Stanno facendo il giro d'Italia e non solo le immagini del pronto soccorso del Cardarelli invaso dalle barelle, un presidio sanitario di guerra come quelli che si vedono sulle tivvù di tutto il mondo in questi giorni piuttosto che del nosocomio più grande del sud. Un prezzo che la Regione paga anche per i tagli dissennati alla sanità dello Stato. In questo contesto, batte un colpo il ministro della Salute Roberto Speranza che annuncia azioni decise e l'arrivo di soldi, resta però sul tappeto l'emergenza che in qualche modo va affrontata.
«Il grido di dolore proveniente dai medici del Cardarelli - dice il ministro a Il Mattino - merita il massimo rispetto e la massima attenzione.
Quanto alle carenze di personale Speranza non si sottrae. «Le borse di specializzazione in medicina - spiega - sono state 17.400, il triplo di tre anni fa e il doppio di due anni fa. E consentiranno presto di immettere nuovi medici nel Servizio sanitario nazionale. Il quadro della sanità in alcuni territori è tutt'altro che semplice e servirà ancora tanto lavoro, a Roma come a livello regionale, ma stiamo finalmente mettendo in campo investimenti e riforme che apriranno una nuova stagione, diversa da quella dei tagli di cui è figlia la vicenda del Cardarelli».
Come sempre la situazione è magmatica ed è difficile individuare di chi sono le responsabilità dello sfascio del pronto soccorso al Cardarelli. In questo magma dove tutto è indefinito si inserisce l'incredibile vicenda che a Napoli i due Policlinici pur avendo strutture e mezzi non siano ancora dotati di un pronto soccorso. Una mancanza che ha dell'incredibile. Una timida apertura, arriva dalla ministra dell'Università e della ricerca Maria Cristina Messa. «Come fatto in questo anno e poco più di Governo con il ministro Speranza, stiamo lavorando a livello nazionale per implementare risorse e dare strumenti che, declinati sui singoli territori, servano effettivamente a risolvere problemi e colmare divari che possono essere anche molto diversi. In questo, il mondo della sanità universitaria potrà ulteriormente rafforzare il proprio supporto».
Dal suo blindato fortino su Facebook, il governatore De Luca fa il suo annuncio: «Stiamo lavorando per risolvere questa emergenza e cancellare quelle immagini che fanno male». De Luca si difende dalle accuse, una su tutte, quella di aver chiuso molti presidi di emergenza in città. Per De Luca la situazione Cardarelli «non è dovuta alla chiusura dei pronto soccorso di altri ospedali» perché sono stati riaperti. Tra questi non c'è quello strategico del San Giovanni Bosco che per il governatore «aprirà in tempi rapidi. Comunque - sottolinea - nella prima serata di oggi (ieri ndr) avremo un alleggerimento». De Luca passa all'attacco e rilancia la palla altrove, lontana dall'Ente di Santa Lucia: «Il personale in Campania è sottostimato di almeno diecimila unità, apriremo un contenzioso» e nel frattempo avverte: «Alcuni ospedali non si sono mostrati sensibili nel dare una mano al Cardarelli». L'argomento non può non interessare il sindaco Gaetano Manfredi prima autorità sanitaria sul territorio cittadino: «Il Cardarelli - dice l'ex rettore - è una grande realtà per il Mezzogiorno, ma è chiaro che da solo non ce la può fare. Si deve rafforzare la rete dell'emergenza, c'è la necessità di avere più poli di accesso, ma è anche molto importante il ruolo della medicina territoriale perché senza un filtro della medicina territoriale, il pronto soccorso diventa l'unico luogo di assistenza dove convergono tutti, e nessuno può reggere una situazione del genere». Il sindaco conclude così: «È chiaro che servono anche investimenti da parte del Governo affinché si possa dare una risposta alla necessità di salute che in una città come Napoli è determinante».
La vicenda stimola l'antico nemico Matteo Salvini: «De Luca ha fallito farò interrogazione al ministro speranza». E accende un fuocherello fatuo nell'animo di Guido Bertolaso ex coordinatore della campagna vaccinale in Lombardia: «Mi chiedo cosa si direbbe se quello che accade al Cardarelli accadesse in Lombardia. Evidentemente non tutti i presidenti di Regione sono uguali».