’esperienza vissuta G. si rivolge direttamente alla direzione dell’istituto di pena: «Ho avuto modo, considerato il lungo tempo di attesa, di riflettere su come potrebbe essere semplice organizzare un’attesa meno lunga e, soprattutto, più civile. Il primo errore che la direzione del carcere commette credo sia concettuale. Cioè considera il tempo dal punto di vista del detenuto che, avendo da scontare diversi anni di carcere, non bada al tempo impiegato per un semplice colloquio, mentre chi viene ai colloqui magari chiede un permesso al lavoro o a scuola, nel caso dei minori». La seconda considerazione di G. riguarda l’area antistante l’ingresso della casa circondariale: «prima dell’entrata c’è un ampio slargo vuoto, tanto che vi possono parcheggiare migliaia di auto e rimane ancora tanto spazio. Ebbene vi potrebbe essere la possibilità di dare in convenzione 200 o 300 metri quadri, per allestire un punto ristoro consentendo a centinaia di familiari, che non sono colpevoli di nulla, tranne essere parenti dei carcerati, di aspettare il loro turno in maniera più civile. Restando al caldo d’inverno e al fresco d’estate, potendo mangiare se se ne ha voglia, prendersi un caffè o utilizzare servizi igienici puliti. Purtroppo tutto ciò non avviene al carcere di Secondigliano e di questo come cittadino mi vergogno enormemente». 

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