Carcere, ispettore di polizia penitenziaria aggredito a Secondigliano

Preso di mira per una richiesta di trasferimento durante un colloquio con un detenuto

Carcere in una foto di archivio
Carcere in una foto di archivio
Martedì 3 Gennaio 2023, 10:41 - Ultimo agg. 17:15
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Ancora violenza. La mattina del 28 dicembre scorso, nel penitenziario partenopeo di Secondigliano, un ispettore della polizia penitenziaria è stato vittima di un'aggressione: un detenuto di 24 anni del circuito «Alta Sicurezza» lo ha colpito con un pugno al viso costringendolo a ricorrere alle cure del pronto soccorso. I sanitari hanno giudicato le sue 'contusioni multiple' guaribili in sette giorni, salvo complicazioni. Lo rende noto, in un comunicato, il sindacato Sinappe. L'episodio è avvenuto alle 12, quando l'Ispettore, coordinatore del reparto detentivo, durante un colloquio con un detenuto, è stato preso di mira per motivi legati a una richiesta di trasferimento. L'intervento dei colleghi della vittima ha evitato che la situazione degenerasse ulteriormente.

Per Luigi Vargas, segretario generale aggiunto del Sinappe, si tratta dell' «ennesima dimostrazione di inciviltà e mancata aderenza alle regole posta in essere da appartenenti alla popolazione detenuta, è la goccia che fa traboccare il vaso e mette la parola basta come sigillo alla tolleranza dei poliziotti.

Il Sinappe annuncia che chiederà »un intervento esemplare nei confronti del detenuto e una presa di posizione decisiva da parte dell'amministrazione che deve porre termine ad un tale 'bollettino di guerra'».

«Una situazione fuori controllo da troppo tempo - continua Pasquale Gallo, segretario regionale Sinappe - nonostante tutti i gridi di allarme lanciati ininterrottamente. Il personale è esausto e demotivato delle continue vessazioni e di essere vittimizzato da episodi che compromettono seriamente l'ordine, la sicurezza e l'incolumità fisica. I detenuti continuano ad avere una condotta tracotante ed iraconda e sono sempre meno avvezzi al rispetto delle regole penitenziarie. Le carceri campane sono oramai diventate una polveriera».

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