Ingorgo pronto soccorso: ennesima paralisi, ieri mattina, della prima linea del Cardarelli. Completamente intasata l'emergency del più grande ospedale del Mezzogiorno con oltre 100 pazienti stipati nell'androne della medicheria su barelle, sedie e lettighe senza più lo sfogo della Osservazione breve dislocate al primo piano per fare posto ai pazienti Covid negli spazi retrostanti il pronto soccorso. Una condizione di grave rischio infettivologico e sanitario, che ha fatalmente mandato in tilt la capacità ricettiva dell'ospedale che ha nuovamente esaurito le risorse assistenziali.
Tutte occupate le prese per l'ossigeno, azzerato anche il distanziamento tra i pazienti richiesto per la prevenzione del Covid. Dopo una nota scritta a penna, in mattinata, dai medici del pronto soccorso del primo turno, inviata alla centrale del 118 e alla direzione dell'ospedale, a stretto giro è scattata, per la quarta volta in pochi mesi, la temporanea sospensione degli accessi di ambulanze e auto private. Garantiti come sempre solo i codici rossi, ossia i pazienti in pericolo di vita la cui valutazione di gravità ricade sulla responsabilità del medico di centrale del 118, ovvero sui congiunti di un paziente che arrivi in ospedale con i propri mezzi. Solo dopo molte ore - caratterizzate da spostamenti di malati, valutazioni di gravità dei pazienti, decine di esami diagnostici, responsi e consulenze specialistiche con successive dimissioni o trasferimenti verso i reparti o in direzione dei policlinici e di altri ospedali della città (compresi il San Paolo della Asl Napoli 1) il padiglione emergenza del Cardarelli è tornato a respirare e lo stop agli accessi revocato.
«Abbiamo contattato direttamente il direttore dell'azienda sanitaria - ha dichiarato il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli che sta seguendo personalmente la crisi - il pronto soccorso è stato chiuso e poi riaperto quando decongestionato. Sono stati fatti tutti gli sforzi organizzativi possibili per affrontare la situazione». Sull'emergenza è intervenuto anche Luigi D'Emilio, segretario generale Cisl Funzione pubblica di Napoli: «Il nodo da sciogliere è la chiusura di tutti i presidi del centro storico, dal San Giovanni Bosco al Loreto Mare, dall'Ascalesi al San Gennaro che ha devastato il grande ospedale collinare vittima di un modello organizzativo sbagliato. Il sovraffollamento c'è anche ora che si sta attenuando la morsa Covid». La soluzione? Il referendum proposto dal sindacato per separare l'assistenza territoriale e di prossimità affidata alle Asl, da quella ospedaliera a cui ricorrere solo in caso di malattia gravi e acute.
Pesa la fuga dei medici verso altri ospedali o discipline e la carenza di personale. In pronto soccorso sono rimasti solo 24 dottori sui 52 che era impiegati nel 2018, stremati dai ritmi, turni e disorganizzazione.