Cardarelli, muore a 19 anni durante l'aborto, la madre: perché l'ho portata qui?

Cardarelli, muore a 19 anni durante l'aborto, la madre: perché l'ho portata qui?
di Nico Falco
Mercoledì 13 Gennaio 2016, 08:27 - Ultimo agg. 14 Gennaio, 12:44
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«Io non potevo sapere, ma quando una figlia ti chiede di accompagnarla in ospedale, tu che fai? io non potevo sapere...». Si dispera, sotto il padiglione delle emergenze dell'ospedale Cardarelli, Emilia, la madre di Gabriela, la diciannovenne scomparsa tragicamente ieri per le complicazioni insorte dopo una interruzione volontaria di gravidanza. Un intervento programmato, deciso perché la ragazza sapeva che il feto aveva problemi. Una operazione di routine, di quelle che vengono effettuate negli ospedali di continuo, che però si è conclusa nel più tragico dei modi. Fino alla tarda sera di ieri Emilia è rimasta all'esterno del Dea, consolata dai parenti più stretti. Disperata, arrabbiata, con la mente annebbiata dal dolore di una madre che ha appena perso la figlia. Il marito accanto con lo sguardo basso, lei continuava a piangere cercando una spiegazione a quella tragedia, mentre i parenti provavano a consolarla ripetendole che l'errore, se di questo si è trattato, non è stato suo. Che non aveva nulla di cui rimproverarsi, nessuna colpa da caricarsi sulle spalle. I parenti di Gabriela non hanno lasciato l'area antistante il Dea, sono rimasti da quando hanno saputo della tragedia fino alla tarda sera.

Con il passare delle ore altri familiari e amici sono arrivati per sostenere i genitori e i fratelli. Una delle zie era in ospedale dalla mattina, da quando la diciannovenne era stata ricoverata per quello che avrebbe dovuto essere un intervento dai rischi minimi; non ha mai lasciato l'ospedale, entrando e uscendo dal padiglione con gli occhi gonfi di lacrime, i denti che battevano continuamente come per trattenere un grido straziante di dolore costantemente sul punto di venire fuori. «Abbiamo notato che c'era tensione davanti alla sala operatoria, - racconta, - ma ci hanno detto che qualcosa era andato storto soltanto quando l'hanno trasferita in rianimazione. Vogliono farci credere che si è trattato di una fatalità, ma noi siamo convinti: qui c'è stato un errore di chi ha operato». È la stessa donna a delinare il profilo di Gabriela, descritta come una ragazza molto dolce, afettuosa. «Quella di interrompere la gravidanza, - dice, - era stata una decisione molto dolorosa. Cercava di consolarsi ripetendosi di essere giovane, che avrebbe avuto tanti figli e sarebbe stata felice. Invece adesso non c'è più».

Il ritratto di una ragazza semplice e piena di vita emerge anche dal racconto degli altri familiari, che si lasciano andare a poche, strigliate dichiarazioni con gli occhi lucidi prima di ritirarsi nel dolore. «Quella ragazza stava benissimo, - racconta uno zio - al momento non lavorava e quindi aiutava in casa. Aveva una sorella più piccola che stava crescendo come fosse una seconda mamma». Anche loro credono che a causare il decesso sia stato un errore medico. Si sono già affidati a un avvocato, vogliono vederci chiaro. «Di disgrazie del genere ne sono acccadute a centinaia, - sbotta un altro zio, - eppure non cambia mai nulla. Siamo sempre al punto di partenza e si continua a morire così». Lo stordimento dei familiari è evidente, comprensibile. «Era un intervento semplice, stava bene, stava facendo una cura. E poi non lo sappiamo, nessuno ci spiega», ripetono, con lo sguardo perso. Un altro ragazzo, col volto semi nascosto da un cappuccio, si sposta da un capannello all'altro di parenti. Stringe i pugni, cerca di farsi forza, ma quando lo abbracciano scoppia a piangere anche lui.

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