Ucciso a bastonate a sei anni nel Napoletano, processo alla coppia diabolica

Ucciso a bastonate a sei anni nel Napoletano, processo alla coppia diabolica
di Leandro Del Gaudio
Martedì 30 Luglio 2019, 08:30
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Saranno i giudici della terza assise, a partire dal prossimo 30 settembre, ad occuparsi dell'omicidio del piccolo Giuseppe Dorice, massacrato dal convivente della madre. È stata la Procura di Napoli nord a ottenere il giudizio immediato a carico di Tony Badre Essobty e di Valentina Casa, ritenuti responsabili di due vicende gravissime: il tunisino risponde del delitto del bambino di soli sei anni, ma anche del ferimento - sempre a colpi di calci e pugni - della sorellina Noemi; Valentina Casa invece è imputata dinanzi alla Corte di assise per non aver impedito le violenze del compagno contro i figli, per aver assistito in modo inerme al regime di violenza imposto ai due bambini.
 
Epilogo drammatico di questa vicenda lo sorso 27 gennaio, in un appartamento di Cardito. Un processo ai due coniugi, nel corso del quale sono indicati come parti offese i tutori della piccola Noemi e dell'altra sorellina coinvolta (difesi, tra gli altri, dai penalisti Pierfrancesco Moio e Flora Avallone), mentre sono pronte a chiedere di costituirsi parte civile anche il centro Cam Telefono azzurro, rappresentato dalla penalista Clara Niola.

Decisive le testimonianze acquisite agli atti. È stato un incidente probatorio a consentire la svolta delle indagini, con l'acquisizione della versione di Noemi e della sorellina più piccola, che hanno confermato le aggressioni subite dal fratellino per mano del convivente della madre. Testimonianze rese in presenza delle parti e al cospetto di un giudice, che rappresentano una sorta di anticipazione della prova da portare a dibattimento. Altri elementi che verranno vagliati dai giudici riguardano invece gli atti acquisiti all'interno della scuola Quasimodo, anche alla luce di alcune intercettazioni telefoniche (frutto di un altro filone di indagine) che hanno fatto emergere un livello di consapevolezza tra i docenti della violenza riservata quotidianamente al piccolo ucciso. Difesa dal penalista Francesco Cappiello, Valentina Casa ha cercato in questi mesi di dimostrare la propria estraneità alla violenza del compagno, in una condizione di soggezione che le avrebbe impedito di alzare un dito in difesa del figlio o semplicemente di chiedere aiuto all'esterno.
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