E’ una lunga estata calda anche sul fronte della Salute quella che si vive in questi giorni a Napoli: la prima linea del Cardarelli torna in grave affanno con 150 malati parcheggiati in pronto soccorso e in Osservazione breve, in alcuni casi da giorni in attesa di ricovero. Il 10 per cento sono infettivi in quanto positivi al Covid e ospitati in un’area a isolamento. Impossibile in questo scenario curare adeguatamente e in sicurezza una tale massa di malati con due soli medici per turno. Arriva agosto e il Cardarelli, a fronte della paralisi dell’unità operativa di pronto soccorso, è costretto a chiudere nuovamente la prima linea, terminale di approdo della rete dell’emergenza approdo di cittadini che provengono da tutta Napoli, dalle zone limitrofe e anche da altre province. In una lettera diramata nella serata di ieri alla direzione medica di presidio è stato segnalato il grave iperafflusso di pazienti e pertanto decisa la chiusura temporanea di accettazione al pronto soccorso, sia con mezzi del 118 che mezzi propri dei pazienti. Garantite solo le «emergenza indifferibili», ovvero malati in immediato pericolo di vita, anche se poi nessuno spiega come si possa stabilire con certezza quando un malato in urgenza sia suscettibile di evolvere o meno verso una tale situazione di gravità.
Dal novembre del 2021, con una parentesi nello scorso giugno (dopo la ribalta delle cronache nazionali), quasi ogni mese il Cardarelli è stato costretto a sospendere gli accessi in emergenza a causa dell’affollamento record di barelle in Osservazione con malati in attesa di accertamenti o di trasferimento per il ricovero. Il tono della missiva inviata dalla direzione sanitaria questa volta rimanda anche a difficoltà sorte con i pazienti positivi a Sars-Cov-2 riferendosi alla “totale saturazione delle capacità ricettiva Covid di questo ospedale».
Sono in atto i trasferimenti al Cotugno e a Maddalena. Una situazione difficile dopo che nei giorni scorsi i medici del pronto soccorso avevano segnalato con «gravissima preoccupazione» le notevoli carenze di organico “che non consentono di raggiungere la minima dotazione stabilita con enormi rischi sia per i pazienti che per gli operatori». Un analogo appello proviene dall’ospedale San Paolo che ad agosto non è in grado di coprire i turni, con un solo medico in pronto soccorso costretto a badare anche alla medicina di urgenza e i Covid e l’ipotesi, proposta dalla direzione, di chiudere il reparto Obi e i posti isolati per Covid con la prospettiva di caricare di altro lavoro i medici del Pronto soccorso in cui questi malati confluirebbero. Di fronte alla grave situazione dei reparti di emergenza non solo di Napoli ma anche di altre province, nei giorni scorsi si è levato il grido di allarme dell’intersindacale della dirigenza medica e sanitaria della Regione Campania che ha puntato il dito sul governo della Salute in Campania.