Carmine fu ucciso a San Silvestro
da un proiettile: 5 anni al «cecchino»

Carmine fu ucciso a San Silvestro da un proiettile: 5 anni al «cecchino»
di Marco Di Caterino
Mercoledì 14 Dicembre 2016, 13:49
3 Minuti di Lettura
Frattaminore. Nella notte di San Silvestro ci sono balordi con le pistole, che a volte si trasformano in assassini e troppo spesso restano impuniti. Cosa che non è accaduta per Antonio Galdieri, 50 anni, e suo figlio Giuseppe, 26 anni, di Caivano, condannati il primo a cinque anni e quattro mesi, il secondo a nove mesi: nella notte tra il 31 dicembre 2010 e il primo gennaio 2011 Carmine Cannillo, operaio di Frattaminore, padre di tre figli, fu colpito da un proiettile vagante mentre giocava con le «stelline» con il bambino più piccolo, che all'epoca aveva tre anni.

La tragedia nel cortile del Parco Aurora a Crispano, dove la vittima era ospite di un amico per il cenone. Dopo sei anni, scanditi dall'immane tragedia che ha colpito la famiglia Cannillo, dalle indagini difficili, e qualche volta lasciate a prendere polvere sullo scaffale degli inquirenti, dalla tenacia degli avvocati di parte civile, Marzia Castaldi, giudice monocratico della VI sezione penale del Tribunale di Napoli, dopo una lunga camera di consiglio ha condannato in primo grado Antonio Galdieri per omicidio colposo e il figlio Giuseppe per lesioni colpose, per aver ferito in modo grave un ragazzo che si trovava su un balcone.

Il magistrato ha disposto per i condannati un'immediata provvisionale di circa 70 mila euro, per la vedova e i suoi due figli ancora minorenni. Mentre un'altra somma è stata destinata alla figlia maggiorenne della vittima. Da quantificare poi in sede civile, i danni per la mamma e i fratelli della vittima, tutti costituti parte civile.

«Siamo soddisfatti, ma fino ad un certo punto», ha commentato a caldo l'avvocato Francesco Capasso, a capo di un agguerrito collegio di parte civile composto dagli avvocati Crescenzo Saviano e Sabrina Capasso, che per tutti questi anni, hanno spinto sia il pubblico ministero che la sezione balistica della questura di Napoli affinché le indagini non si affossassero e la morte di questo padre di famiglia non cadesse nell'oblio dei casi irrisolti. «La nostra insoddisfazione continua il legale nasce dalla lunghezza delle indagini che ha avvicinato di molto il pericolo della prescrizione del reato, e dalla assurda legislazione che in casi come questi prevede il solo omicidio colposo, con una pena massina di cinque anni e quattro mesi. Ma si può ancora parlare di dolo colposo, se uno la notte di San Silvestro invece di stappare qualche bottiglia di spumante, insieme al figlio sale nel punto più alto del palazzo è inizia a sparare a più non posso? Come se i proiettili, una volta esplosi mirando in alto, non cadessero più verso il basso senza uccidere. E invece, come abbiamo dimostrato in dibattimento insieme ai due colleghi, Carmine Cannillo è stato ucciso da un proiettile di caduta. Che gli ha spaccato il cuore a metà, uccidendolo sul colpo».

Le indagini furono soprattutto di natura tecnica. Le perizie della sezione balistica della polizia, solo dopo tre anni dalla morte dell'operaio, individuarono con una serie di triangolazioni con apparecchiature laser, il punto esatto da dove era stato esploso il colpo mortale. Un condominio di via Atellana a Caivano, distante circa 400 metri dal cortile del Parco Aurora, dove abitano i due condannati. Nella loro abitazione gli agenti sequestrarono armi legalmente detenute, e tra queste la Smith & Wesson calibro 38, dalla quale fu esploso il colpo mortale una Beretta calibro 9, utilizzata dal figlio di Antonio Galdieri per ferire il ragazzo. E per dare l'idea dell'inferno di proiettili di quella notte, nelle ore successive alla tragedia, gli agenti sequestrarono in tutta l'area cento bossoli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA